#Arte #Spettacolo

IOSONOVULNERABILE: Tre anni di Estetica della Vulnerabilità si concludono a Roma

la mostra iosonovulnerabile

Domani, alle ore 10:00, il Museo di Villa Altieri ospiterà l’evento conclusivo di IOSONOVULNERABILE, il progetto artistico di Sergio Mario Illuminato che per tre anni ha esplorato la vulnerabilità come forza rigenerativa e chiave di lettura della condizione umana. L’incontro riunirà studenti delle scuole romane, allievi dell’Accademia di Belle Arti, scrittori e rappresentanti istituzionali, segnando l’ultimo capitolo di una narrazione visiva che si è contrapposta all’ideologia contemporanea dell’efficienza e della performance.

Più che una semplice mostra, IOSONOVULNERABILE è stato un laboratorio creativo basato sul dialogo, l’inclusione e la condivisione, un viaggio esistenziale attraverso il linguaggio dell’arte. Nato da un’intuizione di Illuminato, il progetto ha attraversato tre anni di intensa ricerca e sperimentazione, indagando temi come memoria, corpo e trasformazione.

Il cuore pulsante del progetto è rappresentato dagli Organismi Artistici Comunicanti, una serie di pitture-sculture “vive”, realizzate con materiali organici e metallici soggetti a mutazione nel tempo: foglie d’oro, intonaci, ferro ossidato, garza, vetro, cemento e cera. Questi elementi incarnano la fragilità e l’effimero, dando vita a opere che si trasformano, aprendo ferite e crepe che interagiscono con l’ambiente circostante. Un’eredità che richiama artisti come Munch e Yves Klein, reinterpretata in un’estetica che fa della vulnerabilità una risorsa anziché un limite.

A queste opere si affiancano le fotografie della serie Terre Rare, che esplorano le tracce lasciate dall’umanità in luoghi abbandonati, rivelando la bellezza nascosta nelle superfici scalfite e nelle ombre del tempo. Celle, muri e scritte diventano così narrazioni visive di esistenze passate, capaci di interrogare il presente.

L’indagine artistica di IOSONOVULNERABILE ha trovato espressione anche nel cinema con il film Corpus et Vulnus, un’opera visiva che esplora il legame tra corpo e ferita, presenza e assenza, attraverso una grammatica sperimentale che trasforma l’arte in un territorio in cui trauma e resistenza si intrecciano. Il dialogo tra immagini e vulnerabilità si approfondisce ulteriormente in Vulnerare, cortometraggio girato nell’ex Carcere Pontificio di Velletri, un luogo carico di memoria che si trasforma in un racconto visivo sull’umanità e sulla capacità di rigenerazione attraverso la fragilità.

La capacità del progetto di unire linguaggi diversi — pittura, scultura, fotografia, cinema e performance — ha offerto un’esperienza immersiva e multisensoriale, ridefinendo i paradigmi dell’arte contemporanea. Qui, la bellezza non è più un concetto rassicurante e armonico, ma emerge dalla tensione tra dissoluzione e resistenza, rovina e rinascita.

Dopo tre anni di mostre e ricerca, culminati nell’esposizione presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, IOSONOVULNERABILE si chiude come percorso artistico ma si apre come eredità culturale. Ha dimostrato che l’arte può essere un atto di resistenza contro l’oblio, un gesto capace di riattivare la memoria e renderla materia viva. Ha inoltre insegnato che la vulnerabilità non è una debolezza, bensì una fonte inesauribile di creatività, una ferita che genera nuovi linguaggi e nuove possibilità di esistenza.

Nel corso degli anni, il progetto ha ridefinito il rapporto tra arte, memoria e tecnologia, trasformando la vulnerabilità da stigma a risorsa. Le opere hanno indagato il concetto di rovina non come semplice frammento del passato, ma come spazio di ri-significazione, esplorando il delicato equilibrio tra memoria e oblio, distruzione e rigenerazione.

Uno degli aspetti più innovativi di IOSONOVULNERABILE è stato il dialogo con la tecnologia, non intesa come freddo strumento di precisione, ma come veicolo di emozioni ed esperienze sensoriali. L’utilizzo del digitale ha permesso di creare opere in cui i dati si trasformano in vibrazioni visive, sonore e tattili, coinvolgendo lo spettatore in un’interazione attiva. La vulnerabilità si è così rivelata anche nella sua dimensione algoritmica, dimostrando che imperfezioni ed errori sono parte integrante della creatività e della vita stessa.

Il progetto ha inoltre esplorato la memoria come elemento dinamico, trasformando storie custodite in luoghi dimenticati — come l’ex Carcere Pontificio di Velletri e l’ex Carcere del Museo Storico di Villa Altieri — in opere che interrogano il presente attraverso un approccio visivo potente e innovativo.

In un’epoca che associa la forza alla rigidità, IOSONOVULNERABILE ha dimostrato che la vera potenza creativa risiede nell’accettazione della fragilità. Le opere di Illuminato hanno trasformato la vulnerabilità in un varco attraverso cui si manifesta la bellezza dell’incompiuto, dell’imperfetto e del non definito. L’arte, in questo senso, si è fatta testimonianza di un’umanità che non teme di esporsi, oscillando costantemente tra crollo e rinascita.

Il progetto ha inoltre creato una rete di collaborazioni che hanno arricchito il dibattito sull’arte contemporanea e il suo ruolo nella società. Coinvolgendo istituzioni, artisti, curatori e studenti, ha abbattuto le barriere tra discipline diverse, dimostrando che l’innovazione nasce dall’incontro tra saperi differenti.

IOSONOVULNERABILE ha ottenuto il Patrocinio del Parlamento Europeo e della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia, con l’auspicio della Presidenza VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati. Ha inoltre ricevuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero delle Disabilità, della Regione Lazio, della Città metropolitana di Roma Capitale e dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

La produzione esecutiva del progetto è a cura dell’Associazione di Promozione Sociale Movimento VulnerarTe, che ha sostenuto l’iniziativa in questi tre anni di intensa ricerca e sperimentazione.