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Lazio, addio all’Europa: il Lecce vince all’Olimpico, biancocelesti fuori da tutto, i pugliesi si salvano

Lassana Coulibaly Segna il gol della vittoria

foto: Andrea Staccioli/INSIDEFOTO

foto: Antonietta Baldassarre/INSIDEFOTO

Altro che Champions League. La Lazio saluta l’Europa con un mesto epilogo in casa, davanti a un Olimpico amareggiato e deluso. Il 1-0 del Lecce, firmato Coulibaly nel primo tempo, chiude una stagione dai due volti: discreto girone d’andata, disastroso ritorno con una sola vittoria interna — contro il già retrocesso Monza.

A nulla serve la superiorità numerica per oltre un tempo, a nulla serve il forcing finale. Troppi errori, poca lucidità e una squadra che ha smarrito identità e obiettivi. Il settimo posto finale, a pari punti con la Fiorentina ma dietro negli scontri diretti, non basta per strappare nemmeno un biglietto per le coppe minori.

Contro un Lecce più affamato e reattivo, la Lazio ha mostrato tutti i limiti che l’hanno accompagnata nella seconda parte della stagione. Privi di idee, molli nei contrasti, incapaci di reagire davvero alle difficoltà. Eppure le premesse erano favorevoli: il ritorno di Zaccagni dal 1’, un Lecce ormai salvo, l’ultima possibilità per rimanere in corsa europea. E invece è arrivato il colpo del KO.

Al 43’, su un errore clamoroso in uscita di Gila, Coulibaly trova il varco per battere Mandas e gelare i tifosi di casa. È il punto esclamativo su un primo tempo sottotono, chiuso tra fischi e rimpianti.

La ripresa inizia con due cambi offensivi: dentro Pedro e Hysaj, fuori Isaksen e Marusic. L’inerzia dovrebbe cambiare, specie dopo l’espulsione di Pierotti (doppio giallo), ma il vantaggio numerico non basta a scuotere i biancocelesti. Il Lecce si difende con ordine e riparte, sfiorando anche il raddoppio con Berisha.

Pedro, tra i più vivi, impegna Falcone in due occasioni. Guendouzi ci prova, ma il portiere salentino è in giornata di grazia. La Lazio ci crede solo a sprazzi: Castellanos trova un paio di buone occasioni, ma difetta in precisione. Il portiere giallorosso è ovunque, miracoloso sul tacco di Romagnoli e sulla girata di Pedro.

Nel frattempo, i risultati dagli altri campi diventano un’altalena emotiva. La Fiorentina ribalta l’Udinese e condanna momentaneamente la Lazio all’esclusione. Quando l’Udinese pareggia, l’illusione dura poco: i viola tornano avanti e chiudono la porta. La Roma sbanca Torino, la Juventus ribalta Venezia: per la Lazio, non c’è più margine.

Nel recupero, la squadra perde la testa. Romagnoli viene espulso per una spallata ingenua. Gli ultimi minuti scorrono tra confusione e nervosismo, senza costruire più nulla.

Una stagione che doveva segnare il ritorno stabile in zona Champions finisce invece con la Lazio fuori da tutto. Un’annata iniziata con ambizioni europee si chiude con la casella delle coppe vuota, senza scuse.

Serve rifondare, ripartire da basi solide e rinnovare una rosa che ha mostrato crepe evidenti. I tifosi, anche ieri numerosi e rumorosi nonostante tutto, meritano risposte, non promesse. La stagione si chiude così, tra i fischi e la delusione.