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Conclave 2025: fumata nera nella prima giornata, domani si riprende l’elezione del nuovo Papa

foto: Riccardo Piccioli

È calata la notte su piazza San Pietro, e con essa anche la prima risposta — negativa — del Conclave 2025: una fumata nera ha concluso la giornata inaugurale dell’assemblea cardinalizia riunitasi per eleggere il successore di Papa Francesco. Alle 21 in punto, dopo una lunga e silenziosa attesa, il fumo scuro si è alzato dal comignolo della Cappella Sistina, annunciando che la prima votazione non ha raggiunto l’esito sperato. Un’attesa prolungata, dovuta a un insieme di fattori che hanno reso questo primo scrutinio più lungo del previsto, e più lento rispetto ai ritmi registrati nel Conclave del 2013.

La giornata si era aperta ufficialmente alle 10 del mattino, con la celebrazione della Messa Pro eligendo Pontifice presieduta nella Basilica Vaticana. La liturgia, terminata poco dopo le 11.20, ha dato il tono spirituale a una giornata scandita da riti solenni, silenzi antichi e attese collettive. Alle 16.30 i 133 cardinali elettori — diciotto in più rispetto al precedente Conclave — hanno fatto il loro ingresso nella Cappella Sistina, preceduti da un momento di raccoglimento nella Cappella Paolina. In quel luogo carico di sacralità e storia, si è levato l’inno Veni Creator Spiritus, invocando la luce dello Spirito Santo sull’assemblea chiamata a una delle decisioni più decisive della Chiesa cattolica: scegliere il nuovo Vescovo di Roma.

Subito dopo, i porporati hanno pronunciato solennemente il giuramento sul Vangelo. È spettato a monsignor Diego Ravelli, Maestro delle celebrazioni liturgiche, pronunciare il tradizionale Extra Omnes — “fuori tutti” — che ha sancito l’inizio del Conclave in senso stretto. Da quel momento, porte chiuse, comunicazioni interrotte e un voto custodito nel più rigoroso silenzio.

Secondo quanto trapelato da fonti vicine al Collegio cardinalizio, la durata particolarmente prolungata di questo primo scrutinio — quasi due ore di ritardo rispetto all’orario ipotizzato — sarebbe dovuta in parte alla meditazione iniziale del cardinale Raniero Cantalamessa, durata ben 45 minuti. Un intervento denso e profondo, ma che ha inevitabilmente rallentato i tempi. Inoltre, la maggiore numerosità dei cardinali elettori e l’elevata presenza di porporati alla loro prima esperienza di Conclave — molti dei quali non parlano italiano — ha reso più complesse le operazioni di voto, dalla lettura delle procedure alla compilazione delle schede.

A rendere ancora più suggestiva e partecipata la giornata è stata la presenza di circa 50.000 fedeli accorsi in piazza San Pietro, molti dei quali hanno iniziato ad affluire già nelle prime ore del pomeriggio. Le immagini mostravano una piazza gremita e silenziosa, con migliaia di sguardi rivolti al comignolo della Sistina, in attesa di quel segno tanto semplice quanto eloquente. Quando, alle 21, il fumo si è levato grigio e denso, molti hanno espresso delusione, ma altrettanti si sono detti pronti a tornare anche domani. Lentamente, la folla ha iniziato a defluire lungo via della Conciliazione, superando i varchi di sicurezza allestiti dalle forze dell’ordine, lasciando dietro di sé l’eco di una speranza soltanto rimandata.

Il confronto con il Conclave del 2013 — quello che elesse Jorge Mario Bergoglio come Papa Francesco — è inevitabile. Allora, la prima fumata arrivò alle 19:41, con soli 41 minuti di ritardo. Stavolta il ritardo è stato quasi doppio, ma il contesto è radicalmente mutato: maggiore il numero degli elettori, più complesse le dinamiche linguistiche, più estese le riflessioni.

Si tornerà dunque a votare domani, quando i cardinali si riuniranno di nuovo nella Cappella Sistina per continuare il discernimento.