#La Cartolina di Valerio Piccioni

Elogio del teatro e dei (non) attori nei giorni delle bombe

Sono stato in un teatro piccolo piccolo, dietro Piazza Navona. Cinquanta persone la capienza,  in cartellone il mitico “Trappola per Topi” di Agata Christie declinato però con, lo diceva la locandina stessa, l’interpretazione di (non) attori. Insomma, un “saggio” finale. Il tutto, in un posto chiamato suggestivamente Teatrosophia. 

Come chiunque sa, è stata una domenica bestiale in termini di notizie su Israele, Iran, Gaza. I telefonini erano stressati da continue ricerche quando il pubblico aspettava nel vicoletto il segnale di via libera per scendere giù, nel sotterraneo che ospitava la platea. 

Poi, eccoci davanti allo spettacolo.

Un’ora di semplicità, sorrisi, paradossi, risate e stupori. Pochi sapori, ma buoni. Con tutto il rispetto per chi vive di teatro, il confronto con i (non attori) non è stato scoraggiante. Tutt’altro. Ma mi è venuto da pensare anche a un’altra cosa. Più al “prima” che al “durante”.  Mi è venuto da pensare a questo gruppo di persone che si vede una volta alla settimana, alla fine di giornate piene delle più svariate apnee, spenge i telefonini e si butta a capofitto in questo piccolo grande mondo. E si arrampica piano piano sulla parete di un’arte vecchia quanto la vita, e dopo qualche settimana riesce persino ad arrivare in vetta, tagliando il traguardo fra gli applausi. 

Un’ora protetta, in fondo per chi recita e chi applaude, allo stesso modo. Non per scappare, fuggire, illudersi che non esista un “fuori” con cui fare sempre i conti. Ma semplicemente per sentirsi dentro un racconto e avere un tempo per gustarselo, prima davanti allo spettacolo e poi dopo, ritrovando tutto ciò che abbiamo lasciato sulla strada magari parlandone insieme condividendo quelle preoccupazioni diventate ormai angosce. C’è qualcosa di affascinante nel teatro, c’è qualcosa di affascinante in  questo “piccolo” che sa diventare “grande”. E allora uno, cento, mille Teatrosophia. E una cento, mille trappole per topi che fa vivere meglio le persone, sul palcoscenico e pure fuori.