Questa sera 24 maggio 2025, alle ore 18, in via Gaetano Casati 27 a Roma, si inaugura MAteriKA, una mostra bipersonale che unisce due voci autorevoli dell’arte contemporanea romana: Maria Grazia Lunghi e Calogero Carbone, in arte Kalos. Due percorsi artistici distinti, ma accomunati da un’urgenza espressiva che mette al centro la sostenibilità ambientale, trasformando la materia di scarto in linguaggio artistico e strumento di consapevolezza.
L’esposizione nasce con una missione chiara: liberare l’arte dall’unico vincolo della bellezza formale per restituirle la sua dimensione pedagogica e civile. In un’epoca dominata dal consumo e dalla produzione incessante di rifiuti, MAteriKA si propone come spazio di riflessione, dove la creatività si fonde con l’etica, e l’estetica si fa portavoce di un cambiamento necessario.
Maria Grazia Lunghi, dopo un inizio accademico, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta abbandona la via canonica della pittura per abbracciare un linguaggio materico fortemente identitario. Nelle sue mani, reperti urbani, oggetti dimenticati, frammenti di quotidianità vissuta tornano a vivere, immersi in campiture di colore denso, corroso, quasi carnale. Le sue opere non rappresentano solo una ricerca formale, ma si fanno narrazione visiva di memorie collettive e individuali, testimonianze silenziose di esistenze marginali e di una condizione umana sempre più spaesata e frammentata. Il suo impegno, riconosciuto a livello nazionale ed europeo, la vede protagonista in numerosi progetti legati alla sensibilizzazione su temi ambientali e sociali, dove l’arte diventa atto politico e civile.
Accanto a lei, Kalos — nome d’arte di Calogero Carbone — porta in mostra la sua personale visione del mondo attraverso il filtro della pareidolia, quel meccanismo inconscio che ci fa vedere volti e forme familiari in nuvole, superfici, macchie. Le sue opere sono complessi assemblaggi tridimensionali, costruiti con oggetti carichi di vita, impregnati di storie, restituiti all’osservatore in una nuova veste, tra suggestione e denuncia. Il colore, elemento strutturale della sua poetica, non è mai mero riempimento, ma vibrazione emotiva, grido silenzioso, trama pulsante di una riflessione più ampia sull’uomo, sulla natura e sull’inevitabile interazione tra i due. Le sue superfici parlano, chiedono di essere esplorate con occhi e mani, offrono uno spunto per rallentare e interrogarsi.
MAteriKA non è una mostra da contemplare passivamente, ma un luogo da attraversare con coscienza. Ogni opera è una testimonianza della possibilità di rinascita, della capacità dell’arte di redimere la materia abbandonata e di trasformarla in significato. Qui il gesto creativo assume un valore profondo: è ricostruzione, è speranza, è denuncia. Non c’è nulla di sterile in queste composizioni, anzi, c’è un’urgenza tattile, una sensualità della rovina che invita a ripensare il nostro rapporto con il consumo e l’ambiente.
In un momento storico in cui la crisi ecologica non è più una minaccia lontana, ma una realtà quotidiana, MAteriKA offre un esempio concreto di come l’arte possa essere non solo specchio del nostro tempo, ma anche strumento attivo di trasformazione. Maria Grazia Lunghi e Kalos ci accompagnano lungo un percorso che parte dai margini delle città, delle coscienze, delle cose, per riportarci al centro di un dialogo necessario tra l’uomo e il mondo che abita.