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La scomparsa di Giorgio Napolitano: in memoria di un gigante della politica italiana

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foto: Riccardo Piccioli

È con profondo dolore che apprendiamo della scomparsa di Giorgio Napolitano, nato a Napoli il 29 giugno 1925. Una figura di spicco nella storia politica italiana, il suo contributo al paese è incommensurabile e lascia dietro di sé un’eredità politica che sarà ricordata per generazioni.

Nel mese di maggio, all’età di 97 anni, è stato ricoverato presso l’ospedale Spallanzani di Roma nel reparto di chirurgia generale e trapianti ed operato il 21 dello stesso mese all’addome nel reparti di chirurgia oncologica e trapianti di fegato, un intervento durato due ore. Da allora le condizioni cliniche sono rimaste sempre instabili fino al nuovo lungo ricovero e, nella mattinata del 19 settembre, le condizioni sono precipitate fino al decesso nella tarda serata del 22 settembre nella clinica Salvator Mundi di Roma.

Sposato con Clio Bittoni, padre di Giovanni e Giulio, Napolitano ha iniziato il suo percorso formativo laureandosi in giurisprudenza presso l’Università di Napoli nel 1947. La sua passione per la politica è germogliata precocemente, essendo stato un fervente antifascista durante gli anni della guerra e aderendo al Partito Comunista Italiano nel 1945. La sua carriera politica, prolifica e significativa, lo ha visto protagonista in diverse sfere dell’amministrazione pubblica, dalla Camera dei Deputati al Parlamento europeo, culminando con la nomina a Presidente della Repubblica nel 2006.

La dedizione di Napolitano alla causa della democrazia parlamentare è stata riconosciuta a livello internazionale, con premi come il Leibniz-Ring nel 1997 e il Premio Dan David 2010. Accademico rispettato, è stato onorato da prestigiose istituzioni come l’Università degli Studi di Bari, l’Università Complutense di Madrid e l’Università di Oxford.

Oltre al suo impegno nella vita pubblica, Giorgio Napolitano ha sviluppato un’intensa attività pubblicistica ed editoriale, arricchendo il discorso politico e culturale italiano con opere come “Intervista sul PCI” con Eric Hobsbawm, tradotto in oltre 10 paesi. Del 1979 invece è il libro “In mezzo al guado” riferito al periodo della solidarietà democratica (1976-79), durante il quale fu portavoce del PCI – e lo rappresentò nei rapporti con il governo Andreotti – sui temi dell’economia e del sindacato.

È stato l’11º Presidente della Repubblica Italiana con elezione avvenuta il 10 maggio 2006, e rieletto, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, per il secondo mandato con l’elezione del 20 aprile del 2013 rassegnando le proprie dimissioni da Presidente della Repubblica Italiana il 14 gennaio 2015.

In precedenza era stato presidente della Camera nell’XI Legislatura (subentrando nel 1992 a Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale) e ministro dell’interno nel primo governo Prodi, nonché deputato pressoché stabilmente dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi di nuovo dal 1999 al 2004, e senatore a vita dal 2005 (nominato da Carlo Azeglio Ciampi) fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica.

È il primo capo dello Stato a essere stato membro del Partito Comunista Italiano di cui fece parte dal 1945 essendone funzionario e poi dirigente fino alla costituzione del Partito democratico della sinistra (PDS) nel 1991, cui è rimasto iscritto in seguito. Fece inoltre parte della segreteria del Centro economico italiano per il Mezzogiorno presieduto dal senatore G. Paratore e partecipò al Movimento per la rinascita del Mezzogiorno dalla sua fondazione.

Fu il terzo napoletano eletto Presidente della Repubblica dopo De Nicola e Leone, il più anziano al momento dell’elezione nella storia repubblicana.

Negli ultimi giorni della malattia anche Papa Francesco ha espresso un pensiero per il Presidente emerito: “Vi esorto a un pensiero al presidente Napolitano”, ha detto Jorge Mario Bergoglio rivolgendosi ai fedeli di lingua italiana presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì, “che è in condizione grave di salute: che lui abbia conforto”, ha aggiunto Francesco, “questo servitore della patria”.

Già in precedenza, durante il mandato presidenziale, Papa Francesco non mancò di esprimere a Napolitano “sentimenti di sincera stima e di vivo apprezzamento“, a conclusione del secondo mandato, nel 2015, “per il Suo generoso ed esemplare servizio alla Nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune. La Sua azione illuminata e saggia – scriveva il pontefice argentino – ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, di unità e di concordia, specialmente nel contesto europeo e nazionale segnato da non poche difficoltà“.

La scomparsa di Giorgio Napolitano lascia un vuoto incolmabile nella vita politica e culturale italiana. Oggi, ci uniamo nel ricordare un uomo che ha dedicato la sua vita all’avanzamento della democrazia e al progresso del nostro paese. I suoi principi, la sua visione e il suo impegno continuo per una società più giusta e inclusiva resteranno come faro per le future generazioni di politici e cittadini.