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Papa Francesco, l’ultimo abbraccio dei fedeli: migliaia in fila per salutare il Papa della prossimità

La folla omaggia Papa Francesco a San Pietro

foto: Emanuele Cirelli

Un fiume di volti, storie, silenzi e preghiere si snoda da via di Porta Angelica fino a via Ottaviano. A Roma, migliaia di persone continuano ad affollare le strade intorno al Vaticano per rendere omaggio a Papa Francesco, esposto nella Basilica di San Pietro. È l’ultimo saluto a un Pontefice che ha saputo incarnare, come pochi nella storia recente, la prossimità, la misericordia, la semplicità. E i fedeli – venuti da ogni parte del mondo – rispondono con una presenza silenziosa ma fortissima, quasi commossa riconoscenza.

Accanto al dolore, però, c’è anche l’arte a raccontare l’eredità spirituale e umana del Papa argentino. È comparso stamattina a Borgo Pio un nuovo murale firmato da Maupal, l’artista di strada romano che nel 2014 aveva immortalato Francesco nei panni di Superman. Dodici anni dopo, quella stessa iconica valigetta nera con la scritta “valores” è ancora lì, ma stavolta al suo manico pende una sciarpa rossoblù del San Lorenzo, la squadra del cuore del Papa. Sullo sfondo, un sentiero sterrato che si allunga verso l’orizzonte, accompagnato da simboli universali: un salvagente arancione, un germoglio accanto a un annaffiatoio di latta, il segno della pace tracciato in primo piano. “L’eredità”, questo il titolo dell’opera, è un manifesto visivo dei temi che hanno definito il pontificato di Francesco: la pace, l’accoglienza dei migranti, la custodia del creato.

Parole semplici ma cariche di significato emergono anche dalle testimonianze di chi ha attraversato mezza Europa per esserci. Sedute a terra, con lo zaino sulle spalle e gli occhi lucidi, le sorelle Irene, Teresa e Sofia, adolescenti di Bilbao, spiegano con dolce fermezza perché hanno voluto rendere omaggio al Papa: «Ha dimostrato quanto contino i valori, la pace, il contrasto alla discriminazione». Per loro, Roma in questi giorni è diventata molto più di una vacanza.

La straordinarietà del momento si percepisce ovunque: dalla presenza costante delle forze dell’ordine ai volontari della Protezione civile e delle Misericordie, che si muovono tra la folla come guide silenziose. Dalla notte all’alba, il flusso dei fedeli non si è mai interrotto. Alle 5:30 la Basilica ha chiuso temporaneamente, riaprendo poi alle 7, accogliendo i tanti che attendevano in fila lungo le vie limitrofe, con pazienza e compostezza.

C’è chi è arrivato con la famiglia, come Leonardo e Adriana, da Calascibetta, in provincia di Enna. Erano in Umbria quando hanno appreso della morte del Papa e hanno deciso di partire subito, pur con due figlie piccole al seguito. Per loro, Francesco è stato “un Papa moderno, vicino alla gente, indimenticabile per le sue lezioni di umiltà e attenzione ai più deboli”. Hanno voluto esserci, senza esitazioni, perché “questo Papa ha parlato al cuore”.

Tante le storie che si intrecciano, come quella di Anastasia e Pasquale, coniugi di Molfetta. Hanno incrociato Francesco nel marzo 2024 a Casa Santa Marta, in occasione della nomina a nunzio apostolico dell’amico arcivescovo Turturro. «Io aspettavo mio marito, esitavo, un po’ mi vergognavo», racconta lei con commozione. «Il Papa si è accorto della mia esitazione, mi ha preso la mano e mi ha detto sorridendo: ‘Non ti preoccupare, non ho mai fatto male a nessuno’. Questo resterà sempre con noi».

Anche Barbara, milanese d’adozione ma originaria di Viterbo, è venuta a salutare Francesco con la sorella. Avrebbero voluto attraversare insieme la Porta Santa, ma oggi sentono di vivere qualcosa di più profondo: «In questa fila c’è tanta gente con la propria croce, silenziosa ma presente». Ricorda il funerale di Paolo VI, visto da bambina, ma si emoziona ancora di più ripensando al Giubileo della Misericordia, quando Francesco si fermò a parlare con lei e la sua famiglia, tutti volontari dell’Unitalsi. «Chiedeva sempre: ‘Hai pregato per me?’. Una volta l’ho anticipato, e lui mi ha risposto: ‘E io l’ho fatto per te!’».

Tra i tanti pellegrini c’è anche il gruppo tedesco guidato da don Leo Heinrich, parroco di Leiblfing, nella diocesi di Ratisbona. «Francesco è stato un grande Papa. Ci mancheranno il suo coraggio, la sua misericordia, il suo amore per i poveri e per i migranti». Parole che risuonano particolarmente forti, specie in un Paese in cui il tema dell’accoglienza ha segnato profondamente il dibattito politico. «Anche se è faticoso — dice don Leo — aveva ragione: non possiamo voltare le spalle a chi affoga nel Mediterraneo».

Mentre Roma si prepara al funerale di domani, questo tributo silenzioso, composto e universale, parla di un’eredità che va oltre le parole: quella di un Papa che ha scelto di camminare accanto agli ultimi, con passo semplice e voce gentile. E che ora, anche nel suo ultimo viaggio terreno, continua a raccogliere abbracci.