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Fumata nera e attesa sospesa: il conclave non accelera e il Giubileo resta senza segnale forte

foto: Riccardo Piccioli

Tra attesa e delusione in piazza San Pietro, emergono interrogativi su unità, finanze e tempistiche

In una piazza San Pietro gremita e carica di speranza, il cielo si è tinto d’indaco e il fumo — ancora una volta — è stato nero. L’attesa del nuovo Papa si allunga, in un momento che, per molti, avrebbe richiesto un gesto immediato, simbolico, quasi necessario. Un’elezione rapida avrebbe potuto rappresentare un segnale chiaro e potente di unità all’interno della Chiesa, specialmente in un anno cruciale come quello del Giubileo, quando gli occhi del mondo sono puntati sul Vaticano e milioni di fedeli si preparano a varcare la Porta Santa.

E invece no. La fumata tarda ad arrivare, e il popolo del Papa, quel miscuglio variegato di credenti, curiosi, turisti e pellegrini, è rimasto ancora una volta deluso. L’impressione generale è quella di un’attesa che, da solenne e carica di mistero, rischia di trasformarsi in stanchezza, forse anche in disincanto. Tra le 50mila presenze in piazza, la delusione è palpabile. «Ci eravamo illusi dopo la lunga attesa», confessa qualcuno. Ma c’è anche chi scommette che la decisione è ormai imminente: «Hanno le idee chiare, è questione di ore».

Eppure, dietro il sipario di simboli, riti e fumi, si intravede una realtà meno spirituale, fatta di cifre e conti. Pare infatti che, nelle riunioni delle congregazioni generali, uno dei temi caldi emersi sia stato lo stato delle finanze vaticane. Le indiscrezioni parlano di una situazione economica tutt’altro che rosea. I bilanci del Vaticano, già messi alla prova da anni di pandemia e calo di donazioni, sembrano essere in rosso. Una crisi che impone prudenza e riflessione, anche nella gestione degli eventi straordinari.

Un’elezione fulminea, oltre ad anticipare i tempi del nuovo pontificato, avrebbe provocato un effetto collaterale non trascurabile: lo svuotamento immediato delle strutture ricettive religiose. Con i fedeli e i turisti accorsi per il conclave pronti a fare le valigie subito dopo l’annuncio del nuovo Papa, il mancato “prolungamento dell’attesa” avrebbe causato una perdita economica importante per case religiose, ostelli e conventi che ospitano migliaia di pellegrini. E questo, in un momento delicato per le casse vaticane, può aver pesato nel non accelerare i tempi.

Certo, l’aspetto spirituale non può (e non deve) ridursi a logiche economiche. Ma in un sistema complesso come quello vaticano, dove la gestione del sacro si intreccia con dinamiche molto terrene, ogni scelta ha molteplici letture. E forse è anche questo a rendere la scena di piazza San Pietro così intensa: l’attesa collettiva di un evento che è al contempo religioso, politico, umano.

Intanto la piazza si muove, ondeggia, sfinita ma ostinata. Bambini che dormono nei passeggini, suore inginocchiate a pregare o intente a fotografare il volo dei gabbiani, pellegrini che avanzano a fatica. E poi, quando il fumo nero si leva ancora una volta, un respiro deluso, quasi un “oh” trattenuto che scivola giù per via della Conciliazione con migliaia di passi stanchi.

Il conclave continua. Il popolo aspetta. E la Chiesa, in questo passaggio epocale, si trova sospesa tra il bisogno di rinnovamento e le zavorre del proprio presente. Sarà una scelta che non potrà più tardare troppo, né sul piano simbolico, né su quello pratico. Il mondo osserva, e — nel frattempo — spera.