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Verso il Conclave: attesa, riflessione e qualche polemica tra benedizioni e sigilli

La folla omaggia Papa Francesco a San Pietro

foto: Emanuele Cirelli

A Roma cresce l’attesa per l’inizio del Conclave: da domani doppia Congregazione generale, mentre proseguono i lavori logistici e spirituali che porteranno all’elezione del nuovo Papa. Tra i cardinali non emerge ancora una figura condivisa. Intanto Dolan fa notizia, tra selfie e critiche a Trump.

Mancano ormai pochi giorni al Conclave e in Vaticano tutto si muove secondo un rito che mescola solennità e organizzazione minuziosa. Da domani, le Congregazioni generali raddoppiano: si entrerà nel vivo del confronto tra i cardinali elettori, chiamati a discernere e individuare il profilo del futuro pontefice. Ma, come confermato ieri da diversi porporati all’uscita dall’Aula Paolo VI, “ancora non c’è una figura condivisa, ci serve più tempo”. Parole che sottolineano la complessità della situazione e la necessità di ulteriore riflessione, anche spirituale.

Oggi si è celebrata l’ultima delle Messe dei Novendiali, il ciclo liturgico di nove giorni in suffragio del Pontefice defunto. Da domani, l’atmosfera cambierà sensibilmente: ci si avvicina al momento decisivo in cui i 133 cardinali elettori – due dei quali sono ancora attesi a Roma – verranno isolati nel rigoroso contesto del Conclave, lontani da pressioni esterne e immersi nel voto segreto.

Come precisato dal direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni, i cardinali inizieranno a prendere posto nella Domus Sanctae Marthae tra la sera del 6 e la mattina del 7 maggio. È in corso la fase finale dei lavori di sistemazione, che coinvolgono anche una parte della cosiddetta “Santa Marta vecchia”. Il giorno prima del trasferimento sarà completata anche l’apposizione degli ottanta sigilli in piombo che delimitano il perimetro del Conclave, come spiegato dall’ingegner Silvio Screpanti, vicedirettore delle Infrastrutture e Servizi del Governatorato.

La Cappella Sistina è già stata preparata. Il comignolo è installato, la stufa è pronta a emettere la celebre fumata bianca o nera, a seconda dell’esito delle votazioni. È il simbolo più visibile e carico di significato di un processo che si svolge nel più stretto riserbo ma che coinvolge milioni di fedeli nel mondo.

Nel frattempo, il cardinale di New York Timothy Dolan si conferma una delle figure più carismatiche del Sacro Collegio. Ieri ha celebrato messa nella parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario, di cui è titolare, ed è stato accolto con affetto da parrocchiani e fedeli americani residenti a Roma. All’uscita, un lungo bagno di folla: abbracci, battute, selfie, benedizioni ai bambini e parole gentili per tutti. “Cosa si mangia oggi a pranzo?”, ha chiesto con tono scherzoso a un’anziana, che ha risposto: “Aglio e olio al volo”, tra le risate generali.

Ma Dolan è stato anche protagonista di un intervento più diretto: ha criticato duramente l’ex presidente Donald Trump per aver pubblicato una foto generata artificialmente in cui appare vestito da Papa. Una provocazione che il cardinale ha definito “fuoriluogo e irrispettosa”, sottolineando come la simbologia papale meriti rispetto e non possa essere oggetto di strumentalizzazione politica o mediatica. Parole che rimbalzano oltreoceano e alimentano il dibattito, anche in vista del clima di discernimento che si respira a Roma.