Oltre quarantamila i partecipanti che alle 8 di mattina si sono schierati all’Hotel de Ville di Parigi per la Maratona. Un quarantamila che racchiude tutto, anime, colori, sogni, un fiume di persone che corrono in direzione de Les Invalides, l’agognato traguardo davanti alla tomba di Napoleone Bonaparte.
Il percorso di gara, per la prima volta in assoluto, condiviso con una maratona partecipata da tutti, non solo dai campioni olimpici. Qualunque atleta infatti, agonistico od amatoriale, per la prima volta nella storia dei giochi a cinque cerchi, durante i giorni olimpici, con il sacro fuoco acceso sui bracieri, o meglio sotto la mongolfiera, ha potuto gareggiare su un tracciato olimpico, provando emozioni assolute, mai immaginate prima d’ora.
Un percorso con un tracciato duro, diverso da quello che abitualmente si percorre annualmente, un percorso con elevazioni più impegnative, 436 metri di scalata non sono affatto pochi, ma d’altronde si sa, siamo alle olimpiadi ed è importante per i francesi dare un significato davanti al mondo, lo abbiamo visto anche nell’inaugurazione. Il tracciato vuole celebrare la Marche des femmes sur Versailles, una marcia femminile organizzata il 5 ottobre 1789, un paio di mesi dopo la Presa della Bastiglia, quando un gruppo di donne marciò sulla città reale di Versailles per costringere il re ad accettare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
Il percorso ha per questo una grande prerogativa: non si passa mai nello stesso punto, non si accavalla, non si sovrappone, cerca di ricalcare, come quella di Roma, i grandi monumenti, le zone importanti. Accarezza luoghi come l’Opéra Garnier, Place Vendôme, Jardin des Tuileries, Pyramides du Louvre, Place de la Concorde, Grand Palais, Jardins du Trocadéro, Château de Versailles, Tour Eiffel. Molti luoghi iconici, ma che sono anche sedi di gare di questi giochi olimpici.
Luoghi iconici, è vero ma tra essi c’è una strada, anonima direi di no visto che, a studiare le mappe, c’è l’ambasciata cinese, e si incrocia con boulevard Des Invalides, l’ultimo rettilineo prima del traguardo. Rue de Oudinot normalmente è una strada tranquilla, di certo non quando quarantamila atleti la percorrono per ore ormai sfranti in vista dell’ultimo rettilineo, poco più di un chilometro al traguardo. Chissà quanti di loro, accecati dalla fatica si sono accorti di una piccola targa sul muro, con i cinque cerchi olimpici. Si perché al numero 20 di quella strada è nato Pierre de Coubertin colui che per definizione è stato il fondatore dei giochi olimpici moderni.
Pierre de Frédy, barone de Coubertin, è stato anche il fondatore dell’Union des Sociétés Françaises de Sports Athlétiques (USFSA), un primo organo governativo oltre che co-fondatore del CIO, il Comitato Olimpico Internazionale. E forse in pochi sanno che il logo olimpico dei cinque cerchi si basa su un suo disegno realizzato nel 1913, e fondatore della biblioteca olimpica di Losanna.
Ma torniamo a quella piccola targhetta sul muro del civico 20, una targhetta che forse sarebbe dovuta essere più grande, avere più risalto, come se fosse il monumento di questi giochi olimpici di casa, ed in fondo il monumeto lo è. Una targhetta che non doveva passare inosservata, tanto dagli atleti quanto dalle telecamere che hanno seguito il percorso.
Chissà se a pochi metri da un traguardo, l’importante non è vincere, ma partecipare, sia lo slogan adatto in una gara tanto ambita?