Ciao Papa Francesco. Il tuo impegno resterà un esempio indelebile per chi sogna un mondo più giusto.
Il 266° Papa della Chiesa Cattolica ci ha lasciato. Il dolore è grande e ci ha lasciati più soli. Ci ha lasciato un uomo buono, un cristiano vero che non ha mai dimenticato la Parola del Vangelo, un lottatore contro le ingiustizie di classe e di razza, contro la guerra, le armi e la violenza in tutte le sue forme. Ci lascia con un grande vuoto, ma anche con l’immagine, forte, coraggiosa e commossa, anche se provata dalla sofferenza fisica, del suo saluto pasquale in mezzo ai fedeli nella piazza di San Pietro. Ultimo gesto con cui ha voluto concludere la sua vita terrena: tra la gente. Rimarcando uno dei fondamentali insegnamenti che ci ha lasciato il Papa del contatto, della relazione, dell’umanità, della vicinanza. Soprattutto agli ultimi.
Un saluto in mezzo alla sua gente, gesto forte tanto quanto quello dell’8 luglio 2013, quando Papa Francesco raggiunse Lampedusa, nel primo viaggio del suo pontificato. Una visita fortemente voluta, perché toccato dal naufragio, nel canale di Sicilia, di un gommone di migranti. Per condannare “la globalizzazione dell’indifferenza” e denunciare all’Europa e al mondo che non si può rimanere inermi di fronte a un mare Mediterraneo diventato un cimitero.
Se ne va con passo leggero, Papa Francesco, ma il vuoto che lascia è quello di un uomo giusto, un costruttore di pace, anima di una Chiesa degli ultimi, per gli ultimi. Il pontificato di Jorge Mario Bergoglio si è distinto per i suoi viaggi pastorali (47), riforme, documenti, ristrutturazioni ecclesiali, impegni per la pace, per i poveri e i migranti, nell’orizzonte della innovazione e della fratellanza.
Ha avuto tanti primati Papa Francesco, tra cui: primo Papa gesuita, primo Papa originario dell’America Latina, primo a scegliere il nome di Francesco senza un numero, primo ad essere eletto con il predecessore ancora in vita, primo a risiedere fuori dal Palazzo Apostolico (a Santa Marta).
Ci ha lasciato in eredità quattro encicliche lapidarie, potenti, da proiettare nel futuro: Dilexit nos (24 ottobre 2024), Fratelli tutti (3 ottobre 2020), Laudato si’ (24 maggio 2015), Lumen fidei (29 giugno 2013). Sette, invece, le esortazioni apostoliche: dalla Evangelii Gaudium fino a C’est la confiance, per i 150 anni della nascita di Teresa di Gesù Bambino. Una sessantina, invece, i Motu Propri per riconfigurare le strutture della Curia Romana e il territorio della Diocesi di Roma, modificare il Diritto Canonico e l’ordinamento giudiziario vaticano, per emanare norme e procedure più stringenti nella lotta agli abusi.
Papa Francesco è stato un Pontefice capace di parlare alla gente, di farsi interprete della realtà storica senza orientarla né torcerla, con lo sguardo di chi sa che è necessario guardare al mondo per incidere con le parole e le azioni, riscoprendo l’importanza della pace e del rispetto per l’umanità intera. Mancherà la sua capacità di analisi, il suo linguaggio originale, la sua attenzione all’altro, senza distinzioni di etnia, provenienza o credo. Un uomo del popolo, nel popolo, promotore di pace e di giustizia. In questi tempi oscuri, il suo valore è inestimabile.
Resta da chiedersi, ora, che direzione prenderà la Chiesa. Non solo nell’eterno conflitto tra progressisti e conservatori, ma anche nella scelta del paese d’origine, da sempre indicatore e termometro politico.
Forse nessun papa come Francesco ha suscitato il bisogno di una riflessione profonda e sentita su sé stessi e sul mondo non solo in una parte consistente del cattolicesimo, ma anche tra un grande numero di non credenti. Sono stati innumerevoli i messaggi di cordoglio e commozione ma tralascio volutamente le dichiarazioni di alcuni esponenti politici e istituzionali, nostrani e internazionali, perché non meritano menzione coloro che hanno usato, nel tempo, parole violente contro il Santo Padre, magari agitando rosari. La loro miseria morale e l’ipocrisia non meritano spazio in queste ore. Ma cito volentieri le parole di due messaggi pervenuti dal Presidente Mattarella e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Ho appreso con grande dolore personale la notizia della morte di Papa Francesco, avvertendo il grave vuoto che si crea con il venire meno del punto di riferimento che per me ha sempre rappresentato. La morte di Papa Francesco suscita dolore e commozione tra gli italiani e in tutto il mondo. Il suo insegnamento ha richiamato al messaggio evangelico, alla solidarietà tra gli uomini, al dovere di vicinanza ai più deboli, alla cooperazione internazionale, alla pace nell’umanità. La riconoscenza nei suoi confronti va tradotta con la responsabilità di adoperarsi, come lui ha costantemente fatto, per questi obiettivi».
Il cordoglio di Rete Italiana Pace e Disarmo per la morte di Papa Francesco: “Nel corso degli anni Papa Francesco ha incontrato diverse volte le nostre organizzazioni e ha sostenuto le campagne internazionali per il Disarmo Umanitario, in particolare rilanciando in maniera vigorosa la necessità della messa al bando delle armi nucleari (il cui possesso ha dichiarato immorale). Anche nel suo ultimo messaggio “Urbi et Orbi” per la Pasqua 2025 le parole di Papa Francesco sono state chiare, e costituiscono un testamento spirituale che tutta la RIPD utilizzerà come stella polare per la propria azione di Pace: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!“.
A me, da credente e affezionato a Papa Francesco, non rimane che ringraziare il Signore per avercelo donato e averci permesso di camminare insieme a lui! Andremo avanti, continuando il cammino per raggiungere quella fraternità umana per la quale ha speso tutta la vita. Fino alla fine!
“Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana. Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte! Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità [Papa Francesco, 20 aprile 2025, Pasqua]”.
Grazie Papa Francesco! Ti abbiamo voluto bene!

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6)