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Roma, giornata di mobilitazione per Gaza: corteo, blocchi e occupazioni

Oltre cinquantamila in piazza: da Porta Maggiore a Termini, fino alla Tangenziale e alla Sapienza. “Blocchiamo tutto, giustizia per Gaza”

Roma si è svegliata stamattina attraversata da un lungo serpentone di oltre trentamila persone che hanno raccolto l’appello allo sciopero generale indetto dall’Unione sindacale di base (Usb) in segno di solidarietà con la popolazione palestinese di Gaza e in sostegno alla Global Sumud Flotilla. La manifestazione, partita da piazza dei Cinquecento, ha presto superato i confini di un presidio statico trasformandosi in un corteo che ha toccato i nodi nevralgici della capitale.

Il cuore del corteo si è raccolto a Porta Maggiore, luogo simbolico della città, dove famiglie intere, studenti, lavoratori e docenti hanno sfilato insieme. Alcuni bambini, figli dei manifestanti, hanno perfino provato i caschi del reparto Mobile, tra sorrisi e scatti fotografici che hanno alleggerito per un momento la tensione della giornata. Dal camion in testa, i collettivi studenteschi hanno scandito slogan come “Free Palestine” e “Blocchiamo tutto”, promettendo nuove mobilitazioni se non verranno sospesi gli accordi accademici con Israele.

La mobilitazione ha avuto ripercussioni immediate sulla mobilità cittadina. Alla stazione Termini gli accessi sono stati chiusi per ore, lasciando aperto soltanto un piccolo varco da via Marsala. Migliaia di viaggiatori si sono trovati a dover cambiare percorso, ma ovviamente uno sciopero ed una manifestazione serve proprio a questo, mentre la coda del corteo lasciava piazza Vittorio diretta verso San Lorenzo e Porta Maggiore. Nonostante i disagi, numerosi passanti hanno applaudito al passaggio dei manifestanti, unendo la loro voce alla richiesta di giustizia per Gaza.

La protesta ha raggiunto il suo apice quando la testa del corteo ha imboccato la rampa della Tangenziale Est all’altezza di San Lorenzo. La circolazione è stata completamente interrotta: automobilisti incolonnati per chilometri, ma invece di protestare molti hanno suonato il clacson a sostegno, altri sono scesi dalle auto per applaudire e unirsi simbolicamente alla manifestazione. La scena ha reso palpabile il senso di una mobilitazione che, pur causando disagi, ha trovato inaspettata solidarietà tra i cittadini comuni.

Il corteo si è concluso nell’ateneo di piazzale Aldo Moro, dove gli studenti hanno occupato la facoltà di Lettere. “È solo l’inizio”, hanno annunciato i collettivi universitari e medi, denunciando l’inerzia del governo e chiedendo la rottura immediata degli accordi politici ed economici con Israele. Nei corridoi della Sapienza si è così trasferita l’onda lunga della protesta, che ha trasformato un giorno di sciopero in un atto di resistenza collettiva.

Una svolta nella mobilitazione italiana per la Palestina. Un silenzio assordante quello governativo mentre il resto dell’Europa compie scelte politiche di riconoscimento dello Stato Palestinese, segnali di presa di posizione importanti anche con venti di guerra che si fanno sempre più pericolosi e netti.

Mentre a Gaza la popolazione resta chiusa in una prigione a cielo aperto, colpita da bombardamenti e privazioni che i manifestanti non esitano a definire genocidio israeliano, a Roma è emersa una nuova consapevolezza diffusa. Colpisce l’assenza ufficiale di partiti e delle grandi grandi sigle sindacali: i militanti, forse presenti, hanno preferito non esibire vessilli. A dominare è stata la voce della piazza, fatta di studenti, lavoratori, famiglie, comunità.

Una piazza che oggi ha rotto il silenzio e ha gridato che la Palestina libera non è una richiesta, ma un diritto internazionale.