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Il Foro impazzisce per Jannik: Sinner torna, vince e commuove

Jannik Sinner

foto: Antonietta Baldassarre/INSIDEFOTO

Dopo 104 giorni di attesa, il numero 1 del mondo travolge Navone e riaccende Roma. Al Centrale pieno, ovazione al primo punto. Il Re è tornato. E si vede.

Quando l’orologio segna le 19 e il cielo sopra il Foro Italico comincia a tingersi di oro e rosa, Jannik Sinner entra in campo. Non è solo un debutto agli Internazionali BNL d’Italia, è il ritorno di un campione, l’abbraccio di un Paese intero. Centoquattro giorni dopo il trionfo a Melbourne, il tennis italiano riaccoglie il suo fuoriclasse con una notte piena di stelle e speranza.

Il match contro l’argentino Mariano Navone, numero 99 del ranking, è poco più di una formalità sul piano del punteggio: 6-3, 6-4 in un’ora e mezza di dominio sereno. Ma non è questo che conta. Conta quel primo punto, accolto da un’ovazione da stadio, da cori da curva sud, da una “ola” collettiva che travolge ogni settore del Centrale. Conta quel sorriso liberatorio al servizio vincente che chiude il match. “Ora sono davvero felice”, dirà poi Sinner, mentre si lascia cullare dal calore del pubblico romano, ebbro di passione e orgoglio.

In tribuna, ad applaudirlo c’è tutta la famiglia: la mamma Siglinde, il papà Hanspeter, il fratello Mark. E tutto il suo team, compatto, emozionato, quasi in religioso silenzio durante la partita. Come se a parlare dovesse essere solo lui, con la racchetta.

Fuori dal Centrale, migliaia di persone rimaste senza biglietto si abbracciano, cantano, urlano. “Ce l’abbiamo noi, Jannik Sinner ce l’abbiamo noi!”, intonano a squarciagola, mentre i maxi-schermi trasmettono le immagini del match. Dentro, una bambina mostra uno striscione fatto in casa: “Sei bellissimo!”. Le bandiere tricolori si muovono come onde leggere. È una festa collettiva, e Jannik è il suo centro luminoso.

“Giocare a tennis è quello che voglio, che amo. Questo è il mio posto”, spiega in conferenza stampa. “Contava solo essere qui, ora. Non avevo aspettative, il mio obiettivo era superare il primo turno. Sono contento. L’atteggiamento è quello giusto, poi se arriverà una giornata storta, pazienza”.

Nel gioco, c’è la voglia di ritrovarsi. Il rovescio viaggia regolare sopra i 150 km/h, le smorzate iniziano a tornare, ma Sinner è il primo a dire che si può fare di più. “Ho bisogno di momenti complicati per salire di livello”, confessa. “Se voglio migliorare, devo giocare il più possibile”.

Nel pre-partita, aveva parlato di “dubbio normale”, di un nervosismo fisiologico. “All’inizio ero teso, poi ho ritrovato tranquillità”, racconta. Lo si è visto: dopo tre giochi ha già preso pieno possesso del campo. Il tentativo di Navone di “rovinargli il rientro”, come aveva promesso alla vigilia, dura poco. L’argentino riesce addirittura a strappare un break, ma l’equilibrio è solo apparente. Sinner è ancora quello di gennaio, forse più consapevole, di certo più maturo.

Nel suo tennis c’è sempre la stessa velocità, la stessa pulizia, ma anche una nuova intensità mentale. La testa è tornata in campo, e si vede. Il servizio gira, la palla corre, il pubblico lo trascina, ma è lui a dare il ritmo a tutto: un maestro d’orchestra in completo tecnico.

Prossima tappa, lunedì sera contro Jasper De Jong, olandese numero 93 al mondo. Un solo precedente: Australian Open 2024, tre set rapidi e indolori per l’altoatesino. Ma ogni partita fa storia a sé. E Jannik lo sa. “Vedremo come andrà a finire”, dice con un sorriso. “Intanto mi godo questo momento. È stato fantastico”.

Il Re è tornato. E Roma è ai suoi piedi.