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Roma si prepara alla festa: Ranieri verso le 500 panchine in A, Soulé cerca il primo gol all’Olimpico

foto: Andrea Staccioli/INSIDEFOTO

Sarà molto più di una partita quella che si giocherà domenica all’Olimpico tra Roma e Milan. Sarà un tributo, un ringraziamento, un atto d’amore collettivo. Perché lo stadio giallorosso si prepara a vivere una serata da ricordare: l’ultima casalinga della stagione, una sfida cruciale per l’Europa, e soprattutto il traguardo simbolico di Claudio Ranieri, che siederà per la cinquecentesima volta su una panchina di Serie A. Un evento che travalica i confini del campo e diventa memoria viva, racconto di una carriera che ha lasciato impronte ovunque, ma che a Roma ha trovato il battito più autentico.

Lo stadio sarà una bolgia interamente romanista, con il settore ospiti chiuso ai tifosi milanisti per motivi di ordine pubblico. Un Olimpico kolossal, vestito di passione e gratitudine. Lo ha voluto Ranieri, lo chiedono i suoi ragazzi, lo ha evocato anche Matias Soulé, alter ego argentino della “Joya” Dybala, che proprio all’Olimpico cerca ancora il primo gol. Domenica sarà il giorno giusto, forse. Quel gol lo insegue da mesi, da quando è arrivato con la promessa silenziosa di fare la differenza. Finora ci è andato vicino più volte, ha inciso con assist, si è fatto notare a Bergamo con il pallone servito a Cristante per il gol. Ma l’urlo liberatorio, sotto la Sud, manca ancora.

Soulé sa che questo match non è come gli altri. Ha collezionato finora quattro sconfitte nei precedenti contro il Milan con le maglie di Juve e Frosinone, segnando un solo gol, inutile. Ora sogna di invertire la rotta, di legare il suo nome a una serata speciale. Un gesto concreto per ricambiare la fiducia di Ranieri, che a gennaio lo ha voluto trattenere con convinzione, rifiutando ogni ipotesi di cessione. È una storia di legami e riconoscenze, quella tra i due. “Ci vediamo domenica all’Olimpico”, aveva scritto Paulo Dybala lo scorso agosto, dopo aver detto no ai milioni arabi. E sembra sussurrarlo anche Matias ora, con la stessa lealtà, lo stesso attaccamento a una maglia che pesa.

Ma il cuore di tutto sarà lui, Claudio Ranieri. Romano, romanista, maestro di campo e di vita. Quando domenica salirà gli scalini dell’Olimpico per la sua panchina numero 500 in Serie A, lo farà con la stessa emozione di sempre, ma con un orgoglio che stavolta avrà il sapore della chiusura di un cerchio. “Salire quei gradini è una cosa che va oltre”, ha detto. “Quando da ragazzo del vivaio vedevo la prima squadra all’Olimpico, mi batteva forte il cuore. Per noi romani, come Mazzone, è qualcosa di speciale”.

E speciale è anche la rincorsa all’Europa che ha saputo costruire. Un percorso che alla vigilia sembrava utopia, e che oggi rappresenta una possibilità concreta. Un’Europa che, secondo Ranieri, “è importante anche in ottica futura”. Perché lasciare una base solida, uno “zoccolo duro” come lui lo definisce, sarà il vero lascito di questa stagione. “Abbiamo messo le fondamenta – ha aggiunto – ora pian piano costruiremo una squadra che sia un orgoglio per i tifosi”.