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VII – Rione Regola: il rione che viene dalla sabbia del Tevere

Nel cuore di Roma, tra vicoli intrisi di storia e affacci suggestivi sul Tevere, si trova il rione Regola, un angolo di città che affonda le sue radici nell’antico Campo Marzio e porta con sé secoli di vita, tradizioni e leggende. In epoca romana, quest’area ospitava il Trigarium, un ippodromo dove gli aurighi si allenavano sui carri trainati da tre cavalli, preparandosi per le gare che si svolgevano nel vicino Stadio di Domiziano. Un luogo di fatica e spettacolo, che già allora rappresentava un punto nevralgico per la vita sociale e sportiva dell’Urbe.

Il nome stesso del rione deriva da “arenula” o “renula”, la soffice sabbia che, durante le piene del Tevere, si depositava sulle sponde, disegnando nuovi confini naturali e dando all’area un aspetto mutevole, come mutevoli sono stati i secoli che hanno trasformato Regola in un crocevia di cultura, arte e artigianato.

Tra i luoghi simbolo di questo rione si erge imponente Palazzo Cenci, che ancora oggi conserva la memoria della tragica vicenda di Beatrice Cenci e della sua famiglia, una storia di dolore e ingiustizia che continua a commuovere e affascinare i romani. Poco distante, Palazzo Farnese, oggi sede dell’Ambasciata di Francia, rappresenta un esempio straordinario di architettura rinascimentale, mentre la vicina Galleria Spada custodisce la celebre finta prospettiva di Borromini, una meraviglia che gioca con lo sguardo del visitatore, trasformando pochi metri in una prospettiva infinita.

Via de’ Giubbonari, ancora oggi animata da botteghe e negozi, è una delle strade più amate per lo shopping, ma un tempo era il cuore pulsante delle attività artigiane, come testimoniano anche via Giulia e Campo de’ Fiori, dove si svolge ancora il mercato più antico e vivace della città, dominato dalla statua severa di Giordano Bruno, arso vivo nel 1600 per le sue idee eretiche.

Fin dal Medioevo, il rione Regola fu il regno dei mestieri legati al fiume: mugnai, tintori, cordai, macellai e conciatori trovavano qui il luogo ideale per le loro attività. Le pelli venivano lavorate lungo le sponde del Tevere, e proprio da queste mani sapienti e operose nacque probabilmente uno dei piatti più celebri della cucina romana: la coda alla vaccinara, simbolo di una tradizione gastronomica semplice ma ricca di sapori autentici.

Ma Regola non è solo storia di lavoro e fatica; è anche culla di personaggi straordinari che hanno segnato il destino della città e della nazione. Tra questi spicca Cola di Rienzo, tribuno di Roma nel Trecento, figlio di mugnai e tavernieri, che sognava una Roma libera e giusta. Qui visse anche Benedetto Cairoli, eroe del Risorgimento, il cui ricordo è legato al civico 113 della piazza che oggi porta il suo nome. E nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, si muove ancora il ricordo affettuoso di San Filippo Neri, conosciuto come “Pippo bbono”, che dedicò la sua vita ai giovani e ai più deboli, trasformando il suo oratorio in un luogo di canti, giochi e speranza. Non meno commovente è la memoria di Goffredo Mameli, autore dell’inno d’Italia, che morì nell’adiacente Ospizio dei Convalescenti e Pellegrini nel 1849, dopo aver combattuto valorosamente per la difesa della Repubblica Romana.

I confini del rione si snodano tra vicolo della Scimia, via delle Carceri, via dei Banchi Vecchi, via del Pellegrino, Campo de’ Fiori, via di Santa Maria del Pianto, piazza delle Cinque Scole e lungo il Tevere, abbracciando un territorio ricco di fascino e memoria. A rappresentarlo, lo stemma con un cervo d’oro rampante su campo turchino, simbolo di nobiltà, eleganza e forza gentile.