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La prof maratoneta che deve dire al Machu Picchu: “Scusami, devo andare alle Olimpiadi”

Ileana Di Meo

La storia è questa. C’è una famiglia che ha prenotato per quest’estate una vacanza in Perù. Moglie, marito, due figlie, tutto a posto. Tutto a posto meno una cosa perché Ileana Di Muro, professoressa di educazione fisica del “Dante Alighieri” a Roma, ha una passione che a volte ti gioca brutti (si fa per dire) scherzi. In ottobre lei scarica una app che si chiama “Marathin por tous”. La parola maratona per lei è una sirena e le corre dietro anche stavolta. D’altronde lei ha corso a Boston, New York, Londra, Berlino, Chicago, le manca solo Tokyo per completare tutte le major, il grande slam dei 42 chilometri e 195 metri.

 La app è una specie di sfida permanente. Ti svegli la mattina e ti dice: corri 15 chilometri a questo ritmo, due giorni dopo 10 per due volte a quest’altro…lei va avanti e forse non fa caso a che cosa c’è in palio per chi fa il bravo, cioè rispetta tutto il menu. Ad aprile, però, deve farci i conti: “E’ arrivata una mail in cui mi diceva che ero stata selezionata per correre la maratona post olimpica del 10 agosto a Parigi, che partirà alle 21, qualche ora dopo la gara maschile dei grandi, novità assoluta per le Olimpiadi, sullo stesso tracciato correremo infatti in 40mila provenienti da 110 nazioni”. Poi alle 23.30 toccherà ai 10 km, ma per Ileana sono troppo pochi. “Nel 2011 ho fatto anche la 100 chilometri del Passatore in 12 ore 18 minuti e 31 secondi ”. Come si dice a Roma: ammappelo!

Il problema però è il Machu Picchu. Perché Ileana ha dovuto cambiare i piani della vacanza familiare. “Era dura rinunciare. Mio marito e una delle mie figlie completeranno i giorni in Perù, io e l’altra arriveremo a mezzogiorno a Parigi, voleremo a prendere il pettorale e io sarò alla partenza dell’Hotel de Ville, speriamo puntuale. Facendo qualche acrobazia abbiamo trovato un B&B piuttosto costoso”. Ileana ci racconta tutto poi, qualche ora dopo integra il suo racconto e ci invia un whatsapp: “Il 10 agosto ricorre l’anniversario della morte di mio padre avvenuta 23 anni fa. Non posso rinunciare per questo a realizzare il mio “pseudo sogno olimpico” e dedicarlo a lui”. A questo punto, forse si può dire lasciare la prof ai suoi allenamenti a Villa Pamphilj, alle modifiche dei voli, ai suoi Giochi, con la G rigorosamente maiuscola. Abbiamo strappato la promessa che di quel giorno e di quella Parigi ci dirà tutto. E allora buona fortuna.

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