Questa sera, alle ore 20, il Teatro Argentina si prepara ad accogliere un evento straordinario: un tributo ad Andrea Camilleri in occasione del centenario dalla sua nascita. Una serata intensa, carica di memoria, affetto e riconoscenza per una figura che ha attraversato il Novecento e i primi decenni del nuovo millennio lasciando un’impronta incancellabile nella letteratura, nella televisione, nel teatro e nella cultura italiana.
L’omaggio, realizzato in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri e il Comitato nazionale Camilleri 100, si avvale della regia di Ennio Coltorti, della progettazione artistica di Felice Laudadio e delle musiche di Roberto Fabbriciani, e vedrà protagonisti sul palco alcuni tra i più noti attori italiani che si sono formati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Tra questi, Maria Luisa Bigai, Benedetta Buccellato, Margherita Buy, Giuseppe Dipasquale, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina, Marco Presta, Enrico Protti, Sergio Rubini, Francesco Siciliano e Massimo Venturiello: volti amati dal grande pubblico che tornano sul luogo della propria formazione per rendere omaggio a uno dei loro maestri ideali.
Non tutti sanno, infatti, che molto prima di diventare lo scrittore tradotto in oltre quaranta lingue, Andrea Camilleri fu un giovane studente di regia proprio all’Accademia, dove avrebbe poi insegnato per anni, contribuendo alla crescita di generazioni di artisti. La serata vuole essere anche questo: un ritorno alle origini, un ponte tra le prime lettere inviate a casa e le pagine dei romanzi che avrebbero incantato milioni di lettori. Quelle lettere, oggi raccolte nel volume Vi scriverò ancora (Sellerio), curate da Salvatore Silvano Nigro, restituiscono il ritratto vivo e sorprendente di un giovane uomo che, tra mille difficoltà economiche e logistiche, si aggrappa con passione alla propria vocazione teatrale. Lontano da casa, Camilleri si arrangia come può: cerca stanze, si adatta, lavora, lava i propri abiti e soprattutto studia. Studia con ostinazione, consapevole che ogni sacrificio è necessario per costruire la propria strada.
«Un moderno Robinson Crusoe», lo definisce Nigro, e basta questa immagine a evocare la tenacia e l’ironia di un autore che ha fatto del racconto una forma di resistenza e di verità. Camilleri non ha mai smesso di inventare, anche quando raccontava se stesso. Ed è questo spirito che si vuole evocare al Teatro Argentina: non un semplice ricordo celebrativo, ma la restituzione scenica di un percorso esistenziale e creativo unico, in cui il teatro è radice e matrice, inizio e ritorno.
La presenza sul palco di attori che hanno incrociato Camilleri nei corridoi dell’Accademia o che, grazie a lui, hanno imparato a sentire la lingua come materia viva e teatrale, è in sé una dichiarazione d’amore. Ogni voce, ogni monologo, ogni lettura sarà un tassello di questo mosaico che parla di dedizione, di arte, di italianità. Non mancheranno momenti commoventi, frammenti ironici, incursioni letterarie e testimonianze dirette: il tutto orchestrato con eleganza e rispetto, in un’architettura scenica che rifiuta l’enfasi per restituire umanità.