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Conclave al via il 7 maggio: la Chiesa si prepara a scegliere il successore di Papa Francesco

Vescovi e Cardinali ai funerali di Papa Francesco

foto: Riccardo Piccioli

La data è stata fissata: sarà il prossimo 7 maggio che si aprirà ufficialmente il Conclave per l’elezione del successore di Papa Francesco. Una decisione maturata nella quinta congregazione generale, la prima riunita dopo i funerali del Pontefice, che ha rappresentato un delicato compromesso tra esigenze contrastanti. Da un lato, la necessità di concedere il tempo necessario ai cardinali ancora in arrivo da ogni angolo del mondo (ieri erano presenti a Roma 180 porporati, di cui circa un centinaio elettori) e, dall’altro, l’urgenza di colmare rapidamente il vuoto di potere che la sede vacante inevitabilmente genera. In dodici anni di pontificato, Francesco aveva raramente radunato l’intero Collegio cardinalizio, tanto che un porporato ha ammesso di conoscere personalmente solo una trentina di colleghi, a testimonianza della sfida che ora la Chiesa si trova ad affrontare.

Il “morto un Papa se ne fa un altro”, motteggio che trova le sue radici nella tradizione monarchica francese, rispecchia un’antica intolleranza verso l’assenza del Pontefice. Una sollecitudine che nasce dall’esigenza di non mostrare al mondo una Chiesa esitante o lacerata da divisioni interne. La decisione di avviare il Conclave il 7 maggio si colloca in questo delicato equilibrio: dare spazio a un minimo di confronto senza allungare eccessivamente i tempi, evitando così il rischio che la vacanza papale possa dare adito a speculazioni o incertezze.

Il dibattito interno, come sempre accade alla vigilia di un Conclave, è attraversato da strategie diverse e talvolta contrapposte. C’è chi, tra i cardinali curiali più anziani, avrebbe voluto un Conclave lungo per smorzare l’onda emotiva dei funerali di Francesco. Al contrario, i riformisti speravano che un voto più dilatato potesse favorire l’emersione di nuove istanze provenienti dalla Chiesa globale. Alcuni tra i sostenitori dei candidati più forti hanno spinto per una convocazione rapida, temendo che una discussione prolungata potesse logorare i consensi, mentre tra i progressisti c’è chi ritiene che, dopo dodici anni di Francesco, la strada verso un successore nel segno della continuità sia ormai tracciata.

La scelta di mercoledì 7 maggio rappresenta dunque un punto d’incontro. I regolamenti prevedevano la possibilità di iniziare tra il 6 e il 10 maggio, con una possibile anticipazione addirittura al 5. La data stabilita concede così ancora due giorni di preparazione senza ritardare eccessivamente l’inizio delle votazioni. La giornata si aprirà con la celebrazione della Missa Pro Eligendo Pontifice e nel pomeriggio i cardinali entreranno in Cappella Sistina. Dopo la meditazione affidata al cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa e il rituale “extra omnes”, si procederà al primo scrutinio, dal quale difficilmente emergerà subito il nome del nuovo Papa, come indica la prassi consolidata che vede solitamente la prima fumata tingersi di nero.

Le congregazioni generali di questi giorni hanno visto l’intervento di una ventina di cardinali, trattando temi che vanno dal rapporto con il mondo contemporaneo all’evangelizzazione, dal dialogo interreligioso alla dolorosa questione degli abusi. Tra le parole più forti quelle pronunciate dal cardinale Baldo Reina, che ha ammonito contro “equilibrismi, tattiche e alleanze di potere”, sottolineando l’urgenza di uno spirito autentico di servizio.

A guidare i lavori all’interno della Sistina non saranno né il decano né il sottodecano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re e Leonardo Sandri, entrambi esclusi dal voto per limiti di età. Sarà dunque il cardinale Pietro Parolin, il più anziano dell’ordine dei vescovi, a presiedere il Conclave. L’atto simbolico della chiusura delle porte sarà affidato invece a George Jacob Koovakad, ultimo nell’ordine dei diaconi.