#Rubriche #La voce di Andrea Maccari

Dentro il caos planetario si annida la speranza

È arrivato il momento di liberarsi da una visione pessimistica dell’essere umano e agire per costruire davvero la pace. Non è un’utopia, ma una urgenza concreta: il Ministero della Pace!

Un Ministero della Pace: oggi più che mai è necessario! La tendenza alla cancellazione del diritto (compreso quello umano minimo!), e alla luce delle ultime scelte dell’aumento delle spese per le armi, è possibile solo sottomettendo l’umanità al potere di una super élite che eserciti un dominio economico-militare. La reazione “occidentale” all’evidente declino va in questa direzione, ed è quindi completamente irrazionale, segnata da una ‘follia’ tra le continue oscillazioni di Trump e la cecità strategica dell’Europa. Un’Europa che si dovrebbe riarmare contro quale nemico? Chi è che minaccia il vecchio continente? A queste domande, tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del 20mo secolo, i vari Stati europei hanno risposto armandosi ognuno per proprio conto e agitando il proprio nemico. Sappiamo tutti come è andata a finire. Altro che si vis pacem, para bellum.

L’ultima aggressione di Israele e Usa all’Iran ha reso ancora più evidente che il mondo attraversa una fase di caos sistemico, inedita nelle possibili conseguenze. Paradossalmente, è che dalla situazione odierna può emergere un mondo nuovo, che ha a cuore anche la parte migliore degli ideali di pace: un mondo basato sulla coscienza della necessaria unità del genere umano. Un’unità che senza annullare la sconfinata pluralità dell’esperienza dei popoli, sia il frutto della coscienza degli umani della comunanza del proprio destino.

Ottanta anni fa un gruppo di politici di diversi paesi scrisse una Carta nuova, con un linguaggio nuovo. Avevano visto la guerra, il nazismo, il fascismo e decisero di mettersi assieme per “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. In quella stessa occasione decisero di “riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”. E si impegnarono a “promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà”. Era il 26 giugno 1945.

Purtroppo, è in atto un colpo di stato internazionale contro l’Onu, la legalità e il diritto internazionale, mentre il mondo sta precipitando nella terza guerra mondiale non più a pezzetti ma totale. Ma si affaccia anche un mondo nuovo, per difendere l’Onu e fermare la distruzione del diritto, della legalità e dell’architettura internazionale.

E allora, quando nelle parole dei potenti della Terra ricompare l’imperativo del “preparare la guerra per costruire la pace”, c’è una gran parte della società civile che torna a proporre con forza il “Ministero della Pace”.

“Di tanti ministeri esistenti, avrei voluto che lei ne avesse aggiunto un altro: il Ministero della Pace. Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. È arrivata l’ora di organizzare la pace.”

Con queste parole Don Oreste Benzi (1925 -2007), fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, aveva concluso una lettera inviata al Presidente del Consiglio, nel 2001.

Ed è proprio su queste basi che si è svolta, il 24 giugno scorso nell’auditorium Bachelet della Domus Mariae di via Aurelia, la presentazione ufficiale dell’iniziativa politica promossa dalla Campagna “Ministero della Pace”.

«L’istituzione di un Ministero della Pace non è un’utopia o pacifismo – sottolinea padre Francesco Occhetta, segretario generale della Fondazione “Fratelli Tutti”, tra gli organizzatori dell’evento – ma una “urgenza” concreta per rafforzare la missione alla pace già sancita dall’articolo 11 della Costituzione italiana. Il Ministero della Pace diventerebbe uno strumento per riaffermare con forza la diplomazia e la risoluzione non violenta dei conflitti. Le sue aree di azione includerebbero la mediazione e la diplomazia preventiva, la risoluzione dei conflitti e il rafforzamento del diritto internazionale umanitario, la ricostruzione post-bellica e l’imprescindibile promozione dei diritti umani».

