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XIV – Rione Borgo: il rione sospeso tra storia e sacralità

A ridosso delle mura vaticane, stretto tra il Tevere e la magnificenza di Piazza San Pietro, il Rione XIV – Borgo racconta una Roma diversa: né puramente sacra, né del tutto profana, ma sospesa in un tempo stratificato, fatto di devozione, architetture imperiali, pellegrinaggi e trasformazioni urbanistiche profonde.

Il nome stesso del rione deriva dal termine sassone burg, che indicava un piccolo insediamento fortificato, separato dal resto della città. Borgo, in effetti, nacque come un luogo a sé, una sorta di anticamera del Vaticano dove pellegrini e viandanti trovavano alloggio e conforto prima di accedere alla Basilica di San Pietro. Ancora oggi, il suo tessuto urbano conserva qualcosa di questa identità “di passaggio”: hotel raccolti, botteghe di articoli religiosi, sartorie specializzate in paramenti sacri, ristorantini che sanno di storia più che di tendenza.

Non a caso, molte sue strade non si chiamano “vie”, ma borghi: Borgo Pio, Borgo Sant’Angelo, Borgo Vittorio… toponimi che conservano la memoria della funzione originale di questi tracciati: accompagnare i passi dei pellegrini verso il cuore della cristianità.

Il Rione Borgo è custode di alcuni dei luoghi più iconici e carichi di significato di tutta Roma. Castel Sant’Angelo, con la sua mole imponente e la sua lunga storia, da mausoleo imperiale a baluardo papale, ospita oggi il Museo Nazionale omonimo e domina l’orizzonte urbano con la sua maestà. Da lì parte il celebre Ponte Sant’Angelo, adornato dalle statue barocche degli angeli realizzate su disegno del Bernini, che accompagna il visitatore – quasi come una processione silenziosa – verso la Basilica di San Pietro.

Proprio accanto, un altro passaggio carico di fascino e mistero: il Passetto di Borgo, detto anche “er Coridore de Borgo”, un corridoio sopraelevato e merlato che collega direttamente il Vaticano a Castel Sant’Angelo. Usato dai papi in fuga durante le invasioni, è il simbolo stesso della commistione tra potere spirituale e strategia difensiva che caratterizza Roma.

Un altro scrigno di memorie è il Complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, risalente al 727 d.C. e sorto sull’area degli antichi Horti di Agrippina Maior. Il complesso, costruito per accogliere i pellegrini sassoni, conserva nei suoi sotterranei resti di mosaici, affreschi e strutture romane. Ancora oggi, visitarlo equivale a compiere un viaggio nel tempo, dal mondo imperiale alla cristianità medievale.

Non lontano da qui sorgeva la leggendaria Meta Romuli, una piramide che – sulla scia della moda egizia esplosa dopo la conquista dell’Egitto da parte di Ottaviano – si credeva fosse la tomba di Remo. Con il suo contraltare, la Piramide Cestia, formava una simbolica opposizione tra i due mitici fondatori della città eterna, in un affascinante intreccio tra mito, architettura e memoria popolare.

Passeggiando per Borgo Pio, all’angolo con via del Campanile, si può ancora notare un piccolo cerchio scolpito nella pietra. A prima vista insignificante, racconta in realtà un episodio fondamentale della vita quotidiana romana: nei tempi di carestia, i fornai riducevano il peso delle pagnotte pur mantenendone il prezzo. Quel cerchio, posto lì per ordine dell’autorità, indicava la misura minima legale del pane: un monito inciso nella pietra contro la frode alimentare e a difesa del popolo.

Tra il 1935 e il 1937, sotto il regime fascista, il Rione Borgo subì una trasformazione radicale: fu demolita la Spina di Borgo, un fitto agglomerato di vicoli e case che si frapponevano tra Castel Sant’Angelo e San Pietro. L’obiettivo era quello di aprire la nuova via della Conciliazione, simbolico raccordo tra il neonato Stato Vaticano e l’Italia.

Con quella demolizione – sebbene molti palazzi siano stati ricostruiti ai lati della nuova arteria – Roma ha perso una delle sue magie più suggestive: l’improvvisa apparizione della Basilica di San Pietro, che si rivelava d’un tratto al viandante, dietro l’angolo di un vicolo o lo scorcio di una finestra. Oggi quel colpo d’occhio è grandioso, ma annunciato. Non più miracolo urbano, ma scenografia.

I confini del Rione Borgo abbracciano alcuni dei luoghi più noti e affascinanti della capitale: da piazza Pio XII a piazza Adriana, da lungotevere Vaticano a via Paolo VI, fino al piazzale della Città Leonina e a piazza del Risorgimento. Una mappa che è anche un atlante di storia religiosa, architettura, arte e identità romane.

Il suo stemma araldico è eloquente: un leone accovacciato davanti a tre monti sormontati da una stella. Si tratta di un riferimento all’emblema di Papa Sisto V, che nel 1586 riconobbe ufficialmente Borgo come XIV rione di Roma. In alcune versioni, i tre monti poggiano su un forziere – simbolo dei tesori vaticani – protetto dal leone. Una perfetta sintesi tra custodia spirituale e potere temporale.