C’è una cartografia insolita che non segue i meridiani, né si affida ai confini dettati dalla geopolitica. Una geografia dello spirito sportivo, costruita non su rilievi e continenti, ma su storie, aneddoti, imprese e sogni. Si intitola “Lo sport è un mappamondo” l’ultimo libro di Valerio Piccioni, già direttore responsabile della testata Roma Sport Spettacolo, scritto insieme a Leonardo Musio e presentato ieri alla Casa del Jazz di Roma con il coordinamento di Cristian Salvatore Miglietta.
Un’opera corale che ha preso vita da una pluralità di sguardi, “scritta a più mani, a più occhi, più cervelli”, che si propone come un simpatico atlante sportivo, ma è molto più di questo. È una bussola narrativa che guida il lettore in un viaggio attorno al mondo, toccando tutti e 205 i Paesi che hanno partecipato alle Olimpiadi di Parigi.
E ogni tappa toccata di un viaggio immaginario attorno al mondo non è un semplice punto sulla carta, ma l’occasione per raccontare l’identità sportiva, culturale e sociale di una nazione. In ogni scheda nazionale, in poche righe, ma con intensa densità, si susseguono curiosità, episodi poco noti, memorie di atleti e momenti iconici, costruendo una visione globale ed umanista dello sport.
Sfogliando le pagine di Lo sport è un mappamondo, ci si accorge rapidamente di come lo sport non sia un universo separato dalla realtà quotidiana, ma ne costituisca anzi un riflesso costante, spesso doloroso, a volte scomodo, sempre significativo. Un lettore attento, magari abituato a scorrere anche le prime pagine dei quotidiani generalisti, noterà come molte delle storie raccolte nel libro abbiano una sorprendente attualità. È il caso, ad esempio, della scheda dedicata al Belgio, dove trova spazio il ricordo della tragedia dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985: una ferita ancora aperta nella memoria collettiva, tornata sulle prime pagine dei giornali proprio ieri, nel giorno del suo anniversario. Ma anche nella sezione sull’Algeria, il libro intercetta, ad esempio, un tema oggi al centro del dibattito sportivo e civile: quello dell’atleta Imane Khelif, esclusa dalle Olimpiadi di Parigi, oggi di nuovo protagonista della cronaca per via delle nuove linee guida introdotte dalla World Boxing sulla definizione del genere, che rischiano di estrometterla definitivamente dalle competizioni. Questi intrecci tra le storie raccolte nel libro e l’attualità giornalistica dimostrano con forza quanto lo sport sia presente ogni giorno nella nostra vita, non solo nei risultati e nei record, ma nelle sue implicazioni etiche, sociali, identitarie. Lo sport è un mappamondo non è solo una raccolta di curiosità: è un diario aperto sul mondo, uno strumento vivo, capace di offrire spunti per comprendere meglio la realtà che ci circonda.
Tanti gli ospiti presenti alla presentazione alla Casa del Jazz presso la sede dell’Associazione Ossigeno per l’informazione, tanti atleti nazionali ed internazionali, oltre all’Assessore Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma Capitale che ne ha firmato la prefazione, anche tanti giornalisti ed amici della Corsa di Miguel, l’evento sociale sportivo che da maratona sportiva è diventato un processo socio educativo che coinvolge scuole ed istituzioni.
La presentazione si è svolta in un clima disteso, animato da interventi appassionati e dalla presenza calorosa di giornalisti e del pubblico, accorso numeroso, attratto dal fascino dell’iniziativa.
Valerio Piccioni ha raccontato come l’idea del libro sia maturata negli anni, dopo una precedente pubblicazione incentrata su Roma e l’atletica. Ma è stato il fermento delle Olimpiadi di Parigi a fornire l’occasione ideale per trasformare un sogno in realtà. “Volevamo raccontare il mondo attraverso lo sport,” ha detto Piccioni, “e il mondo ci è venuto incontro con le storie dei suoi atleti, dei suoi giovani, delle sue sfide”.
Il volume, distribuito gratuitamente, con un gesto che non è solo simbolico ma profondamente coerente con lo spirito del volume: rendere accessibile a tutti il racconto dello sport come bene collettivo e patrimonio culturale, non si limita all’aneddotica, ma offre anche uno sguardo critico e approfondito.
Ogni racconto è il punto di partenza per riflettere su cosa rappresenti davvero lo sport, in ogni latitudine. È per questo che “Lo sport è un mappamondo” ha trovato una seconda casa anche nelle scuole: il libro sarà presente in aula, accompagnato da seminari omonimi, con l’intento di stimolare ragazzi e ragazze alla riflessione sui valori della competizione leale, dell’inclusione, della perseveranza.
“Abbiamo visto studenti emozionarsi ascoltando storie di atleti della loro età, provenienti da angoli del mondo che forse nemmeno conoscevano”, ha raccontato Musio. “È lì che capisci che il libro sta già camminando da solo”.
L’impianto grafico del libro è vivace e accessibile grazie alle illustrazioni di Laura Re ed una imostazione grafica di Sabrina Pendenza: mappe tematiche, inserti statistici, fotografie evocative e schede brevi ma incisive accompagnano la narrazione. Le mappe non coprono tutti i 205 Paesi, ma offrono una selezione significativa, con un’attenzione particolare ai Paesi più rappresentati a Roma, sia alle Olimpiadi che alle Paralimpiadi. Proprio il mondo paralimpico occupa una posizione di rilievo nel libro: viene esplorato con rispetto e partecipazione, mettendo in luce la fatica, la passione e il coraggio degli atleti, testimoni autentici del significato più profondo dello sport.
L’Italia è osservata con uno sguardo affettuoso e capillare: una storia per ciascuna delle venti regioni compone una sezione dedicata, in cui la narrazione si fa quasi paesaggistica. Spiccano racconti di atleti poco noti ma emblematici, eventi curiosi, e simboli urbani, come il murales sul Lungomare di Catania dedicato a Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello Sport. Questi inserti regionali contribuiscono a comporre una mappa affettiva del nostro Paese, fatta di sport di provincia, passioni popolari e piccole grandi imprese.
Accanto alle storie, anche i numeri hanno il loro spazio. Una sezione del libro è dedicata alle statistiche, come quelle sulle maratone con il maggior numero di partecipanti al traguardo: Londra, New York e Roma svettano come simboli della corsa globale, diventando esempi concreti di come lo sport possa essere vissuto come rito collettivo e accessibile. Da non perdere anche il “mappamondo della Serie A”, che raccoglie le storie degli stranieri nel campionato italiano: una geografia alternativa che racconta come il calcio sia stato – e continui ad essere – un veicolo di integrazione e contaminazione culturale.
La vocazione pedagogica dell’opera è chiara: non c’è moralismo, ma un desiderio profondo di trasmettere, soprattutto ai più giovani, la complessità positiva del mondo attraverso lo sport. È un libro che insegna senza pontificare, che informa senza appesantire, che stimola la curiosità, il confronto e il senso critico. “Lo sport è una lente, e noi vogliamo aiutare a metterla a fuoco”.














