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XV – Rione Esquilino: cuore multiculturale di Roma tra storia millenaria e vita cosmopolita

Disteso sul più alto dei sette colli dell’urbe, l’Esquilino, quindicesimo rione di Roma, è oggi il simbolo vivente della Roma contemporanea che guarda al mondo, pur restando profondamente ancorata alle sue radici storiche. Una passeggiata in questo quartiere significa immergersi in una realtà dove archeologia, spiritualità, architettura ottocentesca e sapori internazionali si intrecciano in modo unico, dando vita a uno dei luoghi più affascinanti e complessi della città eterna.

L’etimologia del nome “Esquilino” resta ancora oggi avvolta nel mistero. Alcuni lo collegano al Castrum Equites Singulares Augusti, ovvero l’accampamento della guardia imperiale a cavallo, mentre altri lo riconducono al termine latino ex-colere – “abitare fuori” – in riferimento al suo antico status di area periferica, situata al di là delle Mura Serviane, e urbanizzata solo con la costruzione delle Mura Aureliane in epoca imperiale.

Tuttavia, è nell’epoca moderna, e in particolare dalla fine dell’Ottocento in poi, che l’Esquilino assume la fisionomia che oggi conosciamo: un rione dinamico, popolare, profondamente urbano e al tempo stesso straordinariamente aperto al mondo. Un vero melting pot culturale, dove ristoranti indiani convivono con pasticcerie cinesi, bazar mediorientali si alternano a drogherie africane, e i profumi dello street food asiatico si mescolano a quelli delle pizzerie romane più veraci.

Il fulcro dell’Esquilino è Piazza Vittorio Emanuele II, la più vasta di Roma, disegnata nel 1870 dall’architetto Gaetano Koch in pieno stile umbertino. I portici monumentali, che la circondano come in un abbraccio solenne, richiamano il modello dei boulevard parigini. Ma il vero gioiello della piazza sono i Giardini di piazza Vittorio, recentemente restaurati, che uniscono estetica romantica, esotismo botanico (grazie a palme, magnolie e un elegante roseto) e presenze archeologiche sparse: dai Trofei di Mario alla Porta Magica, enigmatico portale alchemico carico di misteri esoterici.

In questo “square” all’italiana, bambini, anziani, musicisti e turisti si mescolano ogni giorno in un microcosmo urbano che racconta una Roma diversa: meno da cartolina e più vissuta, autentica e pulsante.

L’Esquilino ospita una straordinaria varietà di siti archeologici e luoghi di culto che ne fanno una delle zone più ricche di stratificazioni storiche della capitale. A cominciare dalla Porta Maggiore, una delle più scenografiche porte delle Mura Aureliane, accanto alla quale sorge il sepolcro del fornaio Eurisace e di sua moglie Atistia: un monumento tanto insolito quanto significativo, che celebra la dignità del lavoro e l’orgoglio artigiano dell’antica Roma.

Al rione appartiene anche la chiesa di Santa Bibiana, prima opera architettonica di Gian Lorenzo Bernini, nonché l’eclettico Teatro Ambra Jovinelli, unico esempio a Roma di teatro costruito in stile liberty, cuore culturale del quartiere e palcoscenico di una programmazione varia e apprezzata.

Tra i tesori meno noti ma imperdibili c’è l’Acquario Romano, oggi sede della Casa dell’Architettura: un edificio monumentale ispirato alle forme classiche che racconta il gusto eclettico di fine Ottocento. Non lontano sorgono anche la Scala Santa e la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, profondamente legate alla storia religiosa della città: la prima, per la tradizione secondo cui fu trasportata da Gerusalemme, la seconda per il suo legame con Elena, madre di Costantino, che qui volle custodire le reliquie della croce.

Una perla nascosta del rione è Villa Wolkonsky, costruita nel 1830 dalla principessa Zenaida Wolkonsky, appassionata mecenate e raffinata intellettuale. La villa, oggi residenza dell’ambasciatore britannico in Italia, è attraversata da trentasei campate dell’acquedotto neroniano, su cui la principessa fece poggiare parte della struttura. Attorno a queste arcate si sviluppò un giardino romantico celebre per le sue rose e per i numerosi reperti antichi, in gran parte provenienti da tombe situate lungo l’acquedotto. Tra i frequentatori di questo rifugio poetico, spicca Nikolaj Gogol’, che qui compose alcuni brani del suo capolavoro Le anime morte.

Nonostante l’aspetto luminoso e cosmopolita, l’Esquilino conserva anche una dimensione più oscura, legata alla sua fama antica di luogo maledetto. In epoca pre-imperiale, era infatti una zona paludosa, malsana, in cui – secondo le leggende medievali – si riunivano maghi, streghe e negromanti per celebrare riti oscuri. Nemmeno la bonifica voluta da Mecenate riuscì a cancellare del tutto questa aura sinistra, che ancora oggi si avverte in certi angoli ombrosi e silenziosi del rione.

I confini del Rione XV toccano alcuni punti nevralgici della città, come piazza di Porta San Giovanni, piazza dei Cinquecento, via Marsala, piazza Santa Maria Maggiore e via Merulana, tracciando un’area ricca di passaggi e trasformazioni.

Lo stemma dell’Esquilino è diviso in due sezioni: in alto, un albero rigoglioso simbolo di rinascita; in basso, tre monti stilizzati che rappresentano i colli Esquilino, Viminale e Celio, il tutto su fondo argento. Un’immagine araldica che riflette bene la doppia natura del rione: radicato nella terra, ma aperto verso il cielo del mondo.