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Mestre perfetta, Luiss Roma si arrende: finisce in gara 3 la straordinaria cavalcata capitolina

Cala il sipario su una stagione indimenticabile per la Luiss Roma, che al PalaTiziano si arrende alla forza e alla compattezza di Mestre nella decisiva gara 3 di semifinale playoff. Il verdetto è netto: 66-81 per i veneti, che si prendono con merito la serie e volano in finale. Per la squadra di coach Andrea Paccariè resta l’onore delle armi, dopo un’annata intensa, costruita mattone su mattone, che ha ridato slancio e identità a un gruppo uscito con le ossa rotte dalla retrocessione dell’anno passato.

Il bilancio, al termine di 45 partite ufficiali, è di quelli che lasciano il segno. Partita con l’urgenza di rimettere insieme i cocci, la Luiss si è ricompattata nel segno del lavoro e del talento, stazionando stabilmente nelle zone alte della classifica e chiudendo la regular season al settimo posto solo per via degli scontri diretti. Nei playoff, ha poi eliminato con autorità Chiusi nel play-in, prima di compiere un’autentica impresa contro Legnano, seconda forza del proprio girone, sconfitta in cinque combattutissime gare. Solo una Mestre in stato di grazia ha potuto spezzare l’incantesimo, portando a casa tre successi consecutivi e stoppando il sogno capitolino a un passo dalla finale.

Un sogno, però, che resta tale anche nel suo epilogo amaro. Perché il cammino della Luiss è stato illuminato dalla visione tecnica e umana di coach Paccariè e del suo staff, capaci di plasmare una squadra temuta e rispettata da tutti. In stagione regolare, i romani hanno battuto tutte le avversarie tra andata e ritorno, eccetto Roseto, e hanno inanellato una striscia di dieci vittorie consecutive che aveva acceso la fiamma dell’entusiasmo. Al termine del match, i 1200 tifosi del PalaTiziano hanno tributato un lungo applauso ai propri beniamini: un gesto che dice molto più di qualsiasi risultato.

Venendo alla cronaca della partita, la Luiss si presenta all’appuntamento decisivo in emergenza, senza Salvioni e Jovovic, fermati dalla febbre. Mestre approfitta del momento e parte forte, con Galmarini subito incisivo (5-9). Roma risponde con Fallucca, autore di un bel sottomano e di una tripla, ma è Mazzucchelli a firmare il 15-17 che chiude il primo quarto. Il secondo periodo si apre con una Luiss aggressiva in transizione: Bottelli e Ferrara firmano il sorpasso (22-19), ma l’inerzia cambia rapidamente. Mestre alza l’intensità difensiva, la Luiss sbaglia troppo e le triple di Reggiani, Rubbini e Brambilla scavano il primo solco (30-37) con cui si va all’intervallo.

Nel secondo tempo, i veneti tornano in campo con la stessa energia e determinazione. Lo Biondo sigla subito il +9, ma Roma prova a rimanere attaccata con le giocate di Cucci (38-43). Poi, però, la squadra cede di schianto sotto i colpi dei canestri con fallo che Mestre trasforma in mini-parziali letali (47-60). A tenere viva la speranza ci pensa Pasqualin con un generoso 5-0 (52-60), ma nel quarto periodo la spia della riserva si accende: dopo il 56-62 firmato da Van Ounsem, è solo Mestre a segnare. Prodezza di Giordano, canestro e fallo di Mazzucchelli, infine la tripla centrale di Rubbini per il 64-79 che chiude, con due minuti d’anticipo, ogni discussione e anche la stagione della Luiss.

A fine gara, coach Paccariè rende onore agli avversari: “Parto facendo i complimenti a Mestre, che ha vinto meritatamente questa serie”, ha detto. Ma il suo pensiero più profondo è per i suoi ragazzi: “Abbiamo provato in tutti i modi a rimanere competitivi per tutta la stagione. In questa semifinale abbiamo giocato due partite e mezzo di grande qualità, ma loro si sono dimostrati più forti. Ho detto ai miei che, come accade quando si visita una galleria d’arte, non bisogna guardare solo un dettaglio da vicino: serve allontanarsi per cogliere tutta la bellezza. E se si guarda alla nostra stagione nel suo insieme, non si può che essere orgogliosi”.

Orgoglio è la parola chiave. Perché il cammino della Luiss Roma, pur senza l’acuto finale, è stato un racconto di riscatto, di dedizione, di crescita. Una storia sportiva che si chiude con l’applauso del pubblico di Roma.