A cinque anni di distanza dal successo de “La Dea Fortuna”, Ferzan Özpetek torna dietro la macchina da presa con “Diamanti”, un’opera che si configura come un delicato e potente affresco di un universo femminile. Il regista turco-italiano, con la sua inconfondibile sensibilità, costruisce un microcosmo all’interno di una sartoria romana degli anni ’70, dove i fili delle stoffe si intrecciano indissolubilmente con quelli delle vite delle protagoniste.
Il cuore pulsante di “Diamanti” è un cast femminile d’eccezione. Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Mara Venier, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Vanessa Scalera, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Giselda Volodi, Sara Bosi, Loredana Cannata, danno voce e corpo a donne complesse, ognuna con la propria storia, i propri dolori e le proprie speranze. Özpetek regala a ciascuna di loro un momento di luce, un pezzo di narrazione che si unisce armoniosamente al quadro d’insieme. I personaggi maschili, seppur presenti con volti noti come Stefano Accorsi, Vinicio Marchioni e Luca Barbarossa, rimangono sullo sfondo, figure funzionali alla crescita emotiva e narrativa delle protagoniste, perlopiù relegate ai ruoli di mariti violenti, giovani farfalloni e tuttofare alle dipendenze di una donna forte.
La scelta dell’ambientazione negli anni ’70 non è casuale. Özpetek porta sullo schermo una Roma vibrante: il boom cinematografico di Cinecittà, ma anche il rapporto quasi esasperato padrone-operaio, le condizioni del lavoro femminile, le condizioni del proletariato e della medio borghesia, l’emancipazione femminista, ed una ragazza che scappa dalle manifestazioni politiche. Ingredienti che, a più livelli, vivono e convivono in una nuova sfida: confezionare un abito speciale per il nuovo film di una costumista premio Oscar, la restituzione al pubblico di un manifesto sociale della nostra storia.
La sartoria delle sorelle Alberta e Gabriella Canova diventa uno spazio simbolico, una bolla sospesa tra la tradizione artigianale e il progresso inarrestabile di una società in evoluzione. Ogni abito cucito è un pezzo di storia, ogni filo teso racconta un’emozione.
Ciò che rende “Diamanti” un film unico è la capacità di raccontare, in un intreccio neorealistico, microstorie personali che arricchiscono la trama principale. Ogni personaggio è un microcosmo a sé, ma allo stesso tempo parte integrante di un quadro più ampio. Özpetek si inserisce nella narrazione con un cameo che lo vede narratore della propria storia, rompendo la quarta parete e invitando lo spettatore a partecipare a questo viaggio emozionale.
Il regista gioca con la luce, i colori e la musica in modo magistrale. Gli abiti diventano metafore di rinascita e trasformazione, i dettagli delle stoffe raccontano più delle parole. La colonna sonora, come da tradizione nelle opere di Özpetek, accompagna ogni momento chiave, amplificando emozioni e silenzi.
Özpetek dipinge un ritratto vivido e autentico dell’universo femminile, intrecciando melodramma e commedia con eleganza e profondità. Ogni sorriso, ogni lacrima, ogni sguardo delle protagoniste diventa un diamante incastonato nella trama della storia. Un ritratto che pone domande importanti sul ruolo della donna nella società, sul valore delle relazioni umane e sull’arte come mezzo di riscatto e liberazione, celebra la forza delle donne, il potere della creatività e l’importanza di tessere, ogni giorno, i fili della propria esistenza con coraggio e passione.