Al Festival di Sanremo 2025 c’è anche il principe di Roma, o forse sarebbe più corretto dire uno dei Sette (777) Re. Tony Effe, all’anagrafe Nicolò Rapisarda, approda sul palco dell’Ariston dopo un anno straordinario, che lo ha consacrato definitivamente come icona urban contemporanea. La sua Sesso e Samba, in collaborazione con Gaia, è stata una delle hit più ascoltate dell’estate, il suo personaggio è spesso divisivo, ma il pubblico lo segue con attenzione, tra critiche e adorazione.
Tony Effe arriva a Sanremo da outsider, chiamato forse più per la sua enorme popolarità che per una reale tradizione festivaliera. Eppure, con la sua Damme ‘na mano, dimostra di saper giocare il ruolo, portando con sé Roma, la sua estetica e la sua storia, mescolando influenze classiche e contemporanee.
Il brano sanremese di Tony Effe non poteva che parlare d’amore. Ma il suo concetto di amore è più ampio: non solo per una donna, ma anche per uno stile di vita, per le strade della città eterna, per le periferie pasoliniane, che fanno da sfondo alla sua narrazione. «Non c’è argomento oltre l’amore, non c’è nient’altro da cantare», diceva Franco Califano in un cameo del 2019 con la nuova scuola rap romana. Tony Effe cita proprio lui, il poeta della Roma dolce e sregolata, omaggiando la grande canzone italiana e le sue radici.
Ma oltre al Califfo, l’omaggio va anche a Lando Fiorini, con il titolo del brano che richiama la sua storica Damme ‘na mano. E poi, tra le righe, l’iconografia del cinema criminale, con riferimenti a Tony Montana, Pablo Escobar e Il Padrino, trasfigurati in un’estetica che ormai è diventata uno standard della romanità contemporanea.
L’ingresso nella prima serata del festival di Tony Effe sul palco dell’Ariston è studiato nei minimi dettagli. Come Achille Lauro, anche lui veste Gucci, sfoggiando un doppio petto bianco immacolato. Un’eleganza da crooner d’altri tempi, ma con un dettaglio che rompe l’illusione: un guanto bordeaux, a ricordare che dietro l’apparenza c’è sempre un’anima ribelle. I tatuaggi scompaiono sotto il fondotinta, la figura è quella di un dandy metropolitano che si rifà alle grandi icone dello spettacolo e della malavita cinematografica (ahh quel guanto rosso in pelle…. ndr).
Prodotta da Drillionaire, Damme ‘na mano è un brano che gioca con la nostalgia e la contemporaneità. Roma è ovunque, sia nel testo che nell’ispirazione musicale. Il brano flirta con il fado, il flamenco e la melodia classica italiana, mentre un bridge dal sapore rap lo riporta alle radici urban del cantante.
Non cambierà la storia del Festival né della discografia, ma è una canzone che si lascia ascoltare e che trova il suo senso come performance situazionista: un mix di romanticismo e strada, un esercizio di stile che si fa dichiarazione d’identità.