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Anche Laika prende posizione sul 25 aprile con la sua arte

Ancora le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa sono frutto di controversie. La street artist Laika con una sua opera rappresenta il suo pensiero.

Il quartiere della Garbatella è sempre stato un quartiere dal sentimento popolare, un microcosmo composto da persone che si conoscono da una vita, di botteghe, ma anche di cultura popolare ad accesso libero, di spazi sociali di condivisione, di club sportivi e vinerie, di chiostri e giardini. Un quartiere in cui sono sorti murales sulle facciate dei palazzi, che donano un’emozione un ricordo, da quello di Alfredino Rampi, al Marchese del Grillo, ricordi di tragedie e di simboli romani. Un contesto che la presenza della 3^ università di Roma ha proliferato di idee e trasgressioni, di sperimentazione e realismo. Il tatro Palladium, simbolo culturale della zona, ora in mano alla gestione universitaria, alterna spettacoli di musica classica e balletti, concerti ed eventi audiovisivi integrati, serate mondane e multiculturali.

In questo quartiere, popolare da sempre, la Street artist Laika ha voluto lasciare il suo segno di protesta, una protesta dal sapore familiare, popolare, in cui raffigura sua nonna, una delle tante nonne di oggi che i periodi di guerra e del post guerra l’hanno vissuti sulla loro pelle, che con un mattarello in mano, insegue il Presidente del Senato dopo che quest’ultimo ha sminuito per l’ennesima volta il fascismo, consapevole che è costato tanto sangue ad intere generazioni della nostra nazione, salvo poi, nei giorni successivi dover fare un dietro-front con ulteriori dictat e proprio alle soglie della festa del 25 aprile, della liberazione, di cui la libertà ne è una conseguenza.

Queste le parole di Laika: “Siamo consapevoli di avere dei nostalgici al governo, lo sappiamo dall’inizio ma credo si sia sorpassato il limite. Il protagonista è sempre il ‘nostro’ presidente del Senato che tenta in continuazione di riscrivere la storia del nostro paese. Non sono bastati i musicisti semi pensionati di via Rasella, adesso ha anche il coraggio di affermare che l’antifascismo non è nella Costituzione. Questa Repubblica è nata con il sangue dei nostri nonni partigiani che hanno combattuto contro il fascismo: ogni tentativo di riabilitazione di quel periodo è un atto criminale nei confronti di chi ha perso la vita, di chi è stato perseguitato nei campi di concentramento, di chi ha sofferto. La storia non si riscrive. La memoria va preservata, protetta: è compito delle nuove generazioni mantenere questo impegno affinché ciò che è stato non si ripeta più. Vorrei ricordare alla seconda carica dello stato (e al governo tutto) che l’Antifascismo è uno dei valori fondamentali del nostro paese. Chi non è d’accordo, si faccia da parte. Caro La Russa, mia nonna, se fosse ancora qui, sarebbe ancora tanto arrabbiata”.