Incomprensibile per alcuni, passione insana per altri. Altri ancora vorrebbero mettere al bando qualsiasi gruppo organizzato di tifosi. Ma il CUCS Roma ancora oggi rimane un esempio di consorzio umano ben riuscito. Confronto con Tonino Cagnucci, giornalista e scrittore.
Una dichiarazione d’amore ad una persona a cui teniamo è del tutto normale. Se si tratta di una passione preziosa che ricorda momenti speciali, la dichiarazione può evocare emozioni profonde e creare un legame più forte. Questo vale anche per la passione nei confronti di una squadra calcistica e dell’amore viscerale di alcuni gruppi di tifosi.
Proprio di questo mi sono confrontato con quanto sostenuto da Tonino Cagnucci, scrittore e giornalista, laureato in filosofia, direttore editoriale de Il Romanista, membro della Commissione della Hall of fame dell’As Roma per qualche stagione prima di tornare alla sua più grande passione (dopo la Roma): la scrittura. E così tra i vari testi che raccontano di questa grande passione giallorossa annoveriamo “Dimmi cos’è” (ed. Skira, 2017) e “Il grande romanzo della Roma” (ed. Newton Compton, 2024). Particolare menzione merita anche un testo – “Il Grifone fragile”, 2013 – che ci racconta un Fabrizio De André (altro punto di contatto con il sottoscritto) inaspettato ai più, fedelissimo appassionato del suo Genoa.
Un altro motivo che, secondo la psicologia sportiva, spiega la passione per il calcio calcistico è l’identità. E questo è spiegato magistralmente proprio da Tonino ne “Il grande romanzo della Roma”: “Roma è la patria dei romanisti. Chi è della Roma è innamorato del suo nome…Roma è semplicemente il nostro Stato sentimentale”.
Stato sentimentale che Tonino Cagnucci ha ribadito tornando alla direzione de “Il Romanista”:
“Dopo aver risposto alla chiamata dell’As Roma sono tornato come direttore editoriale nel giornale che ritengo il modo di dare un’altra carriera alla Roma dopo quella di tifoso. Considero lo striscione Ti amo del Commando del 1983 la più bella dichiarazione di dipendenza di un popolo.”
La mia carriera di tifoso ha molti punti di contatto con quella di Tonino, anche se con qualche anno in più sulle spalle. Abbiamo tanti momenti emozionanti in comune. Canti, coreografie, trasferte. Ma anche l’attesa allo stadio e il viaggio per raggiungerlo. Io prendevo il bus – il mitico “67” – e già all’arrivo allo stadio la voce era diminuita. L’atmosfera magica dello stadio si respirava già uscito di casa. E poi arrivato allo stadio diverse ore prima, l’attesa era carica di adrenalina all’interno del settore dove si trovava il Cucs, a seconda degli anni e dei vari cambiamenti dello stadio stesso.
Proprio sul Cucs mi volevo soffermare. Il Cucs (Commando Ultrà Curva Sud) era il gruppo più importante della curva sud della Roma, uno dei più grandi in Italia e in Europa, nato nel 1977. Ha unito diversi gruppi che frequentavano la curva sud e anche i Boys che inizialmente si trovavano in curva nord. Il Cucs era noto per la sua passione e il suo impegno nel sostenere la Roma, e ha avuto una forte presenza nella cultura della tifoseria giallorossa. Sin dal suo apparire, gli altri gruppi italiani e il mondo intero lo hanno osservato e hanno tentato di replicare quel modo di tifare la propria squadra.
Non aveva un numero fisso di iscritti ma piuttosto un’ampia comunità di tifosi. Si sciolse nel 1999 ma solo come presenza in curva: di fatto i vari membri hanno occupato tutti i settori dello stadio e l’anima profonda di quei 22 anni è rimasta ancora oggi. Lo storico striscione è custodito nell’archivio del club e da qualche tempo è lì tra i cimeli della Roma, a disposizione dei tifosi giallorossi. Dal 9 gennaio 1977 in curva arrivarono i tamburi, un lungo striscione, si tifava in pedi: da quel momento è cambiato il modo di supportare la squadra del cuore durante la partita. Dappertutto! Anche dopo il periodo buio seguito alla morte di Vincenzo Paparelli (28 ottobre 1979).
