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Un nuovo cammino inizia sotto il segno della pace e della misericordia. Le prime parole di Papa Leone XIV

foto: Riccardo Piccioli

Il primo discorso del nuovo Papa apre un pontificato ispirato all’ascolto, al dialogo e alla responsabilità globale

Un “buonasera” colmo di significato, pronunciato dalla Loggia della Basilica Vaticana, ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo nella storia della Chiesa. Il primo discorso di Papa Leone XIV, subito dopo la sua elezione al soglio pontificio, è stato un messaggio di apertura al mondo, un appello alla pace, un segnale chiaro della direzione che il nuovo Papa intende seguire.

Il saluto inaugurale, “La pace sia con tutti voi”, riprende il saluto evangelico del Cristo Risorto, ma non si ferma al richiamo spirituale: diventa un invito concreto, universale, che vuole raggiungere ogni persona, credente o meno. “Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore”, ha detto Papa Leone XIV, mostrando fin dal primo momento uno stile diretto. La pace, per il nuovo Pontefice, non è un concetto astratto ma una necessità urgente, e va costruita giorno dopo giorno attraverso gesti, parole, e soprattutto relazioni.

Il Papa ha parlato di una pace “disarmata e disarmante, umile e perseverante”, parole che hanno subito richiamato le scelte stilistiche e sostanziali del suo predecessore, Papa Francesco. Non a caso, il nuovo Papa ha voluto rivolgere un pensiero di gratitudine a Papa Francesco, ancora vivo nella memoria di molti: “Conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa… quella mattina del giorno di Pasqua”, ha ricordato, evocando una benedizione che nel 2020, in piena pandemia, parlò al cuore del mondo intero.

Da lì, Leone XIV ha rilanciato: “Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà”, un’affermazione decisa, che ha il tono di una promessa ma anche di un mandato. La lotta contro il male – che assume tante forme, dalla guerra alla povertà, dalla solitudine alla diseguaglianza – sarà parte integrante della sua visione pastorale. Una visione che si fonda sulla fiducia in Dio, ma anche sulla responsabilità condivisa: “Siamo tutti nelle mani di Dio… senza paura, uniti, andiamo avanti”.

Il tono del discorso, semplice ma carico di significati, è stato accompagnato da un momento di particolare rilevanza simbolica: la spiegazione della scelta del nome “Leone”. Un riferimento diretto a Leone XIII, autore nel 1891 dell’enciclica Rerum Novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa. Con questa scelta, Papa Leone XIV lancia un messaggio forte: la sua sarà una Chiesa attenta ai temi della giustizia sociale, del lavoro, della dignità umana. In un tempo di crisi ambientale, economica e geopolitica, non si tratta di un riferimento storico, ma di un chiaro programma d’azione. Come Leone XIII si fece interprete delle “cose nuove” del suo tempo, così l’attuale Pontefice si candida a guidare la Chiesa nel confronto con le nuove sfide del nostro secolo.

Di formazione agostiniana, Papa Leone XIV ha ricordato anche le parole di Sant’Agostino: “Con voi sono cristiano, per voi vescovo”. In questo passaggio emerge il suo desiderio di vivere il pontificato non come potere, ma come servizio. È una dichiarazione d’intenti che riecheggia lo stile sinodale promosso da Francesco, e che potrebbe delineare un papato di ascolto, inclusione e condivisione delle responsabilità.

Il nuovo Papa ha poi rivolto un pensiero speciale alla città di Roma, “la Chiesa che presiede nella carità”, senza tuttavia dimenticare il contesto globale in cui il suo messaggio si inserisce. “Aiutateci a costruire ponti”, ha detto, con un’esortazione che va oltre le mura ecclesiali. Un invito aperto a tutti, credenti e non credenti, a lavorare insieme per un mondo più giusto, più umano. Il pontefice ha utilizzato più volte la metafora della costruzione di ponti, un’immagine che rimanda alla vocazione stessa del Papa – Pontifex, colui che unisce – ma che in questo caso assume anche una valenza sociale e politica: superare le barriere, tessere relazioni, rimettere al centro il dialogo.

Nel suo appello finale, Leone XIV ha descritto la Chiesa come una piazza dalle braccia aperte, pronta ad accogliere chiunque abbia bisogno di comprensione, aiuto, ascolto. Un’immagine che richiama la celebre architettura del Bernini, ma che acquista oggi una forza nuova, in un tempo in cui le chiusure identitarie e le polarizzazioni sembrano prevalere.

La sua elezione arriva in un momento di grandi incertezze per l’umanità – guerre, crisi migratorie, cambiamenti climatici, disuguaglianze sociali – e la sua figura, almeno per ora, sembra volersi porre non come sovrano spirituale, ma come compagno di viaggio, pastore tra la gente, promotore di speranza.

Se questo primo gesto pubblico è indicativo dello stile che imprimerà al suo pontificato, ci si può attendere una figura religiosa e carismatica che unirà dimensione spirituale e impegno sociale, fede e responsabilità.