#Cronaca #Salute e Sanità

Sanità pubblica, fiducia e innovazione: intervista al dott. Francesco Amato, Direttore Generale della ASL Roma 2

Il direttore Generale della ASL Roma 2 Francesco Amato ha convocato gli Stati Generali della ASL Roma 2, un incontro con la dirigenza sanitaria, amministrativa, professionale e tecnica per illustrare il bilancio di mandato e la programmazione. Sala Montalcini - Ospedale Sant'Eugenio. - Roma 31 Jan 2025

foto esterna: Ufficio Stampa - ASL Roma 2

Direttore, la sua recente nomina è il coronamento di una carriera che ha toccato diversi ambiti sanitari fino ad arrivare ai vertici della managerialità. Cosa significa per Lei?

“Assumere la guida della ASL Roma 2, la più grande d’Italia, rappresenta un onore e una grande responsabilità. Desidero ringraziare il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, per la fiducia riposta in me nell’affidarmi questo importante incarico. Coordinare una realtà così complessa, che comprende strutture sanitarie di riferimento come l’Ospedale Sandro Pertini, il Sant’Eugenio e il CTO – Andrea Alesini, significa rispondere alle esigenze di un’utenza vasta e diversificata, garantendo accessibilità, qualità delle cure e innovazione nei servizi.

Uno degli aspetti su cui voglio focalizzarmi è il rafforzamento della fiducia nella sanità pubblica, dimostrando che è possibile offrire un sistema efficiente e vicino ai cittadini. Per questo, un progetto chiave del nostro lavoro è lo sviluppo dei nuovi Ospedali di Comunità e Case di Comunità, un modello innovativo che sta prendendo forma sul territorio romano. Questa trasformazione segna un cambio di paradigma nella gestione delle cure primarie e nella presa in carico delle patologie croniche. La ASL Roma 2 vuole essere protagonista di questo cambiamento, puntando su un’assistenza sempre più integrata tra ospedale e territorio.”

La nuova riforma quindi, quella del DM 77, utilizza prevalentemente il territorio come luogo di cura?

“Oggi la sanità si trova di fronte a sfide sempre più complesse, in primis la gestione delle malattie croniche, che colpiscono una fascia sempre più ampia della popolazione. Non si tratta di condizioni che si risolvono con un singolo intervento ospedaliero, ma di patologie che necessitano di un percorso di cura strutturato e continuativo.

Per questo motivo, stiamo investendo nella creazione di Ospedali di Comunità e Case di Comunità, strutture pensate per garantire un percorso di assistenza completo, dal ricovero fino alla dimissione e al monitoraggio a domicilio. Gli Ospedali di Comunità rappresentano un punto intermedio tra l’ospedale tradizionale e l’assistenza domiciliare, offrendo ai pazienti un ambiente più accogliente e personalizzato. Sono dedicati a chi non necessita più di un ricovero ospedaliero ma ha ancora bisogno di cure e osservazione. Le Case di Comunità, invece, saranno il fulcro dell’assistenza territoriale, dove medici, specialisti, infermieri e assistenti sociali collaboreranno per garantire cure integrate e personalizzate, riducendo la necessità di continui spostamenti tra diverse strutture.

L’obiettivo è creare un modello sanitario più vicino ai cittadini, capace di offrire un’assistenza più rapida, efficiente e inclusiva, riducendo al contempo la pressione sugli ospedali.”

Una sanità quindi che si avvicina ai bisogni dei cittadini e che, contestualmente, ottimizza l’assistenza ospedaliera per le emergenze e le acuzie?

“Esattamente. Questo nuovo modello non è solo una risposta alla crescente domanda di assistenza, ma rappresenta anche un passo avanti per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Grazie a queste nuove strutture, sarà possibile accorciare i tempi di attesa e garantire un supporto costante ai pazienti cronici e fragili.

Un altro beneficio sarà la riduzione degli accessi impropri ai pronto soccorso, spesso sovraffollati da pazienti che potrebbero essere seguiti più adeguatamente in altre sedi. Con più punti di riferimento sul territorio, i cittadini potranno ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno senza dover necessariamente recarsi in ospedale, migliorando così la qualità del servizio sanitario complessivo.

Anche sul fronte ospedaliero, stiamo lavorando per migliorare l’organizzazione e l’efficienza delle strutture della ASL Roma 2. L’Ospedale Sandro Pertini, ad esempio, ha ridotto significativamente i tempi di attesa, diventando un modello di efficienza nella sanità pubblica. Oltre a servire la popolazione della zona nord-est della Capitale, supporta anche parte della provincia di Roma. Il CTO Andrea Alesini, invece, sarà un punto di riferimento regionale per la protesica ortopedica, ottimizzando le liste d’attesa grazie alla sua specializzazione. Infine, l’Ospedale Sant’Eugenio si sta preparando a diventare un Hub di 2° livello, con progetti di sviluppo mirati a intercettare la mobilità passiva e offrire servizi sempre più avanzati.

Questa trasformazione non è un’idea per il futuro, sta già avvenendo. Attualmente abbiamo 92 cantieri aperti per il potenziamento delle strutture e l’aggiornamento delle tecnologie sanitarie. Il nostro obiettivo è garantire equità e universalità nell’accesso ai servizi sanitari essenziali, riducendo le disuguaglianze e offrendo cure sempre più efficaci e tempestive.”

La sanità pubblica potrebbe quindi tornare a essere un punto di riferimento per i cittadini dopo anni di sfiducia?

“Credo fermamente che una sanità pubblica forte ed efficiente sia il pilastro di una società equa e solidale. I nuovi Ospedali di Comunità e Case di Comunità sono un passo decisivo verso un sistema più moderno, accessibile e vicino alle persone.

Lavorare in questa direzione significa garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale, il diritto a cure di qualità. Ed è proprio su questo principio che voglio basare il mio operato alla guida della ASL Roma 2, con l’obiettivo di restituire a Roma e ai suoi abitanti una sanità pubblica efficiente e degna di fiducia.

Per raggiungere questo traguardo, oltre alle nuove strutture e alle tecnologie all’avanguardia, possiamo contare su professionisti altamente qualificati, che con competenza, dedizione e senso di responsabilità stanno contribuendo a rendere concreta questa trasformazione. Dobbiamo credere e investire nella sanità pubblica, perché è il vero motore della salute collettiva e uno dei principali strumenti di tutela del benessere sociale.”