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“Noi Giuda”: al Teatro Parioli Costanzo di Roma, Massimo Ghini riscrive il destino del traditore

Massimo Ghini

Massimo Ghini

Fino al 18 maggio 2025, il Teatro Il Parioli Costanzo di Roma accoglie una delle proposte teatrali più originali e provocatorie della stagione: “Noi Giuda”, spettacolo che vede protagonista un intenso Massimo Ghini nei panni, in un elegante smocking per meglio dire, di un Giuda Iscariota sorprendente e mai visto prima. Un’interpretazione che rovescia i luoghi comuni e invita a una riflessione profonda e ironica su fede, tradimento e destino.

In scena, con una scenografia minimalista che in realtà esalta l’uomo solo al centro del palco, Ghini dà voce ad un Giuda umano, lucido, appassionato, che rompe il silenzio millenario per offrire al pubblico la sua versione dei fatti. Una narrazione nell’immaginario, mai irriverente ma tutt’altro che scontata, che smonta con intelligenza e sarcasmo secoli di giudizi, o anche pregiudizi sommari e di racconti reinterpretati nel corso dei secoli.

Giuda non si sottrae al peso del gesto che l’ha reso simbolo del tradimento per eccellenza, ma lo racconta con sfumature che ne rivelano la complessità morale e la profonda ambiguità esistenziale.Il monologo si muove tra tensione drammatica e guizzi d’ironia, portando sul palco un personaggio carico di umanità, che non cerca assoluzioni ma comprensione.

Giuda parla dei trenta denari, della sua delusione verso un Messia troppo umano, del tormento che ha accompagnato ogni istante successivo al suo gesto. Ma soprattutto, suggerisce che il suo ruolo fosse parte di un disegno più grande, di una volontà divina che l’ha collocato lì dove nessun uomo vorrebbe trovarsi: al crocevia tra verità e necessità.

Una padronanza scenica quella di Massimo Ghini ed una rara capacità di modulare tono e ritmo, offre un’interpretazione intensa e vibrante, in cui convivono l’autoironia del testimone scomodo e la malinconia di chi ha amato senza essere capito. una interpretazione vocale che si alterna tra tenero e profondo, tra rabbioso ed emozionato, un ciclo mai regolare che dona ad monologo l’oppoertunità di non risultare noioso, ma scandito dai ritmi e dall’attenzione del pubblico che è chiamato a guardare oltre la condanna, ad ascoltare senza pregiudizi, a mettere in discussione le narrazioni consolidate.Un pubblico non fossilizzato alle letture domenicali, ma senza dubbio parte attiva ed integrata nella logica della narrazione.