Affacciato con discrezione sulle sponde del Tevere, il Rione XII – Ripa custodisce alcuni dei luoghi più iconici e affascinanti della capitale. Qui, tra leggende millenarie e vestigia monumentali, il tempo sembra piegarsi al ritmo delle acque, raccontando una Roma che affonda le sue radici nel mito e si rigenera nel presente.
Il nome stesso del rione evoca il suo legame inscindibile con il Tevere: “Ripa” deriva da Ripa Grande, l’antico porto fluviale della città, un tempo crocevia di merci e culture in transito tra Roma e il mare di Fiumicino. Ufficialmente istituito nel 1921 con una delibera comunale che sancì la nascita dei rioni Testaccio (XX) e San Saba (XXI), Ripa mantenne il cuore antico del territorio, preservandone l’anima storica.
Chi cammina per Ripa non attraversa semplici strade, ma pagine vive di storia. Emblema del rione è senza dubbio il Circo Massimo, il più grande edificio per spettacoli dell’antichità: una gigantesca arena lunga 600 metri e larga 140, capace di accogliere fino a 250.000 spettatori. Fu qui, nella Valle Murcia, che secondo la leggenda Romolo orchestrò il ratto delle Sabine, un evento fondamentale per la sopravvivenza della neonata Roma.
Poco distante, scorre ancora – silenziosa e invisibile – la Cloaca Maxima, capolavoro di ingegneria etrusca risalente al VI secolo a.C., costruita da Tarquinio il Superbo per drenare le acque della città: non è la più antica, ma certamente la più grande condotta fognaria del mondo antico ancora in funzione.
Sul piano spirituale e leggendario, il rione non è da meno: sotto il portico della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, si trova la celebre Bocca della Verità, il misterioso mascherone di marmo che, secondo la tradizione, mordeva la mano ai bugiardi. Ogni anno, migliaia di visitatori – e non solo innamorati – mettono alla prova la loro sincerità davanti a questo volto enigmatico.
Salendo sul Colle Aventino, si entra in una dimensione sospesa tra il sacro e il romantico. Dal Giardino degli Aranci, un vero e proprio balcone su Roma, si gode una delle viste più suggestive della città, in particolare al tramonto, quando le cupole si tingono d’oro e il Tevere si fa specchio del cielo.
Poco distante, in via di Santa Sabina, sorge la Villa Magistrale del Sovrano Ordine di Malta, famoso per uno dei segreti più amati dai romani e dai turisti più attenti: dal buco della serratura del suo portone principale, incorniciata da perfette siepi geometriche, si intravede la cupola di San Pietro, quasi come un’apparizione.
Nel cuore del fiume, l’Isola Tiberina emerge con la sua forma che ricorda quella di una nave. Qui, in epoca romana, si celebrava il culto del dio Esculapio, nume della medicina, e venne costruito un tempio in suo onore. In epoca cristiana vi sorse la chiesa di San Bartolomeo all’Isola, trasformata in ospedale e luogo di accoglienza per i malati.
Famoso è il pozzo all’interno della chiesa, da cui si estraeva l’acqua ritenuta miracolosa. Solo dopo molti anni si scoprì che quelle acque non guarivano, ma, al contrario, erano contaminate e spesso mortali. Il pozzo fu quindi murato, e così è rimasto, come monito alla fiducia cieca e simbolo delle illusioni spezzate.
Nel tessuto urbano di Ripa convivono armoniosamente arte e natura. Tra il Circo Massimo e l’Aventino si apre il Roseto Comunale, un angolo poetico che ospita oltre 1.100 varietà di rose provenienti da ogni parte del mondo. Un luogo ideale per una passeggiata nei mesi primaverili, quando i profumi e i colori avvolgono il visitatore.
Il Rione Ripa è delimitato da una serie di vie storiche: piazza di Monte Savello, via del Teatro di Marcello, via dei Cerchi, piazza di Porta Capena, viale Aventino, via Marmorata e i tratti del Lungotevere Aventino e Pierleoni. Il suo stemma, una ruota bianca su sfondo rosso, richiama lo scalo fluviale che ne fu origine e anima.