Ecco cosa ha rappresentato il Cucs per Tonino Cagnucci: “Per me, dopo la Comune di Parigi, il Cucs è stato il consorzio umano più riuscito. Ricordare il gruppo ultras di tifo organizzato più grande d’Italia, d’Europa e del mondo. Sicuramente il gruppo che ha insegnato a tifare al mondo intero. Il Cucs è, per la nostra generazione e per tutti i tifosi della Roma, sinonimo di Curva Sud e la Curva Sud è la Roma, Roma e la sua gente. L’esperienza del Cucs non è finita anni fa, ma rappresenta, ancora oggi, un sentimento, un’idea di sentire, onorare e tifare la Roma sempre. Il Cucs è stato, e lo è ancora per chi ha avuto la fortuna di vivere quegli anni, un amore a prescindere.”
Le parole di Tonino mi hanno fatto venire in mente alcuni episodi emozionanti e manifestazioni d’amore, tra cui: Juve – Roma, maggio 1981, sei ore sotto l’acqua e gol di Turone annullato; la carovana di auto e pullman sull’Aurelia in occasione del viaggio a Genova per lo scudetto del 1983; tifosi del Cucs che rincuoravano Tancredi dietro la porta dopo i due gol presi a Dundee nel 1984; la curva che canta alla fine della partita con il Liverpool, dopo aver perso la Coppa dei Campioni, nel 1984; “Che sarà sarà” cantata per quasi tutto il secondo tempo, con l’eliminazione certa, nel 1985 (Roma – Bayern Monaco).
Rivedendo quelle immagini mi tornano alla mente anche molti volti di coloro che non ci sono più e gremiscono gli spalti della Curva Paradiso. Tra tutti vorrei ricordare: Roberto Venturelli, il CocaCola, con cui prendevo, già dal capolinea, quel “67” che ci portava allo stadio e Fausto Iosa, figura chiave per la nascita del tifo organizzato e un innovatore capace di studiare coreografie che hanno fatto la storia non solo giallorossa, ma del tifo tutto (come quella di Roma – Juve del 1986, con l’intero stadio coperto da un’immensa bandiera a strisce gialle e rosse).
Ancora oggi, malgrado tutte le difficoltà e divisioni nonché i limiti imposti nel tempo dalle autorità, l’attuale Curva Sud è ancora il fulcro del tifo giallorosso e dodicesimo giocatore in campo. E lo continua a dimostrare in ogni occasione. Come l’ennesima emozione collettiva di domenica 18 maggio che è partita ancora una volta dalla Curva Sud! “Un grande condottiero…un romanista vero!”, sono queste le parole dello striscione sotto la curva sud accompagnato da una coreografia giallorossa che riporta in gigantesco il nome di colui che ha ridato speranza, vitalità e grinta non solo ai giocatori romanisti ma anche ai tifosi. Una coreografia imperiosa e ricca di gratitudine per una persona speciale come il Mister Ranieri.
E anche domenica sera si è usciti dallo stadio con gli occhi lucidi, ripetendo uno scenario visto spesso negli ultimi anni. In passato, l’ultima di campionato in casa si concludeva con l’immancabile invasione di campo a caccia di una maglietta.
Il calcio giocato ci ricorda che nel prossimo turno si decideranno le sorti del campionato della Roma. Non so quanti tifosi si sarebbero aspettati di trovarsi, dopo i primi mesi disastrosi, di recuperare tanto terreno e giocarsi un posto in Europa. Il grande merito va sicuramente a Claudio Ranieri, che è riuscito a creare un gruppo solido e a tirar fuori il meglio da ognuno dei giocatori a disposizione.
Per ringraziarlo di questa impresa prendo in prestito le parole di Rosella Sensi che possono essere rivolti anche al Cucs: “…quei gradini (dello stadio) li ha saliti da tifoso, da calciatore, da allenatore e tra poco da dirigente. E lo ha fatto con passione, amore e la voglia di fare sempre il bene della Roma anche nei momenti più complicati. Stasera ci siamo commossi tutti con lei perché sarà dura non vederla più in panchina. Anche in questa stagione ha compiuto un’impresa a prescindere da come finirà… Ma di fatto dalla Roma non è andato via mai. L’affetto enorme che le ha dimostrato stasera l’Olimpico vale più di un trofeo. Grazie Ranieri, grazie di tutto”. E anche grazie Cucs e grazie Curva Sud, per questo amore a prescindere!