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Giorgia a Sanremo: un viaggio tra presente e passato nella musica romana

Giorgia Todrani

Giorgia Todrani

foto: Riccardo Piccioli

Giorgia torna sul palco del Festival di Sanremo, confermando ancora una volta il suo ruolo di icona della musica italiana. La sua voce inconfondibile, capace di toccare corde profonde dell’anima, non è solo il risultato di un talento naturale, ma anche di un percorso fatto di passione, sacrifici e notti trascorse a cantare nei locali di Roma, accanto al padre Giulio prima, Marco Rinalduzzi poi, quando il sogno di calcare i palchi più prestigiosi sembrava ancora lontano.

Negli anni ‘90, Roma era una città che respirava musica in ogni angolo. Non era solo la capitale di grandi eventi e concerti internazionali, ma anche un laboratorio creativo dove le sonorità prendevano vita in piccoli club, tra fumo di sigarette, amplificatori scaldati e pubblico affamato di note autentiche. Giorgia, prima di diventare l’artista amata da milioni di persone, si esibiva con il gruppo Io Vorrei la Pelle Nera, portando il soul, il funk e il blues nei cuori di chi aveva la fortuna di ascoltarla dal vivo tra una birra e l’altra.

Era il periodo di Herbie Goins, era il periodo di Roberto Ciotti, di un nascente Alex Britti, dei Mad Dogs, Bluestaff, Sei Suoi ex, gli Statico Dinamico, ma anche di locali di musica vera e fragrante, Uonna Club tra tutti e rassegne al Castello.

Erano tempi in cui bastava una serata al Big Mama per sentirsi parte di qualcosa di più grande, tra jam session improvvisate e artisti che condividevano la stessa sete di espressione e spesso gli stessi musicisti. Il Fonclea, con la sua atmosfera intima, era un rifugio per chi amava la musica suonata con il cuore, mentre l’Alpheus rappresentava il lato più energico e sperimentale di quella scena, un luogo dove la musica non aveva confini e tanti, tanti altri posti di magia musicale, impossibile elencarli tutti. Roma era una città viva, in cui ogni locale raccontava una storia e ogni voce portava con sé un pezzo di futuro.

Rivedere oggi Giorgia, la “Scrocchiazeppi” dai capelli riccissimi, su un palco come quello di Sanremo, lo stesso palco dove 30 anni fa è esploso il successo al grande pubblico è un tuffo in quella nostalgia dolceamara. La sua evoluzione artistica ha attraversato decenni, ma in ogni nota si può ancora sentire l’eco di quelle prime esibizioni, di quelle notti romane cariche di sogni e ambizioni. La sua presenza al Festival non è una celebrazione del presente, ma anche è anche un forte omaggio a quegli anni in cui la musica era un ponte tra l’intimità di un locale e la grandezza di un palcoscenico nazionale.

Giorgia porta con sé non solo la sua straordinaria carriera, ma anche il ricordo di una Roma musicale che ha saputo crescere talenti straordinari, in un’epoca in cui bastava una chitarra, una voce e un piccolo palco per far nascere qualcosa di eterno, una vera e propria Cura per me.