Fino al 2 marzo, l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma ospita la mostra fotografica “Il colore del silenzio”, firmata da Carlo Verdone e realizzata in collaborazione con la Fondazione Elisabetta Sgarbi e La Milanesiana.
L’esposizione rappresenta un viaggio intimo ed evocativo attraverso le immagini catturate negli anni dal celebre regista e attore. Nuvole, albe e tramonti diventano i protagonisti di scatti che Verdone descrive come “preghiere senza parole”, il frutto di una passione personale che si è tradotta in arte visiva. Le fotografie nascono come una sorta di fuga liberatoria dai ritmi intensi del lavoro, un momento di connessione con un elemento naturale che Verdone definisce irresistibile e al contempo inquietante: il cielo. Attraverso le sue lenti, si esplorano i colori poetici e malinconici del cielo, passando dalla luce più pura alle ombre più cupe e minacciose.
“Siamo estremamente orgogliosi di ospitare questa mostra – ha dichiarato Raffaele Ranucci, Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma – un regalo per la città di Roma e un viaggio sorprendente nell’universo creativo di Carlo Verdone. L’Auditorium conferma così il suo ruolo di spazio privilegiato della cultura romana, capace di celebrare e promuovere l’arte in tutte le sue forme. Quest’esposizione dimostra come l’arte possa creare connessioni profonde e stimolare la curiosità, mostrando un ulteriore lato del talento inesauribile di Verdone. È un percorso che unisce il suo sguardo cinematografico alla sensibilità fotografica, rivelando una dimensione artistica inedita”.
Le fotografie esposte non sono semplici paesaggi, ma una narrazione visiva che si intreccia con l’ispirazione di grandi maestri dell’arte e della musica. Verdone trae ispirazione dalle opere pittoriche di artisti come Luigi Russolo, esponente del futurismo e divisionismo, fino a giganti come Tiepolo, Monet, Turner e Constable, che lo hanno spinto a puntare lo sguardo – e l’obiettivo – verso l’alto.
Accanto all’influenza pittorica, la musica gioca un ruolo fondamentale nel processo creativo di Verdone. Le composizioni elettroniche di artisti come Brian Eno, Philip Glass, David Sylvian e Robert Fripp rappresentano per lui un viaggio sonoro verso la contemplazione, una finestra sul silenzio e la meraviglia del cielo.
Elisabetta Sgarbi, curatrice della mostra, ha voluto sottolineare l’unicità del progetto: “Chi si fosse illuso di vedere “solo” paesaggi potrà sorprendersi nello scoprire che Carlo Verdone sta raccontando i suoi stati d’animo più profondi. Attraverso le forme mutevoli della natura, ci offre una sorta di autobiografia musicale in immagini, una galleria di preludi e fantasie”.
L’ingresso alla mostra è aperto fino al 2 marzo: un invito a perdersi tra le sfumature del cielo e le emozioni di un autore che, ancora una volta, sa sorprendere e commuovere.