Alle 21.43 di una serata umida e complicata, sotto un cielo che sembrava voler trattenere la pioggia solo per non rovinare il momento, Jannik Sinner ha chiuso con una seconda vincente il match contro Francisco Cerundolo e ha mandato in delirio il Centrale del Foro Italico. La vittoria per 7-6(2) 6-3, più faticata di quanto il punteggio lasci intendere, lo proietta per l’ennesima volta tra i migliori otto. Un’altra tacca su un 2024 che ha ormai assunto i contorni della consacrazione: ogni torneo giocato, da gennaio ad oggi, lo ha visto arrivare almeno ai quarti di finale.
Una continuità che sa di dominio, costruita punto su punto, con la calma e l’intelligenza di chi ha capito che il talento non basta, che per vincere serve anche adattarsi. E a Roma, dove il campo bagnato e pesante rendeva tutto più lento e faticoso, Sinner ha dimostrato ancora una volta di essere molto più di un fuoriclasse tecnico: è un campione mentale.
Il primo set è stato una partita nella partita. Non sono bastate quattro palle break nel primo game per indirizzare subito l’incontro: Cerundolo, solido e coraggioso, ha saputo contenere l’urto e restare attaccato al match. Quando l’argentino ha concesso il servizio sul 3-2, Jannik non ha saputo consolidare e ha subito l’immediato controbreak, in un sesto game interminabile, da diciotto punti, che ha mostrato tutte le insidie del confronto. Il servizio, appesantito dalle condizioni, non portava i soliti dividendi; il diritto funzionava a intermittenza; e perfino le discese a rete, tentate per cambiare ritmo, erano più laboriose che risolutive. Ma in mezzo alle difficoltà, è emerso il Sinner che non si piega. Quello che ragiona, che studia, che non si lascia trascinare fuori dalla partita.
Nel tie-break, il colpo di scena: con il punteggio in bilico, Jannik forza un errore di Cerundolo con un diritto profondo e preciso. È la crepa decisiva: da lì in poi, lo spartito cambia. Il primo set è suo, conquistato con meno vincenti ma con molti meno errori dell’avversario. La cifra della sua maturità è tutta lì, nel saper vincere anche quando il braccio non è perfetto.
Il secondo parziale inizia con una pausa medica, per una vistosa vescica sotto il piede destro. Il volto di Jannik, mentre lo staff medico interviene, racconta dolore e fastidio. Ma al rientro in campo è come se il dolore fosse stato messo in un angolo. Sinner riparte, prende il break, e comincia finalmente a volare. Il tennis torna fluido, i colpi pesanti, la convinzione assoluta. Sul 4-1, dopo un punto spettacolare, arriva il pugno verso Vagnozzi, Cahill e tutto il box: un gesto istintivo, autentico, che parla di sintonia e fame.
Il controbreak sul 5-2 è solo una sbavatura. L’argentino prova l’ultima fiammata, annulla un match point, ma sul secondo non può nulla. Il diritto lungo consegna a Sinner la 24esima vittoria consecutiva, la 63esima nelle ultime 64 partite contro giocatori fuori dalla top 10. Numeri impressionanti, da leader. E non solo per le statistiche: Jannik è il primo italiano a scendere in campo da numero 1 del mondo al Foro Italico. Solo Volandri, prima di lui, aveva centrato due quarti nel torneo romano. Ora, Sinner è pronto a scrivere una nuova pagina.
Il Centrale canta, lo acclama. “Ole Ole, Sinner Sinner”. È festa grande, è festa doppia. Perché in un’Italia che riscopre il tennis come passione collettiva, Jannik è diventato un simbolo. Di talento, di disciplina, di eleganza e determinazione.