A 35 anni, Vincenzo Fuoco trova il coraggio di mettersi a nudo davanti alla macchina da presa e raccontare senza filtri la sua storia di dolore e rinascita. Un passato segnato dagli abusi subiti per mano di un dirigente sportivo, che hanno infranto il suo sogno di diventare un calciatore e lo hanno costretto a convivere con una doppia vita, fatta di trasgressione e intimità negate.
Tra il 1998 e il 2005, Vincenzo Fuoco ha vissuto momenti difficili, ma ha saputo rialzarsi, trasformando il dolore in forza. Oggi è un tecnico qualificato del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC, impegnato nell’attività di base e nella tutela dei minori della sua regione. Il suo lavoro è diventato una missione: proteggere i giovani atleti e garantire loro un ambiente sicuro, affinché nessun bambino debba subire ciò che lui ha vissuto sulla propria pelle.
Il suo racconto è un potente atto di denuncia, ma anche un messaggio di speranza. Affrontare il passato e condividerlo con il mondo significa rompere il silenzio e sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema troppo spesso ignorato. La sua storia dimostra che è possibile rialzarsi, ricostruire se stessi e trovare nella protezione degli altri una nuova ragione di vita.
Dice Roberto Orazi, regista del film:
Cattivi Maestri è pensato come un’opera di genere documentario dove si alternano due distinti linguaggi narrativi: il documentario e il re-enactment.
Il documentario è composto dalla testimonianza diretta di Vincenzo Fuoco e dalle persone a lui vicine coinvolte durante gli eventi narrati. L’ambientazione della testimonianza è spoglia di elementi scenografici, illuminata da una fotografia di chiaroscuri netti, a rappresentare un confronto con il suo inconscio.
La parte del racconto filmico è rappresentata dalla messa in scena dei momenti cruciali che rievocano l’incontro del protagonista con il suo predatore. Scene situazionali prive di dialoghi precisi ed interpretate da attori, in cui il sonoro della voce fuori campo del protagonista accompagna la narrazione. In alcune ricostruzioni chiavi Vincenzo è presente come osservatore di sé stesso, fungendo da transizione tra i due piani narrativi.
Le ambientazioni sono rappresentative sia dei luoghi reali in cui si è svolta la vicenda, soprattutto per quanto concerne il tessuto di provincia in cui Vincenzo è nato e cresciuto, sia da una ricostruzione in teatro degli ambienti cardine della sua infanzia. La ricostruzione scenografica è stata realizzata ricercando una aderenza il più realistica possibile, fondamentale per raccontare la fase dell’adolescenza di Vincenzo e le relazioni con la sua famiglia. Inoltre, la resa teatrale è funzionale per mettere in atto una vera e propria operazione meta-cinematografica: il set scenico è rivelato alla camera nei momenti in cui Vincenzo si confronta con i propri ricordi.