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Sull’orlo dell’amore: al Teatro India “Come nei giorni migliori” di Diego Pleuteri

Fino al 25 maggio, le luci del Teatro India si abbassano per accogliere Come nei giorni migliori, un’intensa e delicata produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, firmata dalla penna del giovane drammaturgo Diego Pleuteri e diretta con tocco personale da Leonardo Lidi. Sul palco, Alessandro Bandini e Alfonso De Vreese danno voce e corpo a una coppia che – pur nell’anonimato delle iniziali A e B – racconta l’universale e mutevole storia dell’amore.

Non importa chi siano A e B. Ciò che interessa davvero è il loro sentire: un intreccio di emozioni, fraintendimenti, abitudini e piccoli oggetti che compongono il mosaico di ogni relazione. L’amore qui non ha bisogno di nomi propri: è un sentimento fluido, che trova nel non-detto e nel gesto quotidiano la sua più sincera rappresentazione. Lo spettacolo procede in bilico tra tenerezza e tensione, tra attimi di disarmo emotivo e improvvisi slanci di rabbia o passione, come in una danza mai perfettamente coordinata, e proprio per questo profondamente umana.

«Il teatro non può avere paura», afferma Leonardo Lidi. Una dichiarazione di poetica che è anche una chiamata al coraggio creativo, alla fiducia come fondamento della creazione artistica. In questo senso, Come nei giorni migliori è figlio di una scelta ardita, di una volontà di raccontare l’amore senza risposte, con lo sguardo aperto e sospeso sull’inspiegabile.

La drammaturgia di Pleuteri si muove su un filo sottile, quello che separa la parola dal silenzio, il gesto dal significato. «Cos’è l’amore?» – si chiede l’autore – ed è una domanda che volutamente rimane senza risposta. L’obiettivo non è spiegare, ma sfiorare, evocare. L’amore tra due uomini, dichiaratamente “non politico ma umano”, viene raccontato come potrebbe esserlo qualunque legame: non conta il genere, conta la sostanza.

La scenografia, essenziale e suggestiva, accompagna senza invadere. I dettagli scenici – una tazza dimenticata, una camicia stropicciata, una porta che si apre e si chiude – diventano simboli di un’intimità fragile ma tenace. I due protagonisti si rincorrono in scena come su un campo da paddle, come suggerisce la metafora di Lidi, rimbalzando fra speranze e delusioni, slanci e ritrosie. Un amore che si costruisce e si sgretola nello stesso tempo, tra le pieghe della quotidianità.