La scomparsa di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, ha suscitato un’ondata di reazioni in tutto il mondo, ma alcune voci si sono distinte per la loro critica. L’arcivescovo scomunicato Carlo Maria Viganò ha espresso posizioni controverse, accusando il Pontefice di “aver usurpato il soglio di Pietro” e di aver “distrutto la Chiesa Cattolica”.
Viganò, noto per le sue dichiarazioni forti, ha definito Papa Francesco un “tiranno fuori controllo” e la chiesa sinodale una “metastasi”. Le sue critiche si basano anche su presunte affermazioni di Papa Francesco sull’aldilà, riportate da Eugenio Scalfari nel 2018. Secondo Viganò, queste affermazioni, che suggeriscono l’inesistenza dell’inferno, sono “ereticali” e contrarie alla fede cattolica.
“Le anime peccatrici non vengono punite: quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici. Questi farneticamenti ereticali si oppongono direttamente alla Fede cattolica, la quale ci insegna che esiste per tutti un Giudizio particolare, cui Bergoglio non ha potuto sottrarsi”. (Affermazioni che Viganò attribuisce a Bergoglio)
Viene evidenziato il contrasto tra il cordoglio generale e le dure parole di Viganò, che non ha esitato a esprimere il suo dissenso anche in questo momento di lutto. Le sue dichiarazioni sollevano interrogativi sulla divisione all’interno della Chiesa e sulle diverse interpretazioni della fede.
L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, monsignor Carlo Maria Viganò, ha rilasciato dichiarazioni forti, accusando l’attuale pontefice, Jorge Bergoglio, di aver “usurpato il soglio di Pietro” con l’obiettivo di “distruggere la Chiesa Cattolica”.
Viganò afferma che Bergoglio dovrà rispondere dei suoi “crimini”, sottolineando in particolare la perdita di numerose anime. Viganò mette in guardia contro i suoi “eredi”, i cardinali nominati, che sarebbero impegnati a perpetuare la “rivoluzione sinodale” e la destrutturazione del papato.
L’ex nunzio punta il dito anche contro i cardinali e i vescovi conservatori, accusandoli di non aver mai messo in discussione la legittimità di Bergoglio. Secondo Viganò, su di loro grava la responsabilità per gli esiti del prossimo conclave.
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