È la parola d’ordine del movimento italiano ed europeo che si oppone alla spesa di 800 miliardi per le armi. L’Europa si trova a un bivio: la scelta tra investire in un modello sociale e cooperativo o proseguire nella militarizzazione
Ad oggi sono 504 le organizzazioni aderenti a StopReArmEurope, iniziativa che si oppone alla crescente militarizzazione del continente europeo e si batte per la promozione di soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali. Il movimento nasce dalla consapevolezza che l’aumento delle spese militari e la proliferazione delle armi non contribuiscono alla sicurezza globale, ma alimentano invece tensioni e instabilità. È stato fondato da un gruppo di attivisti e organizzazioni impegnate nel campo della pace e dei diritti umani. Il movimento ha preso forma in risposta al riarmo progressivo degli stati europei e alla politica di sicurezza e difesa comune che tende a privilegiare soluzioni militari.
Obiettivi principali sono:
· Promuovere la riduzione delle spese militari a favore di investimenti in ambiti sociali, come l’istruzione, la sanità e lo sviluppo sostenibile.
· Fornire supporto e alternative diplomatiche per risolvere le crisi internazionali attraverso il dialogo e la cooperazione.
· Sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un approccio pacifico e non violento.
· Favorire il disarmo globale e il controllo sulla proliferazione delle armi.
Il movimento svolge attività di sensibilizzazione attraverso campagne mediatiche, manifestazioni e incontri pubblici. Organizza conferenze e seminari per discutere delle conseguenze economiche, sociali e ambientali del riarmo. StopReArmEurope collabora con organizzazioni internazionali e locali per promuovere la pace e la giustizia. Ne parliamo con Raffaella Bolini, una delle referenti del movimento, vicepresidente dell’Arci nazionale e una vita spesa nel pacifismo italiano ed europeo.
Raffaella Bolini, da cosa nasce l’esigenza di creare un così ampio movimento che, come 25 anni fa con il Social forum, mette insieme tante organizzazioni e reti?
Siamo entrati in un tempo di guerra. La guerra, e anche la sua preparazione, la sua ideologia, la sua propaganda infetta tutta la vita umana, della natura e del pianeta: il diritto ad esistere, i diritti sociali, il lavoro, la formazione, l’informazione, la democrazia. Non è un tema per addetti ai lavori, e nessuno da solo può fermarla. Bisogna fermarla insieme.
Anche in questi giorni di partenze delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla dirette a Gaza, ci sono tanti detrattori delle manifestazioni e dei gesti di protesta. Ma serve davvero a qualcosa manifestare il proprio dissenso ad un mondo sempre più armato e disumano?
È proprio l’enorme sostegno dal basso, popolare e diffuso alla Flotilla a dimostrare quanto serva il dissenso e la mobilitazione. Per quasi due anni, mentre le persone normali inorridivano a guardare un genocidio in diretta tv, il mondo mainstream era complice o capace solo di balbettii su Gaza. Se le cose in molti ambienti stanno cambiando, è grazie a chi non ha mai smesso di denunciare, di protestare, di mobilitarsi.
Quindi, StopReArmEurope rappresenta una voce di speranza e razionalità in un contesto geopolitico dominato da logiche di guerra. Ma il cosiddetto Occidente è ancora in grado di contrastare questa deriva?
L’Occidente e l’Europa sono ormai parte del problema e non della soluzione. È troppo facile scaricare tutto il problema su Trump, i nazionalisti e i sovranisti. Sono almeno tre decenni che l’Occidente ha imboccato la strada che porta alla guerra globale: l’offensiva neoliberista; il riarmo e le guerre, l’avanzata della Nato all’Est, il Mediterraneo cimitero dei migranti, la distruzione dello stato sociale, la crescita delle diseguaglianze che ha diffuso rancore e frustrazione sociale.
StopReArmEurope come svolge le proprie attività di sensibilizzazione?
Guardiamo contemporaneamente in alto e in basso. In alto, alla dimensione europea: c’è da ricostruire un movimento continentale all’altezza della sfida, bisogna monitorare le politiche europee e renderle facilmente comprensibili a tutti e a tutte. In basso: bisogna riuscire a rendere evidente quanto guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo impattino sulla vita quotidiana delle persone, e sul loro futuro. E dimostrare che esistono alternative.
Iniziative, eventi e manifestazioni nel prossimo futuro?
Dopo la manifestazione nazionale del 21 giugno, dopo la vittoria ottenuta a Roma con la cancellazione del Defence Summit, ci prepariamo alla assemblea nazionale del 27 settembre a Roma, aperta a tutti e tutte. E invitiamo anche noi a “bloccare tutto” se la Flotilla verrà fermata. Sul livello europeo, prepariamo l’Unsilence Forum a Barcellona, 14-16 novembre, un grande incontro euro-mediterraneo contro guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo. Invitiamo tutti e tutte a partecipare: dobbiamo fare rete oltre i confini.
Ringraziando Raffaella Bolini per la sua disponibilità, mi fermo a pensare all’intervista e mi viene in mente un pensiero mesto: ma in quale pianeta stiamo vivendo? Siamo consapevoli in quale pericoloso vicolo cieco ci stiamo cacciando? E l’allarme del presidente Mattarella ci dovrebbe mettere ancora più in guardia: “Si rischia il baratro, come nel 1914”. In un mondo a pezzi, l’Europa reale dichiara di volersi preparare alla guerra. Vuole preparare la cittadinanza e le nuove generazioni alla guerra. La maggioranza della popolazione italiana è contro la guerra, e ha diritto ad essere rappresentata. Anche perché nelle sedi istituzionali non è possibile contare più di tanto: Europa e Italia sono più impegnati a mantenere le proprie posizioni, a giocare con il consenso e seguire pedissequamente le indicazioni ad aumentare le spese militari. Allora una delle idee chiave di StopReArmEurope è proprio la responsabilizzazione dei cittadini. Il movimento invita persone di ogni età e provenienza a partecipare attivamente, firmando petizioni, sostenendo i progetti di sensibilizzazione e facendo pressione sui governi affinché adottino politiche pacifiche. La sicurezza di cui il mondo e il nostro paese hanno bisogno è soprattutto sociale, sanitaria, climatica, democratica, comune.
StopReArmEurope si propone come voce di speranza e razionalità in un contesto geopolitico dominato dalla logica della guerra, offrendo una visione alternativa basata sulla collaborazione, la giustizia sociale e il rispetto reciproco dei diritti fondamentali. E allora, per augurare buon viaggio al movimento, mi vengono alla mente le parole profetiche di don Tonino Bello: “La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale «vita pacifica». Non elide i contrasti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito. Ma chi parte”. E si impegna affinché non rimanga ai posteri un pianeta simile agli scenari di Blade Runner.
