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Prima della gloria: il prezzo invisibile del sogno sportivo italiano

foto: Giulia Piccioli

foto: Riccardo Piccioli

Il percorso nascosto degli atleti italiani, tra sacrifici familiari, spese insostenibili e la lotta per emergere in un sistema che premia pochi e ignora il resto

Nelle cronache sportive italiane, il momento della vittoria è spesso cristallizzato da fotografie, titoli e celebrazioni. Ma il viaggio che conduce un giovane atleta al successo è tutt’altro che lineare: è costellato di ostacoli economici, logori equilibri familiari, investimenti senza garanzie e un sistema che premia l’eccellenza ma non sempre sostiene il talento. L’obiettivo di questo dossier è raccontare l’altra faccia della medaglia: cosa significa, oggi in Italia, essere un giovane atleta prima di «arrivare».

Secondo i dati ufficiali del CONI aggiornati al 2024, sono oltre 4,5 milioni i tesserati sportivi under 18 in Italia. Di questi, meno dell’1% arriverà a praticare lo sport a livello professionistico (fonte: CONI, coni.it, 2024). Una realtà che mette subito in chiaro le proporzioni del sogno e le probabilità di realizzarlo.

Il sistema sportivo italiano si basa in larga parte sulle Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD), strutture diffuse capillarmente sul territorio che costituiscono la prima e spesso unica porta d’ingresso per chi desidera praticare sport a livello agonistico. Ma la gestione delle ASD è spesso affidata a volontari o a ex atleti privi di strumenti manageriali e di fondi adeguati. Secondo l’”Osservatorio Sport e Società” del 2024, il 63% delle ASD opera in condizioni di precarietà economica, spesso sopravvivendo grazie alle rette delle famiglie.

La pratica sportiva agonistica non è economica. Tra iscrizioni, attrezzature, viaggi, visite mediche e gare, il costo medio annuo per ciascun atleta under 18 può superare i 5.000 euro (fonte: ISTAT, Sose Sport Report 2023). A ciò si aggiungono eventuali corsi di perfezionamento, raduni nazionali, trasferte internazionali e supporti psicologici o nutrizionali, sempre più richiesti nei percorsi di alta prestazione.

Molte famiglie dichiarano di dover rinunciare a vacanze, beni non essenziali e persino a opportunità lavorative per seguire la carriera sportiva dei figli. Secondo un’indagine della rivista “Il Nuovo Atleta” (2024), il 60% dei nuclei familiari coinvolti in percorsi agonistici ha ridimensionato le proprie spese per far fronte agli impegni sportivi.

Il divario territoriale è uno degli elementi più critici del sistema. Secondo un rapporto di Openpolis (2024), l’80% delle infrastrutture sportive di livello agonistico è concentrato nel Centro-Nord. In molte province del Sud Italia, la mancanza di impianti adeguati costringe i giovani a trasferimenti giornalieri o al pendolarismo settimanale.

Il Dipartimento per lo Sport ha avviato negli ultimi anni bandi di finanziamento per la riqualificazione degli impianti pubblici, ma i tempi burocratici e la scarsità di tecnici sportivi certificati rendono l’attuazione di questi interventi lenta e disomogenea.

Dietro ogni atleta c’è una famiglia che investe tempo, denaro ed energie. Il ruolo dei genitori va ben oltre l’accompagnamento: diventano logisti, allenatori, psicologi, manager. L’indagine “Sport e Famiglia” del 2023 ha evidenziato che il 42% dei genitori di atleti under 18 ha modificato la propria attività lavorativa (turni, orari, perfino carriera) per sostenere il percorso sportivo dei figli.

Il carico emotivo è elevatissimo: le aspettative, i risultati mancati, gli infortuni e le pressioni esterne alimentano tensioni e, in alcuni casi, crisi familiari. I successi sono condivisi, ma lo sono anche le delusioni, spesso amplificate dall’assenza di supporti psicologici adeguati.

Non esiste una via unica per diventare atleti professionisti. Nel calcio, ad esempio, le società di Serie A sono tenute per regolamento a investire nei settori giovanili. Tuttavia, solo una minima percentuale dei tesserati arriva a firmare un contratto professionistico. Nel nuoto, nella ginnastica o nell’atletica, il passaggio avviene in base alle convocazioni federali e ai risultati in competizioni assolute. Ma il percorso resta incerto e spesso improvvisato.

Secondo il Centro Studi della Scuola dello Sport (CONI, 2024), solo il 3,8% dei giovani atleti riesce ad ottenere un contratto o una retribuzione che consenta l’autonomia economica. I più vivono di rimborsi, borse di studio, premi gara o piccoli contratti semi-professionali.

Negli ultimi anni, l’esposizione mediatica è diventata parte integrante del percorso sportivo. Atleti adolescenti si ritrovano a gestire profili social, richieste di sponsorizzazione, comparsate mediatiche e critiche online. Una sovraesposizione che, se non accompagnata da formazione, può compromettere lo sviluppo personale e atletico.

Il Rapporto Censis “Giovani e Sport” del 2023 evidenzia che il 70% dei giovani atleti usa i social come vetrina, ma solo il 25% è supportato da professionisti della comunicazione. Questo genera spesso una dissociazione tra immagine e realtà, con il rischio di creare false aspettative.

Negli ultimi anni, istituzioni e federazioni hanno avviato progetti per sostenere il talento giovanile: bandi per il diritto allo sport, percorsi dual career, incentivi fiscali per le famiglie. Ma la frammentazione degli interventi e la loro scarsa continuità rendono difficile una vera riforma strutturale.

Il CONI ha promosso nel 2023 un protocollo con il Ministero dell’Istruzione per favorire l’integrazione scuola-sport, sulla scia di modelli già attivi in Francia e Spagna. Ma la sperimentazione è ancora in fase embrionale. La riforma dello sport del 2021 ha introdotto nuove regole contrattuali per lavoratori sportivi, ma le piccole ASD faticano ad adeguarsi per mancanza di competenze e risorse.

L’Italia celebra i suoi campioni, ma spesso dimentica le fondamenta su cui quei successi si costruiscono: migliaia di giovani che si allenano nell’anonimato, famiglie che si indebitano per sostenere un sogno, allenatori che operano senza tutele e con mezzi limitati.

Una visione sportiva moderna non può più prescindere dalla capacità di coniugare eccellenza e accessibilità, talento e sistema, vertice e base.