Un omaggio potente e contemporaneo al poeta delle periferie nella rassegna “Una disperata vitalità”
A cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, la sua voce torna a vibrare con forza attraverso il linguaggio del teatro e della musica. Martedì 4 novembre 2025, alle ore 21, il Teatro del Lido di Ostia ospita “Il sogno di una cosa”, spettacolo di e con Elio Germano e Teho Teardo, liberamente tratto dal primo romanzo dell’autore friulano. L’appuntamento si inserisce all’interno della rassegna “Una disperata vitalità”, ideata da Fabio Morgan, organizzata da Velvet Movie e promossa da Roma Capitale – Municipio X in collaborazione con Zètema Progetto Cultura: un percorso che intreccia poesia, musica e teatro per raccontare l’eredità umana e politica di uno dei più grandi intellettuali del Novecento.
Prodotto da Pierfrancesco Pisani per Infinito e Argot Produzioni, in coproduzione con la Fondazione Teatro della Toscana e con il contributo della Regione Toscana, “Il sogno di una cosa” porta in scena il realismo poetico e struggente di un Pasolini giovane, visionario e lucido nel descrivere le contraddizioni del proprio tempo. Ambientato nel Friuli del dopoguerra, il romanzo racconta la storia di tre ragazzi che cercano di emanciparsi dalla miseria contadina attraverso l’emigrazione e la speranza, finendo schiacciati da un mondo che promette libertà e riscatto, ma che si rivela spietato nel suo nuovo ordine economico e sociale.
Nel racconto di Germano e Teardo, la parola diventa materia viva, intrecciandosi con la musica in un tessuto emotivo in cui la voce si fa corpo e il suono diventa memoria. La lettura scenica si trasforma così in un’esperienza immersiva: Germano dà vita ai personaggi di Pasolini con la consueta intensità interpretativa, mentre il tappeto sonoro creato da Teardo amplifica le atmosfere del testo, costruendo un dialogo costante tra la prosa e la melodia. Il risultato è un racconto che unisce l’urgenza politica all’intimità poetica, restituendo al pubblico l’anima più profonda di Pasolini.
Ma “Il sogno di una cosa” è anche una riflessione sull’oggi, un ponte fra passato e presente. Pasolini, che nel romanzo raccontava di italiani costretti a fuggire all’estero in cerca di lavoro e dignità, ci parla da un tempo che sembra il nostro. In un sorprendente rovesciamento storico, Germano e Teardo mettono in luce come quella stessa frontiera, attraversata allora da chi cercava una vita migliore, oggi sia percorsa in senso opposto da chi fugge verso l’Italia, in cerca di sopravvivenza. Il parallelismo fra i giovani friulani del dopoguerra e i migranti contemporanei diventa un grido universale contro le ingiustizie sociali e le disuguaglianze che continuano a segnare il destino dei popoli.
La rassegna “Una disperata vitalità”, che prende il titolo da una celebre raccolta poetica di Pasolini, propone tre spettacoli che esplorano la sua visione con linguaggi differenti, unendo poesia, musica e teatro civile. Dopo l’inaugurazione con Germano e Teardo il 4 novembre, il percorso proseguirà sabato 22 novembre con “Accattone agli Ater”, firmato da Fabio Morgan e Ariele Vincenti, per poi concludersi domenica 23 novembre con “Il cielo in una stanza”, scritto e diretto da Fabio Morgan. Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito, in un segnale di apertura e partecipazione collettiva, coerente con lo spirito pasoliniano di cultura condivisa.
Elio Germano, uno degli attori più premiati e intensi del panorama italiano, porta in scena la sua consueta profondità interpretativa. Sei David di Donatello, un Orso d’Argento al Festival di Berlino, tre Nastri d’Argento e il premio per il miglior attore a Cannes 2010 ne confermano la statura artistica. Al suo fianco, Teho Teardo, compositore e sound designer di fama internazionale, vincitore del David di Donatello e del Premio Ennio Morricone, noto per le collaborazioni con registi come Paolo Sorrentino, Marco Bellocchio e Daniele Vicari, e per i suoi progetti multidisciplinari che intrecciano musica, fotografia e teatro.
Con “Il sogno di una cosa”, i due artisti firmano un tributo profondo, civile e poetico a Pier Paolo Pasolini, restituendo al pubblico la potenza intatta della sua parola e la sua capacità di leggere l’animo di un Paese. In un’epoca in cui i confini, materiali e morali, tornano a essere terreno di scontro, Pasolini continua a interrogare la nostra coscienza collettiva con la stessa forza di cinquant’anni fa.
