Nel cuore del quartiere Pinciano, noto come il quartiere dei Musicisti, esisteva un tempo un emblema di modernità e visione futuristica: la Casa dell’Automobile. Questo edificio sorgeva in piazza Verdi, di fronte all’Istituto Poligrafico dello Stato, fungendo da testimonianza dell’evoluzione del design urbano e delle esigenze della società.
Eretta su progetto dell’architetto Enrico Bacchetti nel 1928, la Casa dell’Automobile non era un semplice edificio, ma un monumento all’ingegneria e all’architettura dell’epoca. Nei suoi anni di gloria, non solo rappresentava l’avanguardia architettonica, ma era anche simbolo del progresso e dell’innovazione tecnologica degli anni Venti.
L’ubicazione non era affatto casuale. Il quartiere Pinciano, rinomato per essere uno degli angoli più eleganti e affluenti di Roma, era l’habitat ideale per un edificio tanto avveniristico. Destinata a soddisfare l’alta borghesia e i suoi veicoli, la struttura di dieci piani aveva la capacità di alloggiare un migliaio di automobili, offrendo sia spazi comuni che box privati con tutti i comfort moderni, incluso un telefono, attrezzature per il gonfiaggio dei pneumatici e rubinetti per il lavaggio.
Le influenze stilistiche dell’edificio erano chiaramente ispirate dai grandi grattacieli e magazzini di New York del primo Novecento, rivelando un’architettura che guardava oltre l’Atlantico. Nonostante il suo successo iniziale, nel corso degli anni, la percezione dell’edificio cambiò. Da icona d’avanguardia, la Casa dell’Automobile divenne un bersaglio di critica, etichettata come un “orrore edilizio”.
Nel tumulto degli anni Sessanta, in nome del progresso e dello sviluppo urbano, questo gioiello architettonico fu raso al suolo per fare spazio agli edifici dell’ENEL. Tuttavia, la sua solidità era tale che ci vollero ben tre anni per demolirlo completamente.