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Ai giallorossi il derby cittadino. Pellegrini e Saelemaekers decidono la partita

AS Roma players celebrate at the end of the Serie A football match between AS Roma and SS Lazio at Olimpico stadium in Rome (Italy), January 5, 2025. Roma won 2-0 over Lazio.

foto: Andrea Staccioli/INSIDEFOTO

foto: Antonietta Baldassarre/INSIDEFOTO

Il derby della Capitale ha regalato emozioni forti, sia sugli spalti che sul terreno di gioco. Prima del fischio d’inizio, le coreografie delle tifoserie hanno acceso l’Olimpico con uno spettacolo di colori e passione, degno della grande tradizione di questa stracittadina. Tuttavia, la magia delle coreografie ha lasciato spazio a un’atmosfera tesa a causa degli episodi di violenza verificatisi all’esterno dello stadio nelle ore precedenti.

Quando il pallone ha iniziato a rotolare, la Roma di Ranieri ha imposto subito il proprio ritmo. In soli otto minuti, i giallorossi hanno sferrato un uno-due micidiale che ha indirizzato la partita. Al 10′, Lorenzo Pellegrini, rientrato titolare dal 1′, servito magistralmente da Saelemaekers, ha sorpreso Provedel con una parabola imprendibile che ha mandato in visibilio la curva sud. Solo otto minuti dopo, al 18′, è stato Saelemaekers stesso a raddoppiare. Una rapida ripartenza guidata da Dybala ha permesso al belga di presentarsi davanti a Provedel: respinta la prima conclusione, Saelemaekers ha ribattuto con freddezza, siglando il 2-0.

La Lazio di Baroni, frastornata dall’avvio giallorosso, ha cercato di riorganizzarsi puntando sul possesso palla e aumentando il ritmo, soprattutto con le incursioni di Tavares. Nonostante le percentuali di possesso palla a favore dei biancocelesti, la Roma si è dimostrata solida e compatta, controllando con ordine la fase difensiva e non concedendo spazi significativi ai laziali. Il primo tempo si è chiuso con un netto vantaggio della squadra di Ranieri.

Nella ripresa, Baroni ha cercato di dare nuova linfa alla sua squadra con due sostituzioni: dentro Dia e Tchaouna al posto di Isaksen e Dele-Bashiru. La Lazio ha spinto con insistenza, creando più di un’occasione. Castellanos ha sfiorato il gol con un colpo di testa deviato in angolo da Svilar, mentre una conclusione di Guendouzi è stata neutralizzata da Hummels con un intervento provvidenziale.

Al 14′, Tchaouna ha avuto l’occasione più nitida della partita per i biancocelesti: il suo tiro ha superato Svilar ma si è stampato sulla traversa, lasciando la Lazio a bocca asciutta. Poco dopo, la Roma ha risposto con un tentativo di Pellegrini respinto da Provedel.

Ranieri ha effettuato cambi mirati per mantenere l’equilibrio della squadra. Pisilli ed El Shaarawy hanno preso il posto di Pellegrini e Saelemaekers, mentre Baldanzi e Shomurodov sono subentrati a Dybala e Dovbyk. Baroni, dal canto suo, ha tentato il tutto per tutto con l’ingresso di Noslin per Zaccagni e di Luca Pellegrini per Tavares.

Nel finale, la Lazio ha aumentato ulteriormente la pressione con un traversone radente di Tavares che Dia non è riuscito a intercettare. L’ultimo episodio significativo è stato un parapiglia tra Castellanos e Ndicka, culminato con l’espulsione dell’attaccante laziale e l’ammonizione del difensore romanista.

Nonostante il forcing finale della Lazio, la Roma ha saputo gestire con lucidità i minuti conclusivi, difendendo con ordine e festeggiando una vittoria tanto importante quanto meritata. I 15 punti di distacco tra le due squadre in classifica non si sono visti sul campo: la Roma ha giocato con personalità, attenzione e una determinazione feroce.

