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«Chi?!?» – Tutti in piazza per Leone XIV, il Papa che nessuno si aspettava

foto: Claudio Di Renzo

L’elezione a sorpresa dell’americano Robert Francis Prevost, accolto da un boato e da una valanga di domande. Un “Papa per caso” che ha già conquistato Roma.

Alle 19.12 in punto, quando il cardinale protodiacono Dominique Mamberti si è affacciato sulla Loggia delle Benedizioni per pronunciare il tradizionale Habemus Papam, una domanda ha attraversato simultaneamente decine di migliaia di teste alzate verso il cielo romano: «Chi?!?». Uno stupore collettivo, non tanto per l’elezione del nuovo Pontefice in sé – attesa dopo la fumata bianca delle 18.07 – quanto per il nome annunciato: Robertum Franciscum Prevost, cardinale americano, sessantanovenne, agostiniano, scelto con il nome di Leone XIV.

La sorpresa è stata doppia. Primo, perché Prevost non era tra i nomi caldi dei giorni precedenti, relegato nelle liste dei papabili in posizioni marginali, con una probabilità stimata del 3% dai sondaggi vaticanisti. Secondo, per la rapidità dell’elezione: sole quattro votazioni, in un Conclave che molti prevedevano lungo e tormentato, e in cui tutti – proprio tutti – puntavano su Pietro Parolin, indicato come mediatore capace di unire le ali opposte del Sacro Collegio. Invece, a dispetto dei piatti di penne e orate consumati nelle mense di Santa Marta in attesa di trattative decisive, ha prevalso un nome fuori dai radar, e con esso una nuova pagina per la Chiesa universale.

In piazza si è passati in un istante dalla perplessità all’entusiasmo. «È l’indiano!», ha gridato qualcuno; «No, il filippino!», ha ribattuto un altro. Invece no: americano, di Chicago, con vent’anni di missione in Perù, ex priore agostiniano, dal 2023 prefetto per i vescovi. Quando è apparso sulla Loggia, con il volto emozionato e un sorriso largo e sincero, è bastato un attimo perché la piazza esplodesse in un boato commosso. Qualcuno tra i romani ha commentato: «Aò, pare Claudio Ranieri», altri già scandivano i primi cori con il nome “Leone!”.

Il discorso del neoeletto Papa, ascoltato in religioso silenzio, ha colpito per la sua intensità spirituale e per l’insolita scelta di invitare la piazza a recitare insieme l’Ave Maria, gesto apprezzatissimo. Le citazioni di Cristo abbondavano, e tra chi se ne intende c’è già chi lo definisce “un Francesco II”, per la continuità nei toni e nel richiamo costante alla pace e all’umiltà.

Leone XIV, nome che non si sentiva da oltre due secoli, ha lasciato interdetti i commentatori. C’è chi lo legge come un segnale di ritorno alla tradizione, sottolineato dalla scelta della mozzetta rossa di raso. C’è chi, al contrario, già lamenta uno stile poco in linea con l’impostazione di Papa Francesco. Ma tutti, anche i più critici, ammettono una curiosità viva: chi è davvero questo Papa “sconosciuto”, e dove intende portare la Chiesa?

Le prime reazioni polarizzano. C’è chi rilancia sui social i suoi vecchi tweet ambientalisti e critici verso Trump e J.D. Vance, e chi invece rispolvera articoli in cui veniva etichettato come conservatore, poco incline a temi come i diritti LGBTQ+. La verità è che, per ora, di Leone XIV si sa ancora troppo poco per trarre giudizi definitivi. Ma il suo volto sincero e il suo modo semplice di parlare hanno già colpito i presenti.

La notizia della fumata bianca ha attraversato la Capitale come una corrente elettrica. Le campane hanno suonato a distesa, le chat si sono infiammate, le metro si sono riempite, i motorini hanno invaso il Lungotevere, in un improvviso risveglio collettivo. In pochi minuti, San Pietro è diventata il cuore pulsante del mondo cattolico.

Nel mezzo di un’esibizione a piazza del Popolo legata agli Internazionali di tennis, il pubblico ha iniziato ad abbandonare le gradinate. «Hanno eletto il Papa!» si gridava mentre Matteo Berrettini, sorridendo, rispondeva: «Tranquilli, non sono io!». Perché credenti o no, il Papa resta una figura che unisce. E anche chi non conosce il nome del nuovo eletto, si sente coinvolto in un evento storico.

Tra la folla, si chiedeva a voce alta: «Tu lo conosci?» «È bravo?» «È di destra?» «È trumpiano?» Le opinioni si rincorrevano, spesso contraddittorie, ma una cosa era chiara: non importava davvero chi fosse, perché era il nuovo Papa, e come tale meritava un grido collettivo di “Evviva!”.

Si è visto di tutto in piazza: preti giovani arrivati di corsa, suore da ogni angolo del mondo, romani coi bambini in spalla, turisti ignari ritrovatisi dentro un momento di storia, giovani che provavano a indovinare il nome papale — Paolo VII? Gregorio XVII? Giovanni Paolo III? — e poi l’esplosione incredula: Prevost! Leone XIV! “Chi?!?”

Una volta di più, le previsioni della vigilia si sono rivelate inutili. I “papabili” studiati, analizzati, dati per favoriti, sono stati spiazzati da una scelta maturata in silenzio, fuori dai radar, tra voci vere e finti scoop. Forse è questo il bello del Conclave: la sua imprevedibilità.