Da Papa Leone XIV alle iniziative del fine settimana scorso è partita un’esortazione ancora più convinta: PACE! Fermare le politiche bellicistiche dell’Italia e degli altri Stati Ue costruendo un percorso di partecipazione dal basso, dentro e fuori le sedi istituzionali a tutti i livelli.
“La pace sia con tutti voi!”. Con queste parole si è presentato il nuovo Papa, Leone XIV. Parole del primo discorso di Papa Leone XIV, che hanno sottolineato più volte il termine PACE. Quasi a volerne fare un manifesto del suo magistero. Arrivando anche ad affermare che “Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”.
Anche Giulia Piccioli, nel suo articolo del 9 maggio scorso (Le prime parole di Papa Leone XIV per la pace – Roma Sport Spettacolo), ha voluto sottolineare che il nuovo Papa ha ripreso il saluto evangelico del Cristo Risorto, ma non si è fermato al richiamo spirituale: diventa un invito concreto, universale, che vuole raggiungere ogni persona, credente o meno. “Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore”, ha detto Papa Leone XIV, mostrando fin dal primo momento uno stile diretto. La pace, per il nuovo Pontefice, non è un concetto astratto ma una necessità urgente, e va costruita giorno dopo giorno attraverso gesti, parole, e soprattutto relazioni.
Vocaboli, slogan, speranze e progetti per il futuro disarmato e disarmante, e proprio per ridare forza alla parola PACE che in moltissimi hanno riempito, lo scorso fine settimana, sia piazza del Pantheon che lo Spin Time di San Giovanni. Un popolo variegato che non ci sta a farsi appellare come solo utopistico, ridicolo o, peggio ancora, irragionevole. Mentre in realtà è la guerra che è una follia, come sollecitava San Giovanni XXIII nel 1963 e che la guerra è sempre una sconfitta, come ha ripetuto più volte papa Francesco. Ce lo ha ricordato Fabrizio Truini, coordinatore romano di Pax Christi, in piazza sabato al Pantheon. “Ora è arrivato papa Leone – ha aggiunto Truini – che dice che “la pace di Cristo è una pace disarmata e disarmante”, quindi senza armi, e se ci sono occorre distruggerle. Non è senza conseguenze oggi, quando i potenti del mondo vogliono armarsi sempre più e l’Europa programma armamenti per 800 miliardi. Senza dire che papa Francesco ha usato parole ancor più forti contro i produttori di armi. I cristiani e le persone di buon senso vogliono la pace, la sicurezza non la danno le armi, che anzi procurano la guerra”.

Sabato 10 maggio, in Piazza del Pantheon, ci si è mobilitati contro il Piano di Riarmo europeo da 800 miliardi di euro, iniziativa organizzata, nell’ambito della campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/) che ad oggi ha raccolto oltre 900 adesioni complessive in 18 paesi Ue, di cui oltre 250 in Italia da parte di associazioni, comitati cittadini, partiti politici, movimenti e altre organizzazioni della società civile.
In particolare, la manifestazione romana di sabato 10 maggio, è stata promossa da oltre 60 realtà. Una pluralità di soggetti uniti da un obiettivo comune: fermare le politiche bellicistiche dell’Italia e degli altri Stati Ue costruendo un percorso di partecipazione dal basso, dentro e fuori le sedi istituzionali a tutti i livelli e che, attraversando vari appuntamenti, avrà il suo primo momento di mobilitazione europea coordinata nella settimana del 21 giugno, in occasione del vertice Nato all’Aja, con manifestazioni e azioni in diversi Paesi.
“L’Europa si arma fino ai denti, – spiega Raffaella Bolini, responsabile relazioni internazionali dell’Arci – ha deciso di prepararsi alla guerra e di preparare la cittadinanza alla guerra. La gente ha bisogno di tutto, tranne che di guerra e di armi: ce ne sono fin troppe, e fin troppe vittime a Gaza, in Ucraina e in tante guerre dimenticate. In Italia, questo pensa la maggioranza delle persone. Hanno diritto ad essere rappresentate. Per questo invitiamo a farsi sentire, partecipando in tantissimi alla manifestazione nazionale Stop Rearm Europe a Roma il 21 giugno”.
Come per il movimento di inizio anni 2000, ci sono cattolici, rappresentanti di sinistra, antimilitaristi, nonviolenti, ecologisti, a volte contestatori del capitalismo e della sua coercizione, quadri sindacali, attivisti e dirigenti delle organizzazioni non governative che mettono a disposizione la propria professionalità per aiutare gli altri. Di fronte alla follia del riarmo, si è sentita la necessità di ribadire e con più forza l’appello alla mobilitazione del popolo della pace e per ribadire con ancora più vigore che “Il nemico è la guerra”.
Magari, allora, un giorno si realizzerà la speranza di Danilo Dolci, che è stato un sociologo, poeta, educatore e attivista della nonviolenza: “Quando la persuasione che la guerra è una follia sarà penetrata nelle coscienze, è evidente che i provocatori di guerra, gli apportatori della morte saranno messi in condizione di non nuocere, in amorevoli luoghi di cura, come un pericolo per la società”. I pazzi veri allora saranno gli altri, quelli che non dichiarano guerra alla guerra.