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Lazio cinica e vincente: a Empoli arriva l’undicesimo acuto in trasferta

Boulaye Dia

foto: Andrea Staccioli/INSIDEFOTO

Terza vittoria esterna consecutiva, undicesima stagionale lontano dall’Olimpico. La Lazio di Baroni vola e lo fa in silenzio, senza squilli, ma con la solidità delle squadre consapevoli dei propri mezzi. A Empoli basta una fiammata iniziale e un finale accorto per archiviare un’altra trasferta da tre punti.

In uno stadio Castellani tutt’altro che ostile, la Lazio colpisce a freddo e poi gestisce con una freddezza che sfiora il minimalismo. La prestazione non sarà da incorniciare, ma i numeri dicono tutto: 63 punti in classifica, quarto posto momentaneo, e una rincorsa europea che, settimana dopo settimana, si fa più concreta.

Non passano neppure 60 secondi e i biancocelesti sono già avanti. Castellanos riceve e libera Hysaj sulla destra, il terzino pennella un cross perfetto per Dia, che si infila alle spalle di Viti, controlla di petto e batte Vasquez con freddezza. Un inizio fulminante, da record: era dalla stagione 1997/98 che la Lazio non segnava nel primo minuto di gioco, quando a riuscirci fu Jugovic.

Dopo il vantaggio, la squadra di Baroni si spegne. L’Empoli cerca di prendere campo, ma il palleggio è sterile e Mandas si limita a gestire un paio di uscite alte. Al 40’ l’episodio che potrebbe cambiare la partita: Colombo entra in ritardo su Gigot e si prende il secondo giallo, lasciando i toscani in dieci. La Lazio prova ad approfittarne con Guendouzi, ma Vasquez risponde da campione. La prima frazione si chiude senza altri sussulti, ma con i capitolini in apparente controllo.

Nella ripresa l’inerzia non cambia, anzi… Baroni inserisce Isaksen e toglie Marusic per dare un po’ più di brio alla manovra offensiva. L’Empoli, però, non molla: trova anche il pari con Viti sugli sviluppi di un calcio da fermo, ma il Var spegne gli entusiasmi rilevando una posizione irregolare.

Il ritmo resta basso, la Lazio fatica a imporsi, complice un Rovella poco ispirato in mezzo al campo. L’occasione migliore capita a Zaccagni, che scappa via ma sbaglia il controllo decisivo, vanificando tutto. Poi tocca a Pedro sfiorare il gol con un destro piazzato, dopo una bella azione in velocità rifinita da Isaksen e Vecino.

Quando tutto sembra andare verso una gestione tranquilla del vantaggio, arriva la sciocchezza di Hysaj: trattiene vistosamente Sambia e si fa cacciare per doppia ammonizione. Baroni corre ai ripari ridisegnando l’assetto, con Provstgaard al posto di Rovella. Il giovane danese entra subito nel vivo ma si ferisce in un contrasto, riaprendo simbolicamente una partita che sembrava chiusa.

Non mancano le polemiche: Pedro finisce a terra in area su un intervento molto sospetto di Marianucci, ma né l’arbitro né il Var intervengono. L’Empoli resta aggrappato alla speranza, ma è la Lazio ad avere l’ultima, colossale chance con Isaksen che, solo davanti a Vasquez, calcia incredibilmente fuori.

Finisce 0-1, con la Lazio che incassa altri tre punti e rafforza la sua candidatura europea. Non serve sempre brillare per vincere, e i biancocelesti di Baroni lo sanno bene. L’identità di questa squadra non passa dal palleggio arioso o dal dominio territoriale, ma da una compattezza difensiva ritrovata e una freddezza quasi spietata.

La Lazio in trasferta è un’altra squadra: più cinica, più pratica, meno sotto i riflettori ma tremendamente efficace. L’undicesima vittoria lontano dall’Olimpico racconta di una realtà che cresce, che si plasma partita dopo partita attorno alla guida di un allenatore che ha trovato il modo di far rendere al meglio un gruppo dalle molte anime.