Una notte magica, di quelle che fanno la storia. Lo Stadio Olimpico di Roma ha vissuto ieri sera un momento destinato a restare impresso negli annali dell’atletica: la keniana Beatrice Chebet ha firmato la seconda prestazione mondiale di sempre sui 5000 metri, fermando il cronometro su un impressionante 14:03.69, e regalando al pubblico romano un record da standing ovation.
La gara, tra le più attese del programma del Meeting Internazionale di Roma, ha visto Chebet dominare con autorità, classe e una leggerezza che ha fatto sembrare tutto quasi naturale. Dopo aver tenuto il ritmo nella prima parte di gara, è stato intorno ai 3600 metri che la fuoriclasse africana ha deciso di cambiare marcia: un’accelerazione devastante, che l’ha lanciata in una corsa in solitaria, sospesa tra eleganza e potenza, con un unico obiettivo davanti a sé — il cronometro.
Con un passo regolare ma sempre più incisivo, Chebet ha tenuto tutti col fiato sospeso, dando per lunghi minuti la sensazione concreta di poter abbattere lo storico muro dei 14 minuti, impresa che nella storia dell’atletica femminile è riuscita finora soltanto all’etiope Letesenbet Gidey (13:56.45 nel 2020). Alla fine il record del mondo resta salvo, ma il suo 14:03.69 è un risultato che conferma la Chebet tra le grandissime di sempre e riscrive la storia dello Stadio Olimpico.
Alle sue spalle, in una gara comunque di altissimo livello, hanno chiuso l’etiope Hailu, autrice di una prestazione solida, e Nadia Battocletti, terza e prima delle europee, che ha tenuto testa al ritmo forsennato per buona parte della gara e ha chiuso con un tempo di assoluto rilievo, consolidando la sua posizione tra le migliori mezzofondiste continentali.
Lo stadio ha accompagnato gli ultimi giri di Chebet con un crescendo di applausi, consapevole di assistere a una prestazione fuori dal comune, la tipica impresa che da sola vale il prezzo del biglietto. La keniana, già campionessa mondiale di cross e specialista anche nei 10.000, ha confermato ancora una volta di essere in uno stato di forma eccezionale, e il suo risultato lascia intuire che la stagione, soprattutto in vista delle Olimpiadi, potrebbe riservare altri fuochi d’artificio.
Un record, che riporta la grande attenzione del pubblico su una disciplina spesso dimenticata ma ancora capace di emozionare come poche altre. Per una sera, l’Olimpico è tornato a essere tempio della corsa e della leggenda, e il nome di Beatrice Chebet ne fa ora parte a pieno titolo.