C’è un filo sottile che unisce il rione popolare del Trullo a Roma con i riflettori di Milano, un percorso fatto di risate, battute, televisione, ma anche di sogni rincorsi e cadute affrontate con il sorriso. È su questo filo che cammina Lo chiamavano Scintilla, lo spettacolo scritto e interpretato da Gianluca Fubelli, meglio noto al grande pubblico con il nome d’arte che ormai è sinonimo di comicità genuina: Scintilla. Il 12 maggio 2025 il Teatro De’ Servi di Roma si trasformerà in un salotto confidenziale, dove il pubblico sarà invitato a entrare senza barriere nella vita di un artista che ha fatto dell’ironia la sua cifra stilistica e della verità il suo carburante più autentico.
Nato e cresciuto nel quartiere del Trullo, tra marciapiedi ruvidi e amicizie sincere, Fubelli porta in scena i ricordi di un’infanzia che profuma di strada e di sogni grandi. “Volevo fare l’attore” confessa tra una risata e l’altra, ma il desiderio non si ferma a un’affermazione: è la miccia che lo spinge a lasciare Roma per inseguire una carriera a Milano. Qui, tra audizioni, palchi piccoli e luci abbaglianti, inizia la sua avventura con i Turbolenti, il gruppo comico che lo lancia nel mondo dello spettacolo. Poi arriva la consacrazione televisiva con Colorado, dove Scintilla conquista il pubblico con la sua comicità diretta, surreale, capace di strappare risate e al tempo stesso di raccontare qualcosa di sé.
Ma Lo chiamavano Scintilla non è solo uno spettacolo comico. È un bilancio personale che si fa narrazione universale, dove l’ambizione del David di Donatello e dell’Oscar sfuma nel disincanto di chi, pur non avendo toccato certe vette, ha saputo comunque vivere una carriera piena e autentica. È il ritratto di un uomo che ha fatto del ridere una professione seria, scavando nei propri sogni con la leggerezza di chi sa che il vero successo è continuare a crederci.
Sul palco, a rendere la serata ancora più dinamica e imprevedibile, ci saranno due ospiti d’eccezione: Giulio Cesare e Romolo Printz, alter ego stravaganti e irresistibili, che affiancheranno Scintilla in questo viaggio tra passato e presente, realtà e invenzione, comicità e confessione. Con loro, lo spettacolo si tinge di varietà, diventa un carosello di personaggi e situazioni che amplificano il tono scanzonato e affettuoso del racconto.
A rendere speciale Lo chiamavano Scintilla è proprio la sua capacità di alternare la risata al ricordo, l’aneddoto alla riflessione. È uno spettacolo che non ha paura di mostrarsi imperfetto, proprio come la vita che racconta. Gianluca Fubelli non cerca il mito, ma la condivisione. E ci riesce benissimo: perché in fondo, dietro il comico c’è sempre stato l’uomo, e oggi quell’uomo si prende la scena con una sincerità che disarma.