


Dal 13 giugno al 31 luglio 2025, via Giulia si fa specchio dell’invisibile
C’è un silenzio che urla nei quadri di Dario Fiocchi Nicolai, una tensione che non si risolve, un richiamo interiore che afferra lo spettatore e lo trascina dentro una scena che non ha tempo né centro. Dal 13 giugno 2025, le sale della Galleria Kayros Contemporary Art in via Giulia accolgono la nuova personale dell’artista romano, intitolata “La vanità dell’assenza”. Un titolo che è già dichiarazione poetica: la mostra, visitabile fino al 31 luglio presso la Kayros Contemporary Arti in via Giulia è come un viaggio pittorico nell’animo umano, nel suo desiderio di apparire e nella sua irriducibile fragilità.
Durante il vernissage – evento atteso non solo dalla scena artistica romana ma da chiunque cerchi un’arte che interroghi profondamente – gli spettatori si troveranno a sostare più che osservare, a sentirsi guardati più che guardare. Ogni opera è un microcosmo di interrogativi: corpi sfaldati e volti tesi, ambienti dai contorni liquidi, bottiglie, bicchieri, mani che si tendono o si ritraggono. Elementi quotidiani che diventano metafora dell’instabilità, del passaggio, della continua negoziazione tra presenza e dissolvenza.
La gamma cromatica è intensa, squillante, ma velata da un’ombra sottile che sembra sempre incombere. I colori accesi e cupi, mai decorativi, sono lo strumento con cui Dario Fiocchi Nicolai delinea il suo teatro umano: rosso sangue e porpora, gialli acidi, verdi lividi, neri profondi che non assorbono ma riflettono una luce interna, inquieta, quasi spirituale. Si ha la sensazione che la pittura non rappresenti, ma evochi, che non racconti storie ma apra possibilità.
C’è un filo che unisce tutte le tele: una ricerca quasi ossessiva dell’interiorità, incorniciata però in scene pubbliche, in situazioni di gruppo, in momenti apparentemente condivisi. Ma dietro ogni sguardo, dietro ogni figura, c’è una solitudine irrisolta, una domanda che non trova eco, un’identità che sfugge. La folla dei vernissage, tema ricorrente nei suoi quadri, diventa qui la metafora perfetta di questo paradosso: essere insieme per sentirsi soli, apparire per essere visti, ma non compresi.
Il pubblico si scopre parte integrante della mostra, perché i volti rappresentati, pur deformati, ambigui, sembrano guardarci con una familiarità inquietante. C’è chi ride, chi beve, chi finge attenzione: la scena della socialità si tramuta in un dramma intimo e collettivo. L’artista non giudica, ma osserva, con quella lucidità che solo l’arte sa mantenere nel disincanto. Le sue tele sono specchi distorti, dove ognuno può intravedere la propria immagine, caricata di quella “vanità dell’essenza” che ci accomuna.
“La vanità dell’assenza” è un invito a fermarsi, sostare, ascoltare, anche il proprio disagio. A percepire il vuoto come spazio fertile, dove l’essere umano può ancora dire qualcosa di vero, anche nella sua più disarmata finzione. Dario Fiocchi Nicolai non cerca il consenso ma lo sguardo attento, non chiede emozione facile ma partecipazione critica.
Visitare la Kayros Contemporary Art in queste settimane significa accettare di entrare in una zona di confine, tra il visibile e l’ineffabile, tra l’intimità e la maschera. Una pittura colta ma accessibile, espressionista ma controllata, dove la narrazione è sempre sospesa, perché ciò che conta è ciò che manca, una sottrazione di sensazioni e paradigmi, che invece aggiunge importanza a ciò che sfugge.
E allora, nel cuore pulsante di via Giulia, in un’estate che promette leggerezza, Dario Fiocchi Nicolai ci regala un’occasione rara: quella di tornare a sentirci vulnerabili. E vivi.