La squadra di Ranieri esce dal derby con tre punti pesanti e un’iniezione di fiducia fondamentale per il prosieguo della stagione, mentre la Lazio dovrà riflettere su una prestazione al di sotto delle aspettative. Al triplice fischio, l’Olimpico ha cantato forte e chiaro: la città, almeno per una notte, si è tinta di giallorosso.

Dopo il derby vinto, Claudio Ranieri ha risposto alle domande dello Studio DAZN.

Dove nasce l’idea di far giocare Pellegrini e come ha maturato questa decisione?

“Venendomi a parlare ieri, ho capito che aveva una voglia matta di essere il capitano della Roma nel derby. E io non aspettavo altro, perché noi allenatori cerchiamo di stimolare i nostri giocatori per chiedere loro sempre di più. L’avevo messo a Milano e gli ho detto che non era entrato bene, al di là del gol che poteva o non poteva fare. Poi ieri gli ho detto che avrebbe giocato.

Ero convinto che avrebbe fatto una grossa partita, al di là del gol. Ma lui il gol ce l’ha nel sangue: è uno dei migliori centrocampisti italiani sotto questo aspetto.

Lui non mi ha chiesto di giocare, sono io che ho capito che la sua voglia era arrivata dove volevo io”.

Dopo un percorso tortuoso e tre allenatori, la Roma sembra avere trovato un’identica tattica precisa: ognuno sembra a suo agio.

“Sono d’accordo, adesso siamo squadra, ognuno sa quello che deve fare e come aiutarsi uno con l’altro. Riescono a tenere le distanze, che sono importantissime.

Dobbiamo continuare così. Dopo avere fatto un girone di andata non bello per la Roma, adesso dobbiamo far vedere che ci siamo, che abbiamo passato la nottata, e dobbiamo cominciare a vedere un po’ di sole. Mi aspetto una grande partita a Bologna, perché sarebbe tremendo andare lì e non ripetere la prestazione. Poi il risultato è figlio di molti episodi, ma noi dobbiamo lottare come abbiamo fatto stasera”.

Lei ha vinto tutti i derby, come si approccia lei a queste sfide? Ci sarà poi un derby di ritorno da giocare, poi per il futuro si capirà: oggi Ghisolfi ha detto di lei: “Spero che possa rimanere in panchina anche il prossimo anno”.

“(Il mister sorride, ndr) Così non gli chiedete più quale sarà l’allenatore dell’anno prossimo”.

Quindi lei sarebbe disponibile?

“Io sono disponibile a stare qua fino alla fine dell’anno, poi Dio vedrà e provvederà. Quanto al derby, l’allenatore deve controbilanciare: se vede la squadra scarica, deve caricarla. E i derby si caricano da soli, non è il tecnico a doverci mettere qualcosa in più. È sbagliato per me. Io cerco solo di far stare i ragazzi sereni, tranquilli, per dare tutto in campo”.

Cosa ha cambiato in queste 10 partite: quale è stata la cosa più facile e quella più difficile, nella ricostruzione della squadra?

“Quando arrivo in una squadra – mi chiamano sempre in situazioni problematiche – indosso l’elmetto e vado. Comincio a lavorare come ho sempre fatto, cercando di infondere serenità e voglia di fare. Essendo esigente con me stesso, voglio che lo siano anche i miei giocatori. E poi mi sembrava logico mettere dei campioni del mondo in squadra: ho cercato di ridare fiducia a tutti e di ridare autostima, perché, quando arrivi in queste situazioni, la paura di non prendere la palla, di non farsi vedere, è alta, mentre qui alla Roma la qualità di questi ragazzi è altissima. Ma ecco, dobbiamo ‘infarinarla’ con quella sana determinazione e voglia di arrivare al risultato”.

Al termine del derby ha salutato Baroni dicendogli: “MI dispiace per quello che è successo alla fine”. Lei è un esempio. 

“Mi è dispiaciuto perché il derby era filato via serenamente e non avremmo dovuto fare questa cosa qua”.