La prima volta che mi è capitato di conoscerlo era stata preceduta da una domanda: “ma sarà vero?”. Sarà vero che a 90 anni c’è un tizio che si allena, gareggia, parla di mezze maratone e maratone come se avesse abolito la carta di identità? Vero, verissimo. Antonio Rao era ed è un vero miracolo sportivo, o forse no, è semplicemente la dimostrazione che i record non sono soltanto quelli altisonanti che siamo abituati a celebrare. Gareggiò quell’anno, era il 2023, nella Corsa di Miguel, e poi lo rividi anche alla Roma-Ostia dove fu “adottato” da due incuriositi campioni, Massimiliano Rosolino e Andrea Lo Cicero. Prima aveva festeggiato il suo compleanno. Poi il record della m aratona di Roma percorsa in 6 ore, 14 minuti e 44 secondi, primato master per la sua categoria di età. Anche a marzo una nuova impresa con un tempo di poco superiore alle 6 ore e 44 minuti, tanto da arrivare pure sul sito del Cio che ha raccontato la sua storia. E oggi è stato premiato al Foro Italico, da Giovanni Malagò e Stefano Mei, presidente del Coni e della Fidal, per le sue imprese di novantaduenne.
Rao ha anche una bella parlantina, in fondo i suoi discorsi somigliano alle sue falcate: brevi ma frequenti. E allora eccolo a parlare della Calabria e della sua Polistena, e di come tutto cominciò ma 14 anni, una corsa per “acchiappare un amico che non riuscivo mai a prendere”. E poi la guerra, e Roma, e Primavalle, e il lavoro da calzolaio. E questi allenamenti, tanti passettini che diventano decine di chilometri, la sensazione di uno che costruisce qualcosa mattone dopo mattone: all’inizio dici chissà quando finirà, ma poi, invece, devi ricrederti, perché il palazzo cresce e diventa persino una maratona. A volte, sul Lungotevere, capita prima di vederlo di ascoltarlo, con quello scalpitio fitto fitto che annuncia il suo arrivo. Mi piace fargli di nuovo i complimenti. E ricordare la frase che è il suo mantra: “Correre è libertà”. Sembra qualcosa di banale ma non lo è, perché Antonio te la spiega con uno sguardo che ti rapisce. E ti mette addosso la voglia di festeggiarlo, di farti raccontare dell’ultimo allenamento, dell’ultima gara, ormai pure dell’ultima intervista perché Rao ormai è quasi una celebrità. Vota Antonio, diceva Totò. Mi permetto di fare una piccola correzione. Corri, Antonio. E non fermarti.