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Renato Mambor torna protagonista a Villa Torlonia con Tappezzamento a pezzi

Tappezzamento di Renato Mambor

Un capolavoro restaurato che racconta l’arte, la memoria e la Roma degli anni Sessanta

Nella suggestiva Sala da Ballo del Casino Nobile, all’interno dei Musei di Villa Torlonia, dal 29 maggio al 14 settembre 2025 i visitatori potranno vivere un’esperienza immersiva con Tappezzamento a pezzi, imponente opera di Renato Mambor, presentata al pubblico dopo un accurato intervento conservativo. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si inserisce in un più ampio progetto di tutela e valorizzazione dell’arte contemporanea, reso possibile dalla collaborazione con la Fondazione Paola Droghetti Onlus e l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR). I servizi museali sono a cura di Zètema Progetto Cultura.

Realizzato nel 1993 con tecnica mista su legno, Tappezzamento a pezzi è un’opera composta da sette elementi (250×350 cm), ciascuno differente per forma e trattamento pittorico. Acquisita nel 1999 dalla Sovrintendenza Capitolina in seguito alla partecipazione dell’artista alla rassegna Lavori In Corso negli spazi della ex Birra Peroni, rappresenta un unicum nel percorso artistico di Mambor e un momento cruciale del suo ritorno alla pittura dopo anni di intensa attività teatrale.

Il restauro, condotto all’interno dell’ICR grazie a una borsa di studio sostenuta dalla Fondazione Paola Droghetti, ha assunto un valore che va ben oltre l’aspetto tecnico. L’intervento ha permesso di riflettere sul ruolo dell’arte contemporanea nel patrimonio pubblico e sulle sfide metodologiche che comportano i materiali e le tecniche non convenzionali, spesso tipici del secondo Novecento.

Il contributo dell’Archivio Mambor e in particolare della moglie dell’artista, Patrizia Speciale, è stato decisivo per ricostruire con rigore filologico la disposizione originale dei sette pannelli, rispettando lo schema compositivo previsto dallo stesso Mambor. La ricostruzione dell’allestimento, realizzata grazie a un lavoro congiunto tra la Sovrintendenza, l’ICR, la storica ditta Cantagalli (specializzata in telai e cornici per artisti romani) e la testimonianza di Biagio Fersini, assistente dell’artista negli anni Novanta, ha restituito all’opera la sua originaria intensità percettiva.

Tappezzamento a pezzi si offre oggi al pubblico come esperienza visiva e concettuale: un puzzle di segni e superfici che invita a una ricomposizione mentale, emozionale, immaginativa. Un invito ad “osservare l’osservazione”, come amava dire Mambor, che nella sua poetica ha sempre indagato il confine tra immagine e percezione.

L’esposizione si inserisce in un percorso ormai consolidato di collaborazione tra pubblico e privato, che ha già portato negli anni a interventi significativi su opere di grande valore appartenenti al patrimonio capitolino. Si ricordano, tra gli altri, il restauro di Goldfinger Miss di Mario Ceroli, delle Due teste colossali e del Mosaico della Real Casa dei Musei Capitolini, del ritratto di Donna Franca Florio al Museo Pietro Canonica, della Pendola Urania al Museo Napoleonico e del Pastore in terracotta di Arturo Martini alla Galleria d’Arte Moderna.

In tutti questi casi, la partecipazione della Fondazione Paola Droghetti Onlus ha rappresentato un modello virtuoso di mecenatismo culturale, in grado di affiancare l’azione pubblica in progetti di restauro e valorizzazione, spesso trasformandoli anche in occasioni di ricerca, formazione e divulgazione.

Renato Mambor (1936–2014), figura emblematica della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, è stato uno degli artisti più originali della scena romana dagli anni Sessanta in poi. Dopo una parentesi come attore e cartellonista cinematografico, partecipò anche a La dolce vita di Fellini – Mambor esordì nel 1959 e divenne presto una delle voci più significative della nuova figurazione italiana.

Attraverso sagome bidimensionali, simboli urbani, timbri e segnali stilizzati, Mambor ha interrogato le icone della comunicazione di massa, anticipando molte riflessioni legate alla cultura visiva contemporanea. Negli anni Settanta si dedicò al teatro, fondando il Gruppo Trousse e curando in prima persona tutti gli aspetti delle messe in scena. Il ritorno alla pittura negli anni Ottanta portò alla nascita di opere che univano l’attenzione per la scena e la percezione al rigore concettuale.

Tappezzamento a pezzi è figlio di questa fase, e lo dimostra nel suo invito a guardare oltre la superficie, a connettere frammenti per costruire senso, a leggere l’arte come spazio aperto e inclusivo.Ad accompagnare l’allestimento, due importanti strumenti di approfondimento: un video documentario realizzato da Edoardo Mariani e Francesco Scognamiglio, prodotto dalla Fondazione Paola Droghetti Onlus, e il volume Tappezzamento a pezzi. Un’opera di Renato Mambor. Studi e restauro, a cura di Federica Pirani e Angelandreina Rorro, edito da Gangemi Editore, che raccoglie saggi e contributi critici sul lavoro dell’artista e sulla metodologia adottata per il restauro.