Dopo la prolusione storico-politica del prof. Michele Nicoletti, dell’università di Trento, che ha inquadrato il tema parlando della crisi culturale attuale, violenta, irrazionale, antigiuridica, e della necessità di trovare un nuovo equilibrio multipolare e armonico nei e tra tutti i Paesi, sono intervenuti i presidenti dell’Azione Cattolica e delle Acli. Giuseppe Notarstefano, muovendo da papa Leone ha messo in rilievo che la pace oltre che disarmata deve essere disarmante, cioè, incarnarsi in processi attivi rispondendo alla volontà dei cittadini di politiche realistiche di pace: ecco la proposta di un Ministero della pace fornito di risorse stabili. Emiliano Manfredonia ha ricordato che il più grande progetto di pace, insieme a quello dell’ONU, è quello dell’Europa Unita, oggi ostacolati dalla vecchia logica nazionalista delle sfere di influenza e dalla falsa logica della sicurezza armata, concludendo che occorre essere profeti e architetti di pace.  Il suo appello è stato subito accolto dai tanti interventi di alcuni rappresentanti delle Associazioni e anche di istituzioni ministeriali impegnate nell’azione e nella disciplina del volontariato e della cooperazione per le politiche giovanili e in particolare per il Servizio Civile Universale.

A spingere la comunità ecclesiale e internazionale sulla strada dei processi concreti di costruzione della Pace è stato lo stesso papa Leone XIV. Il messaggio del Pontefice, espresso domenica 22 giugno nell’Angelus, a poche ore dall’attacco americano alle basi nucleari iraniane “può essere accostato a quello storico di Benedetto XV, – commenta padre Occhetta – che durante la Prima Guerra Mondiale definì la guerra una “inutile strage”. La Chiesa propone un “disarmo integrale”: non è sufficiente ridurre le armi, dobbiamo disarmare anche gli spiriti, le parole e le scelte che facciamo ogni giorno per arginare la “psicosi bellica” che ci porta a considerare la guerra come la soluzione inevitabile. È per questo che papa Leone XIV ha offerto ai nemici di potersi incontrare in Vaticano per garantire futuro al mondo che è di tutti”.

L’idea del Ministero della Pace nasce da un’intuizione di don Oreste Benzi, negli Anni ‘90. “Siamo partiti, con don Benzi, dall’esperienza della condivisione di vita con le vittime del conflitto in Jugoslavia, – spiega Laila Simoncelli, coordinatrice nazionale della Campagna “Ministero della Pace” – che esplicitamente hanno chiesto ai giovani nonviolenti di fare tutto il possibile con le istituzioni internazionali perché i cittadini vengono educati alla pace”. La proposta concreta della Campagna nata nel 2017, che oggi conta tra gli aderenti oltre 30 associazioni e realtà della società civile, è quella “di creare un nuovo paradigma istituzionale all’interno del governo italiano, che faccia delle politiche di pace non più delle iniziative sporadiche dei diversi ministeri, ma dei progetti coordinati e strutturali all’interno del nostro Paese” aggiunge Simoncelli.

Tra i promotori la Fondazione Fratelli Tutti, Azione cattolica, Associazione Papa Giovanni XXIII, Acli e Pax Christi. Proprio il coordinatore romano di Pax Christi, Fabrizio Truini, ha sottolineato che alla Domus Mariae “è stata proposta una scelta di futuro alla cittadinanza italiana e in particolare a quanti si richiamano a Gesù Cristo, nostra pace. L’iniziativa si è mossa sull’onda di una sollecitazione profetica di don Oreste Benzi, che forse ricordando quanto avevano già indicato altri credenti, quali Aldo Capitini o il pastore e senatore Tullio Vinay, nel 1994 durante il conflitto nei Balcani, scrisse al governo per richiedere l’istituzione del Ministero della pace”. Come ha sottolineato anche Matteo Fadda, responsabile della Comunità Giovanni XXIII, don Benzi affermava che “è arrivata l’ora di organizzare la pace”.

Da qui nasce la proposta, come detto dagli organizzatori, in particolare da Laila Simoncelli, coordinatrice della Campagna ‘Ministero della pace’, strutturato in due organi consultivi: la Consulta dei costruttori di pace, che coinvolga tutte le realtà del Terzo settore, e un Comitato che raduni settori ministeriali articolato in cinque dipartimenti: difesa civile non armata e nonviolenta, educazione alla pace, disarmo e controllo armamenti, diritti umani ed economici, attività territoriali. Un’utopia? No! Una buona e realistica proposta che si basa sul principio costituzionale della difesa che non può essere solo quella armata, ma deve essere legittimata e di pari grado con quella nonviolenta. “Dove si va?” si domandavano i Nomadi qualche anno fa. La strada è tracciata e, allora, iniziamo a camminare nella giusta direzione!

Sai, mi sento così fragile. Le bombe non ti ascoltano. Ma… questa guerra non mi cambierà…Mai…Dove si va. Come si fa. A stringere la vita. Intanto fuori scoppia la notte

Nomadi, Dove si va, 2010